FILASTROCCHE DI OTTOBRE

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FILASTROCCHE DI OTTOBRE

 

Ottobre
Tempo d�uva,
la terra si spoglia tutta,
la casa odora di frutta,
il cielo piange di addio.
Alla prima pioggia si � pi� soli,
il muro sanguina di rampicanti:
nei giorni dorati di incanti
la rondine scrive gli ultimi voli. (R. Pezzani)



Mattini d�ottobre
Di giorno in giorno il sole
si fa sempre pi� pallido.
E� un pallore che fiacca i nervi
e l�anima rattrista:
un�agonia di luce che si spegne,
un singhiozzo che muore lentamente.
In queste mattine d�ottobre
io vagolante in mezzo alla ressa
vo come un�ombra che cader
potrebbe senza rumore,
assaporando il sole d�autunno
ch�� il solicello della lunga morte. (V. Cardarelli)

 



Ottobre
Ottobre ha una cara anima pensosa
che gli sorride fra le ciglia d�oro,
ma sentendo partirsi un vol canoro
talor vorrebbe piangere e non osa.
Dolce sui colli, quando in radiosa
pace, concesso tutto il suo tesoro
d�uve, spenta l�eco ultima di un coro,
serenamente stanco si riposa.
Ma pi� l�amo nei piani, ove ampio svaria
e gli orizzonti ceruli vapora,
mite persuadendo alla fatica.
Tutto � divino: il cielo intento, l�aria
che tace e splende, l�uomo che lavora
coi bovi il grembo della madre antica.

(Francesco Pastonchi)




Ottobre
Malinconica non pare
quella faccia rubiconda
che vien dopo; ed � gioconda
la canzon ch�odo cantare:
�Sangue chiaro e sangue fosco
d� la vigna; e noi beviamo
l�uno e l�altro, e salvi siamo!�
Matto ottobre, ti conosco! (D. Valeri)




Ottobre
Nei campi � tutto un bagliore
di grappoli d�oro, di falci,
� tutto un garrire di tralci
che ostentano qualche rossore.
Nei campi � tutta una festa
di luci, di ombre, di canti;
ridon gli sguardi esultanti
per tanta messe rubesta.
E s�ode insieme una schiera
di donne cantilenare,
nel cielo sereno, che pare
un cielo di primavera. (M. Moretti)
 



Sera d�ottobre
Venne la sera ed abbui� le strade.
Stridule, qua e l�, di pi� colori,
correan le foglie; non s�udia per gli ampi
filari che il vocio degli aratori.
E tutta la semente era nei campi.
Or le vacche tornavano alle stalle:
e la gente, ciarlando per la via,
saliva coi marrelli sulle spalle.
Son�, di qua e di l�, l�Avemaria.
Ora il fuoco accendeva ogni capanna
e i bimbi sazi ricevea la cuna,
col sussurrare della ninna nanna. (G. Pascoli)


 

 

 


 

 

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