CINCI DI PIRANDELLO

CINCI DI PIRANDELLO


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CINCI DI PIRANDELLO

 

di PIRANDELLO

 

CINCI

 

Un cane, davanti una porta chiusa, s'accula paziente aspettando che gli s'apra; al pi�, alza ogni tanto una zampa e la gratta, emettendo qualche sommesso guaito.

         Cane, sa che non pu� fare di pi�.

         Di ritorno dalle lezioni del pomeriggio, Cinci, col fagotto dei libri e dei quaderni legati con la cinghia sotto il braccio, trova il cane l� davanti alla porta e, irritato da quell'attesa paziente - un calcio; calci anche alla porta, pur sapendo che � chiusa a chiave e che in casa non c'� nessuno; alla fine, ci� che gli pesa di pi�, quel fagotto di libri, rabbiosamente per sbarazzarsene lo scaraventa contro la porta, come se attraverso il legno possa passare e andare a finir dentro casa. La porta, invece, con la stessa forza glielo rimanda subito sul petto. Cinci ne resta sorpreso, come d'un bel gioco che la porta gli abbia proposto, e rilancia il fagotto. Allora, poich� gi� sono in tre a giocare, Cinci il fagotto e la porta, ci si mette anche il cane e springa a ogni lancio, a ogni rimbalzo, abbajando. Qualche passante si ferma a guardare: chi sorride, quasi avvilito della sciocchezza di quel gioco e del cane che ci si diverte; chi s'indigna per quei poveri libri; costano danari; non dovrebbe esser lecito trattarli con tanto disprezzo. Cinci leva lo spettacolo; a terra il fagotto e, strisciando con la schiena sul muro, ci si cala a sedere; ma il fagotto gli sguscia di sotto e lui sbatte a sedere in terra; fa un sorriso balordo e si guarda attorno, mentre il cane salta indietro e lo mira.

         Tutte le diavolerie che gli passano per il capo Cinci le d� quasi a vedere in quei ciuffi scompigliati dei suoi capelli di stoppa e negli occhi verdi aguzzi che sembrano vermicarne. � nell'et� sgraziata della crescenza, ispido e giallo. Tornando a scuola, quel pomeriggio, ha dimenticato a casa il fazzoletto, per cui ora, di tanto in tanto, l� seduto a terra, sorsa col naso. Si fa venire quasi sulla faccia le ginocchia enormi delle grosse gambe scoperte, perch� porta ancora, e non dovrebbe pi�, i calzoni corti. Butta sbiechi i piedi, camminando; e non ci sono scarpe che gli durino; queste che ha ai piedi sono gi� rotte. Ora, stufo, s'abbraccia le gambe, sbuffa e si tira su con la schiena contro il muro. Si leva anche il cane e pare gli domandi dove si vada adesso. Dove? In campagna, a far merenda, rubando qualche fico o qualche mela. � un'idea; non ne � ancora ben sicuro.

         Il lastricato della strada finisce l�, dopo la casa; poi comincia la via sterrata del sobborgo che conduce in fondo in fondo alla campagna. Chi sa che bella sensazione deve provarsi, andando in carrozza, quando i ferri dei cavalli e le ruote passano dal duro del lastricato strepitoso al molle silenzioso dello sterrato. Sar� forse come quando il professore, dopo aver tanto sgridato perch� lui l'ha fatto arrabbiare, tutt'a un tratto si mette a parlargli con una molle bont� soffusa di rassegnata malinconia, che tanto pi� gli piace quanto pi� l'allontana dal temuto castigo. S�, andare in campagna; uscire dallo stretto delle ultime case di quel puzzolente sobborgo, fin dove la via allarga laggi� nella piazzetta all'uscita del paese. C'� ora l'ospedale nuovo laggi�, i cui muri intonacati di calce sono ancora cos� bianchi che al sole bisogna chiudere gli occhi, da come accecano. Vi hanno trasportato ultimamente tutti gli ammalati che erano nel vecchio, con le ambulanze e le lettighe; � parsa quasi una festa, vederne tante in fila; le ambulanze avanti, con tutte le tele svolazzanti ai finestrini; e, per gli ammalati pi� gravi, quelle belle lettighe traballanti sulle molle, come ragni. Ma ora � tardi; il sole sta per tramontare, e qua e l� ai finestroni non staranno pi� affacciati i convalescenti, in camice grigio e zucchetto bianco, a guardare con tristezza la chiesina vecchia dirimpetto, che sorge l� tra poche altre case, vecchie anch'esse, e qualche albero. Dopo quella piazzetta la strada si fa di campagna e monta alla costa del poggio.

         Cinci si ferma; torna a sbuffare. Ci deve andare davvero? Si riavvia svogliato, perch� comincia a sentirsi ribollire nelle viscere tutto il cattivo che gli viene da tante cose che non sa spiegarsi: sua madre, come viva, di che viva, sempre fuori di casa, e ostinata a mandarlo ancora a scuola; maledetta, cos� lontana: ogni giorno, a volare, almeno tre quarti d'ora, di quaggi� dove sta, per arrivarci; e poi per tornare a mezzogiorno; e poi di nuovo per ritornarci, finito che ha di buttar gi� due bocconi; come fare a tempo? e sua madre dice che il tempo gli passa a giocare col cane, e che � un bighellone, e insomma a sbattergli in faccia sempre le stesse cose: che non studia, che � sudicio, che se lo manda a comprare qualcosa, la peggio roba l'appiccicano a lui...

         Dov'� Fox?

         Eccolo: gli trotta dietro, povera bestia. Eh, lui almeno lo sa che cosa deve fare: seguire il suo padrone. Fare qualche cosa: la smania � proprio questa: non sapere che cosa. Potrebbe pur lasciargliela, sua madre, la chiave, quando va a cucire a giornata, come gli d� a intendere, nelle case dei signori. Ma no, dice che non si fida, e che al suo ritorno dalla scuola, se lei non � rincasata, poco potr� tardare, e che dunque la aspetti. Dove? Li fermo davanti alla porta? Certe volte ha aspettato perfino due ore, al freddo, e anche sotto la pioggia; e apposta allora, in luogo di ripararsi, � andato al cantone a pigliarsi lo sgrondo, per farsi trovare da lei tutto intinto da strizzare. Vederla alla fine arrivare, affannata, con un ombrello prestato, il volto in fiamme, gli occhi lustri sfuggenti, e cos� nervosa che non trova neanche pi� la chiave nella borsetta.

         - Ti sei bagnato? Abbi pazienza, ho dovuto far tardi. -

         Cinci aggrotta le ciglia. A certe cose non vuol pensare. Ma suo padre, lui, non l'ha conosciuto; gli � stato detto che � morto, prima ancora che lui nascesse; ma chi era non gli � stato detto; e ora lui non vuole pi� n� domandarlo n� saperlo. Pu� essere anche quell'accidentato che si trascina perso da una parte - s�, bravo - ancora alla taverna. Fox gli si para davanti e gli abbaja. Gli far� impressione la stampella. Ed ecco qua tutte queste donne a crocchio, con tanto di pancia senz'esser gravide; forse una s�; quella con la sottana rizzata davanti un palmo dal suolo e che dietro spazza la strada; e quest'altra col bambino in braccio che ora cava dal busto... ah, peuh, che pell�ncica! La sua mamma � bella, ancora tanto giovane, e a lui bambino il latte, cos� dal seno, lo diede anche lei, forse in una casa di campagna, in un'aja, al sole. Ha il ricordo vago d'una casa di campagna, Cinci; dove forse, se non l'ha sognata, abit� nell'infanzia, o che forse vide allora in qualche parte, chi sa dove. Certo ora, a guardarle da lontano, le case di campagna, sente la malinconia che deve invaderle quando comincia a farsi sera, col lume che vi s'accende a petrolio, di quelli che si portano a mano da questa stanza a quella, che si vedono scomparire da una finestra e ricomparire dall'altra. E arrivato alla piazzetta. Ora si vede tutta la cala del cielo dove il tramonto s'� gi� ammorzato, e sopra 1 poggio, che pare nero, il celeste tenero tenero. Sulla terra � gi� l'ombra della sera, e il grande muro bianco dell'ospedale � illividito. Qualche vecchia in ritardo s'affretta alla chiesina per il Vespro. Cinci d'improvviso s'invoglia d'entrarci anche lui, e Fox si ferma a guardarlo, perch� sa bene che a lui non � permesso. Davanti all'entrata la vecchina in ritardo s'affanna e pigola alle prese col coltrone di cuojo troppo pesante Cinci l'ajuta a sollevarlo, ma quella, invece di ringraziarlo, lo guarda male, perch� capisce che non entra in chiesa per divozione. La chiesina ha il rigido d'una grotta; sull'altare maggiore i guizzi baluginanti di due ceri e qua e l� qualche lampadino smarrito. Ha preso tanta polvere, povera chiesina, per la vecchiaja; e la polvere sa d'appassito in quella cruda umidit�; il silenzio tenebroso pare che stia con tutti gli echi in agguato d'ogni minimo rumore. Cinci ha la tentazione di gettare un bercio per farli tutti sobbalzare. Le beghine si sono infilate nelle panche, ciascuna al suo posto. Il bercio no, ma gettare a terra quel fagotto di libri che gli pesa, come se gli cadesse per caso di mano, perch� no? Lo getta, e subito gli echi saltano addosso al colpo che rintrona e lo schiacciano, quasi con dispetto. Questa dell'eco che salta addosso a un rumore come un cane infastidito nel sonno e lo schiaccia, � un'esperienza che Cinci ha fatta con gusto altre volte Non bisogna abusare della pazienza delle povere beghine scandalizzate. Esce dalla Chiesina; ritrova Fox pronto a seguirlo e riprende la strada che sale al poggio. Qualche frutto da addentare bisogna che lo trovi, scavalcando pi� l� una muriccia e buttandosi tra gli alberi. Ha lo struggimento; ma non sa propriamente se per bisogno di mangiare o per quella smania che gli s'� messa allo stomaco, di fare qualche cosa.

         Strada di campagna, in salita, solitaria; ciottoli che gli asinelli alle volte si prendono tra gli zoccoli e fanno ruzzolare per un tratto e poi, dove si fermano, stanno; eccone uno l�: un colpo con la punta della scarpa: godi, vola! erba che spunta sulle prode o a pi� delle muricce, lunghi fili d'avena impennacchiati che fa piacere brucare: tutti i pennacchietti restano a mazzo nelle dita; si gettano addosso a qualcuno, e quanti se n'attaccano, tanti mariti (se � una donna) prender�, e tante mogli se un uomo. Cinci vuol far la prova su Fox. Sette mogli, nientemeno. Ma non � prova, perch� sul pelo nero di Fox son rimasti impigliati tutti quanti. E Fox, vecchio stupido, ha chiuso gli occhi ed � rimasto, senza capir lo scherzo, con quelle sette mogli addosso.

         Non ha pi� voglia d'andare avanti, Cinci. � stanco e seccato. Si tira a sedere sulla muriccia a manca della strada e di l� si mette a guardare nel cielo la larva della luna che comincia appena appena a ravvivarsi d'un pallido oro nel verde che s'estenua nel crepuscolo morente. La vede e non la vede; come le cose che gli vagano nella mente e l'una si cangia nell'altra e tutte l'allontanano sempre pi� dal suo corpo l� seduto inerte, tanto che non se lo sente pi�; la sua stessa mano, se gli s'avvistasse, posata sul ginocchio, gli sembrerebbe quella d'un estraneo, o quel suo piede penzoloni nella scarpa rotta, sporca: non � pi� nel suo corpo: � nelle cose che vede e non vede, il cielo morente, la luna che s'accende, e l� quelle masse cupe d'alberi che si stagliano nell'aria fatta vana, e qua la terra solla, nera, zappata da poco, da cui esala ancora quel senso d'umido corrotto nell'afa delle ultime giornate d'ottobre, ancora di sole caldo.

         A un tratto, tutt'assorto com'�, chi sa che gli passa per le carni, stolta, e istintivamente alza la mano a un orecchio. Una risatina stride da sotto la muriccia. Un ragazzo della sua et�, contadinotto, s'� nascosto laggi�, dalla parte della campagna. Ha strappato e brucato anche lui un lungo filo d'avena, gli ha fatto un cappio in cima e, zitto zitto, con esso, alzando il braccio, ha tentato d'accappiare a Cinci l'orecchio. Appena Cinci, risentito, si volta, subito quello gli fa cenno di tacere e tende il filo d'avena lungo la muriccia, dove tra una pietra e l'altra spunta il musetto d'una lucertola, a cui con quel cappio egli d� la caccia da un'ora. Cinci si sporge a guardare, ansioso. La bestiola, senz'accorgersene, ha infilato da s� il capo nel cappio l� appostato; ma ancora � poco; bisogna aspettare che lo sporga un tantino di pi�, e pu� darsi che invece lo ritragga, se la mano che regge il filo d'avena tremola e le fa avvertire l'insidia. Forse ora � sul punto d'assaettarsi per evadere da quel rifugio divenuto una prigione. S�, s�; ma attenti allora a dare a tempo la stratta per accappiarla. � un attimo. Eccola! E la lucertola guizza come un pesciolino in cima a quel filo d'avena. Irresistibilmente Cinci salta gi� dalla muriccia; ma l'altro, forse temendo che voglia impadronirsi della bestiola, rotea pi� volte in aria il braccio e poi la sbatte con ferocia su un lastrone che si trova l� tra gli sterpi. - No! - grida Cinci; ma � troppo tardi: la lucertola giace immobile su quel lastrone col bianco della pancia al lume della luna. Cinci se ne adira. Ha voluto s�, anche lui, che quella povera bestiola fosse presa, preso lui stesso per un momento da quell'istinto della caccia che � in tutti agguattato; ma ucciderla cos�, senza prima vederla da vicino, negli occhietti acuti fino allo spasimo, nel palpito dei fianchi, nel fremito di tutto il verde corpicciuolo; no, � stato stupido e vile. E Cinci avventa con tutta la forza un pugno in petto a quel ragazzo e lo manda a ruzzolare in terra tanto pi� lontano quanto pi� quegli, cos� tutto squilibrato indietro, tenta di riprendersi per non cadere. Ma caduto, subito si rizza inferocito, ghermisce un toffo di terra e lo scaglia in faccia a Cinci, che ne resta accecato e con quel senso d'umido in bocca che pi� gli sa di sfregio e l'imbestialisce. Prende anche lui di quella terra e la scaglia. Il duello si fa subito accanito. Ma l'altro � pi� svelto e pi� bravo; non fallisce colpo, e gli viene sempre pi� addosso, avanzando, con quei toffi di terra che, se non feriscono, percuotono sordi e duri e, sgretolandosi, sono come una grandinata da per tutto, in petto e sulla faccia tra i capelli agli orecchi e fin dentro le scarpe. Soffocato, non sapendo pi� come ripararsi e difendersi, Cinci, furibondo, si volta, spicca un salto e col braccio alzato strappa una pietra dalla muriccia. Qualcuno di l� si ritrae: sar� Fox. Scagliata la pietra, d'un tratto - com'�? - da che tutto prima gli si sconvolgeva, balzandogli davanti agli occhi, quelle masse d'alberi, in cielo la luna come uno striscio di luce, ora ecco nulla si muove pi�, quasi che il tempo stesso e tutte le cose si siano fermati in uno stupore attonito intorno a quel ragazzo traboccato a terra. Cinci, ancora ansante e col cuore in gola, mira esterrefatto, addossato alla muriccia, quell'incredibile immobilit� silenziosa della campagna sotto la luna, quel ragazzo che vi giace con la faccia mezzo nascosta nella terra, e sente crescere in s� formidabilmente il senso d'una solitudine eterna, da cui deve subito fuggire. Non � stato lui; lui non l'ha voluto; non ne sa nulla. E allora, proprio come se non sia stato lui, proprio come se s'appressi per curiosit�, muove un passo e poi un altro, e si china a guardare. Il ragazzo ha la testa sfragellata, la bocca nel sangue colato a terra nero, una gamba un po' scoperta, tra il calzone che s'� ritirato e la calza di cotone. Morto, come da sempre. Tutto resta l�, come un sogno. Bisogna che lui se ne svegli per andar via in tempo. L�, come in un sogno, quella lucertola arrovesciata sul lastrone, con la pancia alla luna e il filo di avena che pende ancora dal collo. Lui se ne va, col suo fagotto di libri di nuovo sotto il braccio, e Fox dietro, che anche lui non sa nulla.

         A mano a mano che s'allontana, discendendo dal poggio, diviene sempre pi� cos� stranamente sicuro, che non s'affretta nemmeno. Arriva alla piazzetta deserta; c'� anche qui la luna; ma � un'altra, se ora qui rischiara, senza saper nulla, la bianca facciata dell'ospedale. Ecco ora la via del sobborgo, come prima. Arriva a casa: sua madre non � ancora rientrata. Non dovr� dunque dirle neppure dove � stato. � stato l� ad aspettarla. E questo, che ora diventa vero per sua madre, diventa subito vero anche per lui; difatti, eccolo con le spalle appoggiate al muro accanto alla porta.

         Baster� che si faccia trovare cos�.

 

 

PROTAGONISTA

 

E� Cinci con problemi psicologici.

 

Spazio

La vicenda si svolge tra il pomeriggio e la sera di una giornata di primavera.

 

Fabula e intereccio

la fabula si nota quando Cinci va a camminare e incontra il ragazzo. L�intreccio quando c�� il flashback che ricorda la vita di tutti i giorni della madre.

 

Conclusione

la conclusione consiste nell�uccisione del ragazzo da parte di Cinci e successivamente a questo fatto  torna a casa facendo finta di niente.

 

Commento

 Cinci � un personaggio a tutto tondo parch� all�inizio della vicenda sembra un ragazzo normale, un ragazzo buono. Invece verso la fine il narratore racconta che Cinci ammazza un ragazzo della sua et� scagliandogli addosso una pietra.

 

Descrizione di Cinci

cinci � un ragazzo con i capelli scompigliati e gli occhi verdi e aguzzi. Il narratore dice che Cinci � nell�et� della crescenza, quindi � un adolescente. Cinci ha dei problemi familiari e ha un carattere inquieto e felice.

 

Narratore

il narratore ci presenta una focalizzazione interna fissa, cio� una parte del racconto � narrata dal punto di vista di Cinci, un personaggio della storia.

 

Analisi

Il racconto di Pirandello inizia con la descrizione di Cinci, un adolescente che soffre si problemi psicologici. Ogni pomeriggio, il ragazzo, finita la scuola deve aspettare fuori casa l�arrivo della madre dal lavoro e la maggior parte delle volte decide di non aspettare ed andare a fare un giro nelle colline vicine oppure nel centro del paese. Un pomeriggio, dopo la scuola cinci come sempre decide di andare a camminare in collina con il suo cane. Ad un certo punto trova un ragazzo come lui della sua stessa et� che cerca di acchiappare una povera lucertola. Il ragazzo cattura la lucertola e sbattendola contro il muretto la uccide. Cinci arrabbiato per la presunzione del ragazzo inizia a fargli guerra e combattere contro di lui. Il momento di massima tensione, lo spannung si ha quando Cinci scaglia una pietra contro il ragazzo e questo cade a terra sanguinando. Dopo poco si scopre che il ragazzo � morto. La storia finisce quando Cinci se ne torna a casa dalla madre. La fabula in questo brano non coincide con l�intreccio perch� ci sono retrospezioni. Nel testo prevalgono le sequenze narrative rispetto a quelle descrittive e a quelle riflessive.

 

 

 

 


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