CHARLES BAUDELAIRE : A UN PASSANTE
DA "I FIORI DEL MALE"


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CHARLES BAUDELAIRE : A UN PASSANTE
da " I fiori del male "

Il poeta dipinge il ritratto di una figura di donna che per un attimo risalta per poi scomparire tra la folla della citt� caotica, che fa da sfondo alla lirica. Egli non la conosce, ma � attratto dalla sua fisionomia e dal suo portamento: un semplice sguardo di lei lo sottrae alla noia angosciosa. Quell'incontro fugace diventa un'occasione perduta, una possibilit� d'amore portata dal caso e svanita rapidamente nel via vai parigino.

Il poeta si � trovato di fronte ad una " bellezza fuggitiva" , della quale per� riesce a cogliere alcuni aspetti precisi : essa � agile "esile e alta" , " agile e fiera", con gambe belle come quelle di una scultura antica, i suoi occhi , inoltre, sono vividi di tempesta. Si tratta dunque di una figura elegante , di nobile portamento pure nel dolore che il poeta intuisce, oltre che dallo sguardo, anche dal suo essere vestita a lutto.
Il gesto semplice e rapido con cui la donna solleva "l'orlo della sua veste con la mano" , appare coinvolgente agli occhi del poeta, che lo definisce sovrano.Ma la donna non � che una passante, una bellezza come luce improvvisa tra la folla , nella quale subito sparisce.Baudelaire immagina un grande amore che non potr� mai realizzarsi perch� non incontrer� mai pi� quella passante , quella bellezza fuggitiva. I suoi occhi , il suo sguardo ammaliante e il suo portamento suscitano nel poeta una passione fortissima.

La citt� fa da cornice e determina l'incontro , che avviene appunto nel clamore di una via cittadina in cui la passante viene assorbita : il poeta la perde di vista prima ancora di poterle rivolgere la parola.

Il primo verso � un endecasillabo, gli altri sono tutti doppi settenari. Nella prima quartina � presente la rima secondo lo schema AABB ; la rima poi torna negli ultimi quattro versi CDCD . Possiamo dire che la maggior parte dei versi si chiude con segni di interpunzione per limitare al minimo gli enjambement. Da rilevare infine l'efficacia dell'ultima terzina dove il " mai " in corsivo riecheggia nel " sai " conclusivo ( so che t'avrei amata , e so che tu lo sai! ) .




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