FIABE DI CHARLES PERRAULT


HOME PAGE NARRATIVA RACCONTI FIABE

GRISELDA

GRISELDA

FIABA DI GRISELDA

 

A piedi degli alti monti, dai quali il Po scaturisce e si versa per le campagne, viveva un principe giovane e prode, che era la delizia del suo paese. Il cielo gli avea fatto, fin dalla nascita, ogni dono pi� raro, come se proprio si trattasse d'un gran re.

Era robusto, svelto, valoroso; amava le arti, la guerra, i grandiosi disegni, le prodezze, la gloria, quella sopratutto di rendere felice il suo popolo.

Un'ombra per� oscurava quel bel carattere: in fondo in fondo al suo cuore, pensava il principe che tutte le donne fossero perfide e infedeli; anche la pi� virtuosa gli sembrava un'ipocrita, una superba, una nemica spietata, sempre ansiosa di tiranneggiare l'uomo disgraziato che le capitasse alle mani.

La pratica del mondo, dove tanti sono i mariti schiavi o ingannati, accrebbe ancora quest'odio profondo. Giur� dunque il principe, che se pure il cielo avesse a posta per lui formato un'altra Lucrezia, mai e poi mai avrebbe preso moglie.

Cos�, dopo avere impiegato la mattina agli affari di stato, protetto i diritti della vedova e dell'orfano, abolito un'antica imposta di guerra, se ne andava a caccia il resto del giorno, dove i cignali e gli orsi, per feroci che fossero, gli davano meno fastidio che non avrebbero fatto le donne, da lui sempre evitate.

I sudditi nondimeno, ansiosi di assicurarsi un successore non meno buono di lui, lo premuravano sempre perch� s'ammogliasse.

Un giorno se ne vennero tutti a palazzo per tentare un ultimo sforzo. Prese la parola uno dei pi� eloquenti, e disse tutto ci� che si pu� dire in casi simili: che il popolo era impaziente di veder assicurato un erede al trono; che gi� si figurava di scorgere un astro nascente, e che questo avrebbe brillato d'una luce senza pari.

Rispose il principe in modo semplice e piano:

"Son lieto e commosso del vostro zelo, che mi � prova dell'amore che mi portate; e vorrei subito contentarvi, se non pensassi che il matrimonio � un certo affare, in cui la prudenza non � mai soverchia. Osservate bene tutte le ragazze: finch� stanno in famiglia, sono virtuose, docili, modeste, sincere; ma appena maritate, la maschera non serve pi�, ed eccole mostrarsi nel loro vero carattere. Questa diventa una bigotta brontolona; quella una fraschetta ciarliera, sempre in cerca d'amanti; una terza si atteggia a far la saputa; un'altra ancora si d� al giuoco, perde danari, gioielli, mobili, vestiti e manda la casa in rovina.

"In un sol punto, si somigliano tutte, nel volere a tutti i costi dettar la legge. Ora io son convinto che nel matrimonio non si pu� esser felici, quando si comanda in due. Se dunque voi bramate darmi moglie, trovatemi una fanciulla che sia bella, punto superba, non vanitosa, obbediente, paziente, senza volont�; ed io vi prometto di sposarla."

Ci� detto, il principe balz� in sella e si slanci� a spron battuto verso la pianura dove i compagni di caccia lo aspettavano.

Traversati campi e sentieri, li trov� alla fine che giacevano sull'erba. Tutti si alzano e fanno squillare i corni. Corrono e abbaiano i levrieri; i cani di punta scuotono il guinzaglio e tirano i servi che li tengono a fatica; galoppano e nitriscono i cavalli; rintrona la foresta, e in essa si sprofonda e scompare tutta la brillante e rumorosa brigata.

Fosse caso o destino, il principe prese un sentiero traverso dove nessuno lo segui; pi� corre, pi� si allontana dai suoi, fino a che non sente pi� neppure lo strepito dei cani e dei corni.

Si trov� cos� in un posto remoto ed ombroso, qua e l� inargentato da un corso di acqua. Tutto intorno era silenzio; e mentre egli si lasciava andare all'incanto malinconico del bosco, ecco che una deliziosa apparizione gli colpisce gli occhi e gli fa battere il cuore.

Era una pastorella che guardava il suo gregge, standosene in riva d'un ruscello e facendo con mano esperta girare il suo fuso.

Il cuore pi� selvaggio ne sarebbe rimasto invaghito. Bianca come un giglio, con una bocca infantile, e due occhi pi� azzurri e pi� luminosi del firmamento.

Il principe, al cospetto di tanta bellezza, si avanza turbato; ma al calpestio la fanciulla si volta, arrossisce, abbassa gli occhi pudica, con una dolcezza, una sincerit�, un candore, di cui il principe credeva incapace il bel sesso.

Preso da insolito terrore, egli fa un passo e, pi� timido di lei, le dice con voce tremula di aver perduto la traccia dei suoi cacciatori e le chiede se mai gli avesse visti passare pel bosco.

� Niente � apparso in questa solitudine, risponde la fanciulla. Ma state pur tranquillo, vi rimetter� io sulla via.

� Io ringrazio il cielo, dice il principe, della mia sorte. Da molto tempo frequento questi posti, ma fino ad oggi ignoravo quel che essi hanno di pi� prezioso.

Cos� dicendo, si china per attingere nel ruscello un po' d'acqua.

� Aspettate, signore, dice la pastorella, e correndo verso la sua capanna, prende una tazza e la porge con grazia al cavaliere assetato.

I vasi pi� preziosi di cristallo e di agata, i pi� ricchi di oro e pi� artisticamente lavorati, non ebbero per lui mai tanta bellezza quanto quel rozzo vaso d'argilla.

Si avviarono insieme, traversarono boschi, rocce, torrenti. Il principe si guarda intorno, osserva, nota, cerca d'imprimersi in mente la via.

Arrivarono alla fine in una boscaglia scura e fresca; e l�, di mezzo ai rami, scerse da lontano, in mezzo alla pianura, i tetti dorati del palazzo reale.

Accomiatatosi dalla sua compagna, si allontan� tutto lieto della bella avventura; ma il giorno appresso si sent� vinto dalla noia e dalla tristezza.

Non appena gli fu possibile, torn� alla caccia, si stacc� dagli amici, si cacci� nel bosco, e poich� ben si ricordava tutto il laberinto dei sentieri percorsi, trov� senza molta fatica la casa della pastorella.

Seppe che si chiamava Griselda, che viveva sola col padre, che si nudrivano del latte delle loro pecorelle e che dalla lana di queste, da lei filata, si facevano i vestiti.

Pi� la guarda, pi� s'innamora di tanta bellezza e di tante virt�; si compiace di aver cos� ben collocato i suoi primi affetti e, senza perder tempo, fa convocare il suo consiglio ed annunzia di aver trovato una sposa, una ragazza del paese, bella, saggia, bennata.

La notizia si sparse in un baleno, e non si pu� dire con quanta allegrezza fu accolta. Il pi� contento fu l'oratore, che attribu� alla propria eloquenza la riuscita; e subito per tutta la citt� si vide un curioso spettacolo, perch� tutte le ragazze fecero a gara per mostrarsi pudiche e modeste e attirar cos� l'attenzione del principe, i cui gusti erano notorii. Tutte mutarono di vestiti e di contegno; tossirono divotamente e raddolcirono la voce; le pettinature si abbassarono di mezzo palmo, i corpetti si abbottonarono fino alla gola; le maniche si allungarono.

Fervevano intanto per la citt� i preparativi per le nozze. Carri scolpiti e dorati, palchi, archi trionfali, fuochi d'artificio, balli, operette, musiche.

Arriv� alla fine il giorno sospirato.

Spuntata appena l'alba rosata, tutte le donne della citt� furono in piedi; il popolo accorre da tutte le parti, le guardie qua e l� fanno far largo. Tutta la reggia rintrona di trombe, flauti, fagotti, cornamuse, tamburi.

Si mostra alfine il principe, circondato dalla sua corte, ed � salutato da un grido unanime di gioia; ma si rimane molto sorpresi nel vedere che, alla prima voltata, egli prende la via del bosco vicino, come tutti i giorni solea fare. "Siamo da capo, si diceva; eccolo che non sa resistere alla passione e torna a caccia".

Il principe traversa la pianura, entra nel bosco, passa per questo e per quel sentiero, arriva finalmente alla nota capanna.

Griselda, che avea sentito parlar delle nozze, voleva anch'essa assistere allo spettacolo, e in quel punto stesso, con indosso gli abiti della festa, usciva sulla soglia.

"Dove correte cos� svelta e frettolosa? le disse il principe, guardandola con tenerezza. Fermatevi. Le nozze non si potrebbero fare senza di voi. S�, io vi amo, io vi ho scelto fra mille bellezze per passar con voi il resto della mia vita; se per� voi non direte di no. � Ah, signore! esclam� ella, tanta gloria non � per me. Voi volete scherzare. � Tutt'altro. Ho gi� parlato a vostro padre; non manca che il vostro consenso. Ma perch� fra noi regni costante la pace, bisogna giurarmi che non avrete mai altra volont� fuor della mia. � Lo giuro, e ve lo prometto. Se avessi sposato l'ultimo del villaggio, avrei con gioia accettato di essergli schiava; tanto pi� con voi, mio signore e mio sposo."

Fissate cos� le nozze, fra gli applausi della corte, il principe conduce la sposa nella capanna, dove due damigelle la vestono e l'adornano per l'occasione.

Fulgida di belt� e di ricchezza, emerge finalmente la sposa dall'umile abituro ed � accolta da un'acclamazione entusiastica. Si asside maestosa sopra un gran carro di oro ed avorio, il principe prende posto al suo fianco, i cortigiani seguono in folla.

Tutto il popolo, avvertito della scelta del sovrano, accorre incontro al corteo; fa ressa intorno al carro; poco manca che non distacchi i cavalli. Si arriva alla chiesa; si compie il sacro rito; si scambia la promessa, si chiude la solenne giornata fra danze, giuochi, corse e tornei.

Il giorno appresso, tutte le autorit� si presentano a palazzo per congratularsi coi novelli sposi. Griselda, circondata dalle sue dame, serb� un contegno da vera principessa. Tanto il cielo l'avea favorita d'ingegno e di prudenza, che in breve acquist� i modi di una vera sovrana e seppe guidare le sue dame assai pi� agevolmente che non avesse guidato altra volta le sue pecorelle.

Prima che l'anno spirasse, le liete nozze furono benedette dal cielo col dono di una principessina, bella come un amore, che form� la delizia dei due giovani sposi.

Griselda volle da s� nudrir la bambina. "No, disse, non saprei resistere alle grida supplici della mia creatura; non saprei esser madre a met� della bambina che adoro."

Il principe intanto, sia che fosse meno infiammato dei primi giorni, sia che si facesse vincere dai soliti umori maligni, crede di scorgere non so che doppiezza in tutte le azioni della sposa. La virt� di lei gli pare un tranello; la dolcezza un'ipocrisia; ogni buona parola un artifizio. Guarda, spia, sorveglia, sospetta, tiranneggia; le toglie le vesti sfoggiate, gli anelli, le collane, tutti i ricchi doni di nozze; la chiude in camera, ed � assai se lascia penetrare in questa un po' di luce.

"Si vede, pensava Griselda, ch'ei mi vuol provare. Accetto volentieri la sua crudelt� e la volont� del Signore. Pi� si soffre, pi� si � felici."

Ma il principe, non che commuoversi a tanta rassegnazione, diventa pi� cupo e sospettoso. "Tutti gli affetti di lei, pensa, son concentrati nella piccina; per questo � che non si cura di altro, ed ogni rigore le � indifferente. Per vederci netto, bisogna colpirla in quanto pi� le sta a cuore."

Un giorno che Griselda con la bimba fra le braccia, le dava latte, accarezzandola e sorridendo, il principe entr� di sorpresa. "Vedo, disse, che le volete bene; eppure bisogna che ve la tolga, per educarla in tempo e perch� non prenda da voi qualche maniera un po' goffa. Per buona sorte, ho trovato una dama fra le pi� distinte, che le insegner� tutte le virt� che una principessa deve avere. Preparatevi, perch� tra poco verranno a prenderla."

Ci� detto usc� frettoloso.

Griselda tace, piega la testa, rattiene a stento le lagrime; e quando vede arrivare lo spietato ministro degli ordini sovrani: "� forza obbedire" dice. Poi, presa e baciata la bimba, la consegna fra le mani di quell'uomo e le pare in quel momento di strapparsela dal cuore.

Sorgeva non lontano dalla citt� un monastero, famoso per l'antichit� e per la regola austera che vi regnava. Alla pia badessa del luogo e alle cure delle suore fu consegnata la bimba, senza rivelarne la nascita, insieme con molti anelli di gran valore.

Il principe, che cercava di soffocare i rimorsi negli usati spassi della caccia, avea paura di riveder la moglie, come si avrebbe paura di rivedere una tigre cui fosse stato strappato il tigrotto. Eppure non trov� in lei che dolcezza, buone maniere, e perfino un affetto sincero come nei primi giorni della loro unione. A tanta bont�, pi� acerba sent� la punta del rimorso; ma cedendo ancora una volta, per debolezza di carattere, ai sospetti che lo torturavano, pens� di dare alla poveretta un novello colpo, e venne un giorno ad annunziarle che la bimba, pur troppo, era morta.

All'improvvisa notizia, poco manc� che Griselda non tramortisse; se non che, visto impallidire il marito, fece forza a se stessa, ingoi� le lagrime e non pens� ad altro che a rendergli meno amaro il dolore. Il principe, dal canto suo, commosso da tanta bont�, fu l� l� per confessare il vero, per dirle che la bimba era sempre viva e sana; ma gliene manc� il coraggio, e gli sembr� forse anche utile di prolungar la prova incominciata.

Da quel momento, l'affetto dei due sposi crebbe sempre pi�, e cos� si mantenne, senza mai stancarsi un momento, per quindici anni di fila.

La principessina intanto cresceva in senno e in ingegno; dalla madre aveva ereditato la bont�, dal padre il nobile contegno. Era anche bella come una fata; ed un gentiluomo di corte vistala per caso dietro la grata del convento, se ne invagh� perdutamente.

La principessa, per l'istinto che � proprio delle donne, si accorse della simpatia destata; e dopo avere un po' resistito, per convenienza, la ricambi� con egual calore.

Il giovane era bello, valoroso, nobile; e gi� da un pezzo il principe pensava di darlo in isposo alla figlia. Fu dunque lietissimo di sapere che si amavano; ma il capriccio gli venne di far loro comprare a caro prezzo la maggior felicit� della vita.

"Li contenter�, disse, ma bisogner� prima che il tormento ne accresca l'amore; eserciter� anche, nel tempo stesso, la pazienza di mia moglie, non gi� per geloso sospetto, ma perch� rifulgano agli occhi di tutti la bont� di lei, la dolcezza, il senno, tutti i pregi per cui la terra dev'esser grata al cielo."

Dichiara dunque pubblicamente che, non avendo eredi ed essendo morta l'unica figlia avuta dal suo folle matrimonio, ei deve cercare altrove miglior fortuna; che la sposa scelta � d'illustre prosapia e che finora � stata educata in convento.

Figurarsi come questa notizia suon� amara ai due innamorati! In seguito, senza ombra di rammarico, egli annunzi� alla moglie che era indispensabile separarsi; che il popolo, indignato de' bassi natali di lei, lo costringe a contrarre pi� degne nozze.

"Ritiratevi, dice nella vostra capanna, dopo aver ripreso le vostre vesti di pastorella."

Tranquilla e muta, la principessa ascolt� la sentenza. Il dolore la rodeva dentro, spremendole grosse lagrime dagli occhi, e rendendola pi� bella: cos�, a primavera, cade la pioggia mentre splende il sole.

"Voi siete il mio sposo e il mio padrone, rispose con un sospiro, e per terribile che sia la sorte che mi aspetta, vi mostrer� che la mia gioia maggiore � quella di obbedirvi".

And� in camera sua, si spogli� delle ricche vesti, riprese in silenzio gli umili abiti di un tempo, e di nuovo si present� al principe, dicendo:

"Non so staccarmi da voi senza che mi perdoniate i dispiaceri che forse vi ho dato; posso sopportare la mia miseria, non gi� il vostro sdegno. Fatemi questa grazia, ed io vivr� contenta nell'umile mia dimora, senza che mai il tempo possa mutare il mio rispetto e il mio amore per voi."

Poco manc� che tanta sottomissione e tanta magnanimit� non rimovessero il principe dal suo proposito. Commosso, quasi piangendo, egli stava sul punto di abbracciarla, quando di botto la caparbiet� la vinse e gli fece dire con asprezza:

"Del passato non mi ricordo pi�. Sono contento di vedervi pentita. Andate!"

La poverina parte all'istante in compagnia del padre addolorato. "Torniamo, dice, ai nostri boschi, alla rozza dimora; lasciamo senza rimpianto il fasto della reggia. Le nostre capanne non hanno tanta magnificenza, ma vi si trova l'innocenza, la quiete, il riposo".

Torna al suo deserto, riprende fuso e conocchia e va a filare in riva a quel ruscello dove il principe l'avea trovata. Calma, senza rancore, prega di continuo il cielo che colmi lo sposo di gloria, di ricchezza, di quanto, possa bramare.

Ma il caro sposo intanto, volendo sempre pi� metterla alla prova, le manda a dire di venire a corte.

"Griselda, le dice, bisogna che la principessa cui domani mi fo sposo sia contenta di voi e di me. Aiutatemi dunque. Nessun risparmio, nessun ritegno; fate che in ogni cosa si manifesti la grandezza del principe, e di un principe innamorato. Mettete tutta l'arte vostra ad ornare gli appartamenti di lei; vi regni il fasto, la nettezza, la magnificenza; pensate che si tratta di una giovane principessa da me teneramente amata. Anzi, perch� meglio intendiate i vostri doveri, ve la far� subito conoscere."

Arriv� in quel punto la giovane sposa, e parve pi� luminosa e sorridente dell'aurora. Griselda, al solo vederla, si sent� dentro un impeto di amor materno; si ricord� del passato e dei giorni felici. "Ahim�! pens�, la figlia mia, se il cielo l'avesse permesso, avrebbe la stessa et� e sarebbe forse cos� bella".

Un affetto vivo, prepotente, la prese per quella fanciulla; e non appena la vide allontanarsi, non pot� fare a meno di dire al principe, mossa dall'inconscio istinto materno:

"Permettete, signore, ch'io vi faccia notare che l'amabile principessa da voi scelta per sposa, cresciuta ed allevata negli agi e nella porpora, non potr� sopportare, senza pericolo della vita, gli stessi trattamenti che io m'ebbi da voi. Per me, il bisogno, gli oscuri natali mi avevano indurita alle fatiche, sicch� potevo sopportare ogni sorta di male, senza soffrirne e senza dolermi. Ma a lei, che non mai conobbe il dolore, la minima parola un po' aspra potrebbe far male. Io ve ne supplico, signore! trattatela con dolcezza".

"Pensate, ammon� severo il principe, a servirmi come potete; non sar� mai detto che una semplice pastorella mi faccia la lezione e m'insegni i miei doveri".

A queste parole, Griselda, senza aprir bocca, si ritira.

Arrivano intanto gl'invitati alle nozze; e il principe, in una magnifica sala, prima che la funzione incominci, parl� loro in questi termini:

"Nulla al mondo, dopo la speranza, � pi� ingannevole dell'apparenza, ed eccone una prova luminosa. Chi non crederebbe che la giovane principessa, mia eletta sposa, non sia felice e contenta? Eppure, non � cos�.

"Chi non crederebbe che questo giovane guerriero, vago di gloria, non sia lieto di queste nozze, egli che nei tornei riporter� vittoria su tutti � rivali? Eppure non � cos�. "Chi non crederebbe che Griselda, giustamente sdegnata, non pianga e non si disperi? Eppure ella non si duole, consente a tutto, e nulla pot� stancare la sua pazienza.

"Chi non crederebbe finalmente alla fortuna che mi arride, vedendo la grazia di colei che amo? Eppure se le nozze mi legassero, io sarei il pi� disgraziato fra i principi del mondo.

"L'enigma vi sembra difficile, ma due parole ve lo spiegheranno, due parole che faranno dileguare tutte le sventure or ora enumerate.

"Sappiate che la bella ed amata sposa � mia figlia, e che io la do in moglie a questo giovane signore, che l'ama ardentemente e n'� riamato.

"Sappiate pure che, vivamente commosso dalla rassegnazione della sposa fedele da me indegnamente scacciata, io la riprendo, per riparare col pi� fervente amore ai torti che le inflisse la mia crudele gelosia. Sar� pi� studioso di prevenire ogni suo desiderio che non fui costante a colmarla di amarezze; e se la memoria sar� eterna della mirabile rassegnazione di lei, voglio che molto pi� si parli della gloria onde io ne avr� coronata la virt�".

Come ad un improvviso raggio di sole che squarci le nuvole nere della tempesta, s'illumina e ride la campagna, cos� in tutti gli occhi si dilegu� la tristezza, cedendo il posto alla pi� schietta allegria.

La principessina si gett� alle ginocchia del padre e teneramente le abbracci�; la rialz� il principe e la condusse dalla madre, cui il soverchio della gioia toglieva quasi i sensi. Il cuore, costante e forte contro gli assalti del dolore, soccombeva ora alla letizia, e la povera Griselda non poteva che piangere.

"Basta, disse il principe, sfogherete a miglior tempo gli affetti. Riprendete le vesti regali e solenniziamo le nozze di nostra figlia".

Si va in chiesa, si scambia fra gli sposi la promessa; e subito dopo seguono feste, tornei, giuochi, danze, musiche, banchetti. Tutti gli occhi si volgono a Griselda, tutte le voci esaltano la sua meravigliosa pazienza. E tale e tanta � la gioia del popolo, che si arriva perfino a lodare la prova crudele del principe bisbetico, alla quale si deve il perfetto modello d'una cos� bella e rara virt�, che tanto aggiunge pregio alla donna.


 



Classifica di siti - Iscrivete il vostro!


Informativa Privacy Cookie Policy
- � POESIA E NARRATIVA -