ALATIEL di BOCCACCIO

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NOVELLA "ALATIEL" DI BOCCACCIO

 

ALATIEL

 

Il soldano di Babilonia ne manda una sua figliuola a marito al re del Garbo, la quale per diversi accidenti in spazio di quattro anni alle mani di nove uomini perviene in diversi luoghi; ultimamente, restituita al padre per pulcella, ne va al re del Garbo, come prima faceva, per moglie.

 

        Forse non molto pi� si sarebbe la novella d'Emilia distesa, che la compassione avuta dalle giovani donne a' casi di madama Beritola loro avrebbe condotte a lagrimare. Ma, poi che a quella fu posta fine, piacque alla reina che Panfilo seguitasse, la sua raccontando; per la qual cosa egli, che ubidientissimo era, incominci.

        Malagevolmente, piacevoli donne, siu� da noi conoscer quello che per noi si faccia, per ci che, se come assai volte s'� potuto vedere, molti estimando, se essi ricchi divenissero, senza sollecitudine e sicuri poter vivere, quello non solamente con prieghi a Dio addomandarono, ma sollecitamente, non recusando alcuna fatica o pericolo, d'acquistarlo cercarono; e, come che loro venisse fatto, trovarono chi per vaghezza di cos� ampia eredit� gli uccise, li quali avanti che arricchiti fossero amavan la vita loro. Altri di basso stato per mille pericolose battaglie, per mezzo il sangue de'fratelli e degli amici loro saliti all'altezza de'regni, in quegli somma felicit� esser credendo, senza le infinite sollecitudini e paure di che piena la videro e sentirono, conobbero, non senza la morte loro, che nell'oro alle mense reali si beveva il veleno. Molti furono che la forza corporale e la bellezza, e certi gli ornamenti, con appetito ardentissimo disiderarono, n� prima d'aver mal disiderato s'avvidero, che essi quelle cose loro di morte essere o di dolorosa vita cagione.

        E acci� che io partitamente di tutti gli umani disideri non parli, affermo niuno poterne essere con pieno avvedimento, s� come sicuro da' fortunosi casi, che da' viventi si possa eleggere; per che, se dirittamente operar volessimo, a quello prendere e possedere ci dovremmo disporre che Colui ci donasse, il quale sol ci� che ci fa bisogno conosce e puolci dare. Ma per ci� che, come che gli uomini in varie cose pecchino disiderando, voi, graziose donne, sommamente peccate in una, cio� nel disiderare d'esser belle, in tanto che, non bastandovi le bellezze che dalla natura concedute vi sono, ancora con maravigliosa arte quelle cercate d'accrescere, mi piace di raccontarvi quanto sventuratamente fosse bella una saracina, alla quale in forse quattro anni avvenne per la sua bellezza di fare nuove nozze da nove volte.

        Gi� � buon tempo passato che di Babilonia fu un soldano, il quale ebbe nome Beminedab, al quale ne'suoi d� assai cose secondo il suo piacere avvennero. Aveva costui, tra gli altri suoi molti figliuoli e maschi e femine, una figliuola chiamata Alatiel, la quale, per quello che ciascuno che la vedeva dicesse, era la pi� bella femina che si vedesse in quei tempi nel mondo; e per ci� che in una grande sconfitta, la quale aveva data ad una gran moltitudine d'arabi che addosso gli eran venuti, l'aveva maravigliosamente aiutato il re del Garbo, a lui, domandandogliele egli di grazia speziale, l'aveva per moglie data, e lei con onorevole compagnia e d'uomini e di donne e con molti nobili e ricchi arnesi fece sopra una nave bene armata e ben corredata montare, e a lui mandandola, l'accomand� a Dio.

        I marinari, come videro il tempo ben disposto, diedero le vele a' venti e del porto d'Alessandria si partirono e pi� giorni felicemente navigarono; e gi� avendo la Sardigna passata, parendo loro alla fine del loro cammino esser vicini, si levarono subitamente un giorno diversi venti, li quali, essendo ciascuno oltre modo impetuoso, s� faticarono la nave dove la donna era e'marinari, che pi� volte per perduti si tennero. Ma pure, come valenti uomini, ogni arte e ogni forza operando, essendo da infinito mare combattuti, due d� sostennero; e surgendo gi� dalla tempesta cominciata la terza notte, e quella non cessando ma crescendo tutta fiata, non sappiendo essi dove si fossero n� potendolo per estimazion marinaresca comprendere n� per vista, per ci� che oscurissimo di nuvoli e di buia notte era il cielo, essendo essi non guari sopra Maiolica, sentirono la nave sdrucire.

        Per la qual cosa, non veggendovi alcun rimedio al loro scampo, avendo a mente ciascun s� medesimo e non altrui, in mare gittarono un paliscalmo, e sopra quello pi� tosto di fidarsi disponendo, che sopra la isdrucita nave, si gittarono i padroni; a'quali appresso or l'uno or l'altro di quanti uomini erano nella nave, quantunque quelli che prima nel paliscalmo eran discesi colle coltella in mano il contradicessero, tutti si gittarono; e, credendosi la morte fuggire, in quella incapparono; per ci� che non potendone per la contrariet� del tempo tanti reggere il paliscalmo, andato sotto, tutti quanti perirono. E la nave, che da impetuoso vento era sospinta, quantunque sdrucita fosse e gi� presso che piena d'acqua (non essendovi su rimasa altra persona che la donna e le sue femine, e quelle tutte per la tempesta del mare e per la paura vinte su per quella quasi morte giacevano), velocissimamente correndo, in una piaggia dell'isola di Maiolica percosse; e fu tanta e s� grande la foga di quella, che quasi tutta si ficc� nella rena vicina al lito forse una gittata di pietra; e quivi dal mar combattuta, la notte, senza poter pi� dal vento esser mossa, si stette.

        Venuto il giorno chiaro e alquanto la tempesta acchetata, la donna, che quasi mezza morta era, alz� la testa, e cos� debole come era cominci� a chiamare ora uno e ora un altro della sua famiglia; ma per niente chiamava, ch� i chiamati eran troppo lontani. Per che, non sentendosi rispondere ad alcuno n� alcuno veggendone, si maravigli� molto e cominci� ad avere grandissima paura; e come meglio pot� levatasi, le donne che in compagnia di lei erano e l'altre femine tutte vide giacere, e or l'una e or l'altra dopo molto chiamare tentando, poche ve ne trov� che avessono sentimento, s� come quelle che, tra per grave angoscia di stomaco e per paura morte s'erano; di che la paura alla donna divenne maggiore. Ma nondimeno, strignendola necessit� di consiglio, per ci� che quivi tutta sola si vedeva, non conoscendo o sappiendo dove si fosse, pure stimol� tanto quelle che vive erano, che su le fece levare; e trovando quelle non sapere dove gli uomini andati fossero, e veggendo la nave in terra percossa e d'acqua piena, con quelle insieme dolorosamente cominci� a piagnere.

        E gi� era ora di nona, avanti che alcuna persona su per lo lito o in altra parte vedessero, a cui di s� potessero fare venire alcuna piet� ad aiutarle. In su la nona, per avventura da un suo luogo tornando, pass� quindi un gentile uomo, il cui nome era Pericon da Visalgo, con pi� suoi famigli a cavallo, il quale, veggendo la nave, subitamente imagin� ci� che era e comand� ad un de'famigli che senza indugio procacciasse di su montarvi e gli raccontasse ci� che vi fosse. Il famigliare, ancora che con difficult� il facesse, pur vi mont� su, e trov� la gentil giovane, con quella poca compagnia che avea, sotto il becco della proda della nave tutta timida star nascosa. Le quali, come costui videro, piagnendo pi� volte misericordia addomandarono; ma, accorgendosi che intese non erano, n� esse lui intendevano, con atti s'ingegnarono di dimostrare la loro disavventura.

        Il famigliare, come pot� il meglio ogni cosa ragguardata, raccont� a Pericone ci� che su v'era; il quale, prestamente fattone gi� torre le donne e le pi� preziose cose che in essa erano e che aver si potessono, con esse n'and� ad un suo castello; e quivi con vivande e con riposo riconfortate le donne, comprese, per gli arnesi ricchi, la donna che trovata avea dovere essere gran gentil donna, e lei prestamente conobbe all'onore che vedeva dall'altre fare a lei sola. E quantunque pallida e assai male in ordine della persona per la fatica del mare allor fosse la donna, pur parevano le sue fattezze bellissime a Pericone; per la qual cosa subitamente seco diliber�, se ella marito non avesse, di volerla per moglie, e se per moglie avere non la potesse, di volere avere la sua amist�.

        Era Pericone uomo di fiera vista e robusto molto; e avendo per alcun d� la donna ottimamente fatta servire, e per questo essendo ella riconfortata tutta, veggendola esso oltre ad ogni estimazione bellissima, dolente senza modo che lei intendere non poteva n� ella lui, e cos� non poter saper chi si fosse, acceso nondimeno della sua bellezza smisuratamente, con atti piacevoli e amorosi s'ingegn� d'inducerla a fare senza contenzione i suoi piaceri. Ma ci� era niente: ella rifiutava del tutto la sua dimestichezza; e intanto pi� s'accendeva l'ardore di Pericone. Il che la donna veggendo, e gi� quivi per alcuni giorni dimorata, e per li costumi avvisando che tra cristiani era e in parte dove, se pure avesse saputo, il farsi conoscere le montava poco, avvisandosi che a lungo andare o per forza o per amore le converrebbe venire a dovere i piaceri di Pericon fare, con altezza d'animo seco propose di calcare la miseria della sua fortuna, e alle sue femine, che pi� che tre rimase non le ne erano, comand� che ad alcuna persona mai manifestassero chi fossero, salvo se in parte si trovassero dove aiuto manifesto alla lor libert� conoscessero; oltre a questo sommamente confortandole a conservare la loro castit�, affermando s� aver seco proposto che mai di lei se non il suo marito goderebbe. Le sue femine di ci� la commendarono, e dissero di servare al loro potere il suo comandamento.

        Pericone, pi� di giorno in giorno accendendosi, e tanto pi� quanto pi� vicina si vedeva la disiderata cosa e pi� negata, e veggendo che le sue lusinghe non gli valevano, di spose lo 'ngegno e l'arti, riserbandosi alla fine le forze. Ed essendosi avveduto alcuna volta che alla donna piaceva il vino, s� come a colei che usata non n'era di bere per la sua legge che il vietava, con quello, s� come con ministro di Venere, s'avvis� di poterla pigliare; e mostrando di non aver cura di ci� che ella si mostrava schifa, fece una sera, per modo di solenne festa, una bella cena, nella quale la donna venne; e in quella, essendo di molte cose la cena lieta, ordin� con colui che a lei serviva, che di vari vini mescolati le desse bere. Il che colui ottimamente fece; ed ella, che di ci� non si guardava, dalla piacevolezza del beveraggio tirata, pi� ne prese che alla sua onest� non sarebbe richiesto; di che ella, ogni avversit� trapassata dimenticando, divenne lieta, e veggendo alcune femine alla guisa di Maiolica ballare, essa alla maniera alessandrina ball�.

        Il che veggendo Pericone, esser gli parve vicino a quel che egli disiderava; e continuando in pi� abbondanza di cibi e di beveraggi la cena, per grande spazio di notte la prolung�. Ultimamente, partitisi i convitati, colla donna solo se n'entr� nella camera; la quale, pi� calda di vino che d'onest� temperata, quasi come se Pericone una delle sue femine fosse, senza alcuno ritegno di vergogna, in presenza di lui spogliatasi, se n'entr� nel letto. Pericone non diede indugio a seguitarla; ma spento ogni lume, prestamente dall'altra parte le si coric� allato, e in braccio recatalasi, senza alcuna contradizione di lei, con lei incominci� amorosamente a sollazzarsi; il che poi che ella ebbe sentito, non avendo mai davanti saputo con che corno gli uomini cozzano, quasi pentuta del non avere alle lusinghe di Pericone assentito, senza attendere d'essere a cos� dolci notti invitata, spesse volte s� stessa invitava, non colle parole, ch� non si sapea fare intendere, ma co'fatti.

        A questo gran piacere di Pericone e di lei, non essendo la fortuna contenta d'averla di moglie d'un re fatta divenire amica d'un castellano, le si par� davanti pi� crudele amist�.

        Aveva Pericone un fratello d'et� di venticinque anni, bello e fresco come una rosa, il cui nome era Marato; il quale, avendo costei veduta ed essendogli sommamente piaciuta, parendogli, secondo che per gli atti di lei poteva comprendere, essere assai bene della grazia sua ed estimando che ci� che di lei disiderava niuna cosa gliele toglieva se non la solenne guardia che faceva di lei Pericone, cadde in un crudel pensiero, e al pensiero segu� senza indugio lo scelerato effetto.

Era allora per ventura nel porto della citt� una nave, la quale di mercatantia era carica per andare in Chiarenza in Romania, della quale due giovani genovesi eran padroni, e gi� aveva collata la vela per doversi, come buon vento fosse, partire; colli quali Marato convenutosi, ordin� come da loro colla donna la seguente notte ricevuto fosse. E questo fatto, faccendosi notte, seco ci� che far doveva avendo disposto, alla casa di Pericone, il quale di niente da lui si guardava, sconosciutamente se n'and� con alcuni suoi fidatissimi compagni, li quali a quello che fare intendeva richiesti aveva, e nella casa, secondo l'ordine tra lor posto, si nascose.

        E poi che parte della notte fu trapassata, aperto a'suoi compagni, l� dove Pericon colla donna dormiva n'andarono, e quella aperta, Pericon dormente uccisono, e la donna desta e piagnente minacciando di morte, se alcun romore facesse, presero; e con gran parte delle pi� preziose cose di Pericone, senza essere stati sentiti, prestamente alla marina n'andarono, e quivi senza indugio sopra la nave se ne montarono Marato e la donna, e'suoi compagni se ne tornarono.

        I marinari, avendo buon vento e fresco, fecero vela al lor viaggio.

        La donna amaramente e della sua prima sciagura e di questa seconda si dolfe molto; ma Marato, col santo Cresci-in-man che Iddio ci di�, la cominci� per s� fatta maniera a consolare, che ella, gi� con lui dimesticatasi, Pericone dimenticato avea; e gi� le pareva star bene, quando la fortuna l'apparecchi� nuova tristizia, quasi non contenta delle passate. Per ci� che, essendo ella di forma bellissima, s� come gi� pi� volte detto avemo, e di maniere laudevoli molto, s� forte di lei i due giovani padroni della nave s'innamorarono che, ogn'altra cosa dimenticatane, solamente a servirle e a piacerle intendevano, guardandosi sempre non Marato s'accorgesse della cagione.

        Ed essendosi l'uno dell'altro di questo amore avveduto, di ci� ebbero insieme segreto ragionamento, e convennersi di fare l'acquisto di questo amor comune, quasi amore cos� questo dovesse patire, come la mercatantia o i guadagni fanno. E veggendola molto da Marato guardata, e per ci� alla loro intenzione impediti, andando un d� a vela velocissimamente la nave, e Marato standosi sopra la poppa e verso il mare riguardando, di niuna cosa da loro guardandosi, di concordia andarono e, lui prestamente di dietro preso, il gittarono in mare; e prima per ispazio di pi� d'un miglio dilungati furono, che alcuno si fosse pure avveduto Marato esser caduto in mare; il che sentendo la donna, e non veggendosi via da poterlo ricoverare, nuovo cordoglio sopra la nave a far cominci�.

        Al conforto della quale i due amanti incontanente vennero, e con dolci parole e con promesse grandissime, quantunque ella poco intendesse, lei, che non tanto il perduto Marato quanto la sua sventura piagnea, s'ingegnavan di racchetare. E dopo lunghi sermoni e una e altra volta con lei usati, parendo loro lei quasi avere racconsolata, a ragionamento vennero tra s� medesimi, qual prima di loro la dovesse con seco menare a giacere. E, volendo ciascuno essere il primo, n� potendosi in ci� tra loro alcuna concordia trovare, prima con parole grave e dura riotta incominciarono, e da quella accesi nell'ira, messo mano alle coltella, furiosamente s'andarono addosso, e pi� colpi (non potendo quelli che sopra la nave erano dividergli) si diedono insieme, de'quali incontanente l'un cadde morto e l'altro, in molte parti della persona gravemente fedito, rimase in vita. Il che dispiacque molto alla donna, s� come a colei che quivi sola senza aiuto o consiglio d'alcun si vedea, e temeva forte non sopra lei l'ira si volgesse de'parenti e degli amici de'due padroni; ma i prieghi del fedito e il prestamente pervenire a Chiarenza, dal pericolo della morte la liberarono. Dove col fedito insieme discese in terra, e con lui dimorando in uno albergo, subitamente corse la fama della sua gran bellezza per la citt�, e agli orecchi del prenze della Morea, il quale allora era in Chiarenza, pervenne; laonde egli veder la volle, e vedutola, e oltre a quello che la fama portava bella parendogli, s� forte di lei subitamente s'innamor�, che ad altro non poteva pensare.

        E avendo udito in che guisa quivi pervenuta fosse, s'avvis� di doverla potere avere. E cercando de'modi, e i parenti del fedito sappiendolo, senza altro aspettare, prestamente gliele mandarono; il che al prenze fu sommamente caro e alla donna altress�, per ci� che fuor d'un gran pericolo esser le parve. Il prenze vedendola, oltre alla bellezza, ornata di costumi reali, non potendo altramenti saper chi ella si fosse, nobile donna dovere essere l'estim�, e per tanto il suo amore in lei si raddoppi�; e onorevolmente molto tenendola, non a guisa d'amica, ma di sua propia moglie la trattava.

        Il perch�, avendo a'trapassati mali alcun rispetto la donna e parendole assai bene stare, tutta riconfortata e lieta divenuta, in tanto le sue bellezze fiorirono, che di niuna altra cosa pareva che tutta la Romania avesse da favellare. Per la qual cosa al duca d'Atene, giovane e bello e pro'della persona, amico e parente del prenze, venne disidero di vederla; e mostrando di venirlo a visitare, come usato era talvolta di fare, con bella e onorevole compagnia se ne venne a Chiarenza, dove onorevolmente fu ricevuto e con gran festa.

        Poi dopo alcuni d� venuti insieme a ragionamento delle bellezze di questa donna, domand� il duca se cos� era mirabil cosa come si ragionava. A cui il prenze rispose:

        - Molto pi�; ma di ci� non le mie parole, ma gli occhi tuoi voglio ti faccian fede.

        A che sollecitando il duca il prenze, insieme n'andarono l� dove ella era; la quale costumatamente molto e con lieto viso, avendo davanti sentita la lor venuta, gli ricevette; e in mezzo di loro fattala sedere, non si pot� di ragionar con lei prender piacere, per ci� che essa poco o niente di quella lingua intendeva. Per che ciascun lei, s� come maravigliosa cosa, guardava, e il duca massimamente, il quale appena seco poteva credere lei essere cosa mortale; e non accorgendosi, riguardandola, dell'amoroso veleno che egli con gli occhi bevea, credendosi al suo piacer sodisfare mirandola, s� stesso miseramente impacci�, di lei ardentissimamente innamorandosi.

        E poi che da lei insieme col prenze partito si fu ed ebbe spazio di poter pensare seco stesso, estimava il prenze sopra ogni altro felice, s� bella cosa avendo al suo piacere; e, dopo molti e vari pensieri, pesando pi� il suo focoso amore che la sua onest�, diliber�, che che avvenir se ne dovesse, di privare di questa felicit� il prenze e s� a suo potere farne felice.

        E avendo l'animo al doversi avacciare, lasciando ogni ragione e ogni giustizia dall'una delle parti, agl'inganni tutto il suo pensier dispose; e un giorno, secondo l'ordine malvagio da lui preso, insieme con un segretissimo cameriere del prenze, il quale avea nome Ciuriaci, segretissimamente tutti i suoi cavalli e le sue cose fece mettere in assetto per doversene andare; e la notte vegnente insieme con un compagno, tutti armati, messo fu dal predetto Ciuriaci nella camera del prenze chetamente, il quale egli vide che per lo gran caldo che era, dormendo la donna, esso tutto ignudo si stava ad una finestra volta alla marina a ricevere un venticello che da quella parte veniva. Per la qual cosa, avendo il suo compagno davanti informato di quello che avesse a fare, chetamente n'and� per la camera infino alla finestra, e quivi con un coltello ferito il prenze per le reni, infino all'altra parte il pass� e, prestamente presolo, dalla finestra il gitt� fuori.

        Era il palagio sopra il mare, e alto molto, e quella finestra alla quale allora era il prenze, guardava sopra certe case dall'impeto del mare fatte cadere, nelle quali rade volte o non mai andava persona; per che avvenne, s� come il duca davanti avea provveduto, che la caduta del corpo del prenze da alcuno non fu n� pot� esser sentita.

        Il compagno del duca ci� veggendo esser fatto, prestamente un capestro da lui per ci� portato, faccendo vista di fare carezze a Ciuriaci, gli gitt� alla gola, e tir� s� che Ciuriaci niuno romore pot� fare; e sopraggiuntovi il duca, lui strangolarono, e dove il prenze gittato avea il gittarono. E questo fatto, manifestamente conoscendo s� non esser stati n� dalla donna n� da altrui sentiti, prese il duca un lume in mano, e quello port� sopra il letto, e chetamente tutta la donna, la quale fisamente dormiva, scoperse; e riguardandola tutta, la lod� sommamente, e se vestita gli era piaciuta, oltre ad ogni comparazione ignuda gli piacque. Per che, di pi� caldo disio accesosi, non spaventato dal ricente peccato da lui commesso, con le mani ancor sanguinose, allato le si coric� e con lei, tutta sonnocchiosa e credente che il prenze fosse, si giacque.

        Ma poi che alquanto con grandissimo piacere fu dimorato con lei, levatosi e fatto alquanti de'suoi compagni quivi venire, fe'prender la donna in guisa che romore far non potesse, e per una falsa porta, dond'egli entrato era, trattala, e a caval messala, quanto pi� pot� tacitamente, con tutti i suoi entr� in cammino, e verso Atene se ne torn�. Ma (per ci� che moglie aveva) non in Atene, ma ad un suo bellissimo luogo, che poco di fuori dalla citt� sopra il mare aveva, la donna pi� che altra dolorosa mise, quivi nascosamente tenendola e faccendola onorevolmente di ci� che bisognava servire.

        Avevano la seguente mattina i cortigiani del prenze infino a nona aspettato che '1 prenze si levasse; ma niente sentendo, sospinti gli usci delle camere, che solamente chiusi erano, e niuna persona trovandovi, avvisando che occultamente in alcuna parte andato fosse per istarsi alcun d� a suo diletto con quella sua bella donna, pi� non si dierono impaccio.

        E cos� standosi, avvenne che il d� seguente un matto, entrato intra le ruine dove il corpo del prenze e di Ciuriaci erano, per lo capestro tir� fuori Ciuriaci, e andavaselo tirando dietro. Il quale non senza gran maraviglia fu riconosciuto da molti, li quali con lusinghe fattisi menare al matto l�, onde tratto l'avea, quivi, con grandissimo dolore di tutta la citt�, quello del prenze trovarono, e onorevolmente il sepellirono; e de'commettitori di cos� grande eccesso investigando, e veggendo il duca d'Atene non esservi, ma essersi furtivamente partito, estimarono, cos� come era, lui dovere aver fatto questo e menatasene la donna. Per che prestamente in lor prenze un fratello del morto prenze sustituendo, lui alla vendetta con ogni lor potere incitarono; il quale, per pi� altre cose poi accertato cos� essere come imaginato avieno, richiesti e amici e parenti e servidori di diverse parti, prestamente congreg� una bella e grande e poderosa oste, e a far guerra al duca d'Atene si dirizz�.

Il duca, queste cose sentendo, a difesa di s� similmente ogni suo sforzo apparecchi�, e in aiuto di lui molti signor vennero, tra'quali, mandati dallo imperadore di Costantino poli, furono Constanzio suo figliuolo e Manovello suo nepote, con bella e con gran gente; li quali dal duca onorevolemente ricevuti furono, e dalla duchessa pi�, per ci� che loro sirocchia era.

        Appressandosi di giorno in giorno pi� alla guerra le cose, la duchessa, preso tempo, amenduni nella camera se gli fece venire, e quivi con lagrime assai e con parole molte tutta la istoria narr�, le cagioni della guerra mostrando e il dispetto a lei fatto dal duca della femina, la quale nascosamente si credeva tenere; e forte di ci� condogliendosi, gli preg� che allo onor del duca e alla consolazion di lei quello compenso mettessero, che per loro si potesse il migliore.

        Sapevano i giovani tutto il fatto come stato era, e per ci�, senza troppo addomandar, la duchessa come seppero il meglio riconfortarono e di buona speranza la riempirono; e da lei informati dove stesse la donna, si dipartirono. E avendo molte volte udita la donna di maravigliosa bellezza commendare, disideraron di vederla e il duca pregarono che loro la mostrasse. Il quale, mal ricordandosi di ci� che al prenze avvenuto era per averla mostrata a lui, promise di farlo; e fatto in un bellissimo giardino (che nel luogo, dove la donna dimorava, era) apparecchiare un magnifico desinare, loro la seguente mattina con pochi altri compagni a mangiar con lei men�.

        E sedendo Constanzio con lei, la cominci� a riguardare pieno di maraviglia, seco affermando mai s� bella cosa non aver veduta, e che per certo per iscusato si doveva avere il duca e qualunque altro che, per avere una cos� bella cosa, facesse tradimento o altra disonesta cosa; e una volta e altra mirandola, e pi� ciascuna commendandola, non altramenti a lui avvenne che al duca avvenuto era.          Per che, da lei innamorato partitosi, tutto il pensiero della guerra abbandonato, si diede a pensare come al duca torre la potesse, ottimamente a ciascuna persona il suo amor celando.

Ma, mentre che esso in questo fuoco ardeva, sopravenne il tempo d'uscire contro al prenze, che gi� alle terre del duca s'avvicinava; per che il duca e Constanzio e gli altri tutti, secondo l'ordine dato, d'Atene usciti, andarono a contrastare a certe frontiere, acci� che pi� avanti non potesse il prenze venire. E quivi per pi� d� dimorando, avendo sempre Constanzio l'animo e '1 pensiero a quella donna, imaginando che, ora che '1 duca non l'era vicino, assai bene gli potrebbe venir fatto il suo piacere, per aver cagione di tornarsi ad Atene si mostr� forte della persona disagiato; per che, con licenzia del duca, commessa ogni sua podest� in Manovello, ad Atene se ne venne alla sorella, e quivi, dopo alcun d�, messala nel ragionare del dispetto che dal duca le pareva ricevere per la donna la qual teneva, le disse che, dove ella volesse, egli assai bene di ci� l'aiuterebbe, faccendola di col� ove era trarre e menarla via.

        La duchessa, estimando Constanzio questo per amore di lei e non della donna fare, disse che molto le piacea, s� veramente dove in guisa si facesse che il duca mai non risapesse che essa a questo avesse consentito; il che Constanzio pienamente le promise. Per che la duchessa consent� che egli, come il meglio gli paresse, facesse.

        Constanzio chetamente fece armare una barca sottile, e, quella una sera ne mand� vicina al giardino dove dimorava la donna, informati de'suoi che su v'erano quello che a fare avessero, e appresso con altri n'and� al palagio dove era la donna; dove da quegli che quivi al servigio di lei erano fu lietamente ricevuto, e ancora dalla donna, e con esso lui da'suoi servidori accompagnata e da'compagni di Constanzio, s� come gli piacque, se n'and� nel giardino. E quasi alla donna da parte del duca parlar volesse con lei verso una porta che sopra il mare usciva solo se n'and�, la quale gi� essendo da uno de suoi compagni aperta, e quivi col segno dato chiamata la barca, fattala prestamente prendere e sopra la barca porre, rivolto alla famiglia di lei disse:

        - Niuno se ne muova n� faccia motto, se egli non vuol morire, per ci� che io intendo non di rubare al duca la femina sua, ma di torre via l'onta la quale egli fa alla mia sorella.

vA questo niuno ard� di rispondere; per che Constanzio co'suoi sopra la barca montato e alla donna che piagnea accostatosi, comand� che de'remi dessero in acqua e andasser via. Li quali, non vogando ma volando, quasi in sul d� del seguente giorno ad Egina pervennero.

        Quivi in terra discesi e riposandosi, Constanzio colla donna, che la sua sventurata bellezza piagnea, si sollazz�; quindi, rimontati in su la barca, infra pochi giorni pervennero a Chios, e quivi, per tema delle riprensioni del padre e che la donna rubata non gli fosse tolta, piacque a Constanzio, come in sicuro luogo, di rimanersi; dove pi� giorni la bella donna pianse la sua disavventura; ma pur poi da Constanzio riconfortata, come l'altre volte fatto avea, s'incominci� a prendere piacere di ci� che la fortuna avanti l'apparecchiava.

        Mentre queste cose andavano in questa guisa, Osbech, allora re de'turchi, il quale in continua guerra stava collo imperadore, in questo tempo venne per caso alle Smirre; e qui udendo come Constanzio in lasciva vita con una sua donna, la quale rubata avea, senza alcun provedimento si stava in Chios, con alcuni legnetti armati l� andatone una notte e tacitamente colla sua gente nella terra entrato, molti sopra le letta ne prese prima che s'accorgessero li nemici esser sopravenuti; e ultimamente alquanti, che, risentiti, erano all'arme corsi, n'uccisero; e arsa tutta la terra, e la preda e'prigioni sopra le navi posti, verso le Smirre si ritornarono.

        Quivi pervenuti, trovando Osbech, che giovane uomo era, nel riveder della preda, la bella donna, e conoscendo questa esser quella che con Constanzio era stata sopra il letto dormendo presa, fu sommamente contento veggendola; e senza niuno indugio sua moglie la fece e celebr� le nozze e con lei si giacque pi� mesi lieto.

        Lo 'mperadore, il quale, avanti che queste cose avvenissero, aveva tenuto trattato con Basano re di Capadocia, acci� che sopra Osbech dall'una parte con le sue forze discendesse, ed egli colle sue l'assalirebbe dall'altra, n� ancora pienamente l'aveva potuto fornire, per ci� che alcune cose le quali Basano addomandava, s� come meno convenevoli, non aveva voluto fare, sentendo ci� che al figliuolo era avvenuto, dolente fuor di misura, senza alcuno indugio ci� che il re di Capadocia domandava fece, e lui quanto pi� pot� allo scendere sopra Osbech sollecit�, apparecchiandosi egli d'altra parte d'andargli addosso.

        Osbech, sentendo questo, il suo essercito ragunato, prima che da due potentissimi signori fosse stretto in mezzo, and� contro al re di Capadocia, lasciata nelle Smirre a guardia d'un suo fedel famigliare e amico la sua bella donna, e col re di Capadocia dopo alquanto tempo affrontatosi combatt�, e fu nella battaglia morto e il suo essercito sconfitto e disperso. Per che Basano vittorioso cominci� liberamente a venirsene verso le Smirre, e vegnendo, ogni gente a lui, s� come a vincitore, ubbidiva.

        Il famigliare d'Osbech, il cui nome era Antioco, a cui la bella donna era a guardia rimasa, ancora che attempato fosse, veggendola cos� bella, senza servare al suo amico e signor fede, di lei s'innamor�; e sappiendo la lingua di lei (il che molto a grado l'era, s� come a colei alla quale parecchi anni a guisa quasi di sorda e di mutola era convenuta vivere, per lo non aver persona inteso, n� essa essere stata intesa da persona), da amore incitato, cominci� seco tanta famigliarit� a pigliare in pochi d�, che non dopo molto, non avendo riguardo al signor loro che in arme e in guerra era, fecero la dimestichezza non solamente amichevole, ma amorosa divenire, l'uno dell'altro pigliando sotto le lenzuola maraviglioso piacere.

        Ma sentendo costoro Osbech essere vinto e morto, e Basano ogni cosa venir pigliando, insieme per partito presero di quivi non aspettarlo; ma, presa grandissima parte delle pi� care cose che quivi eran d'Osbech, insieme nascosamente se n'andarono a Rodi; e quivi non guari di tempo dimorarono, che Antioco inferm� a morte. Col quale tornando per ventura un mercatante cipriano, da lui molto amato e sommamente suo amico, sentendosi egli verso la fine venire, pens� di volere e le sue cose e la sua cara donna lasciare a lui. E gi� alla morte vicino, amenduni gli chiam�, cos� dicendo:

        - Io mi veggio senza alcun fallo venir meno; il che mi duole, per ci� che di vivere mai non mi giov� come or faceva. E' il vero che d'una cosa contentissimo muoio, per ci� che, pur dovendo morire, mi veggio morire nelle braccia di quelle due persone le quali io pi� amo che alcune altre che al mondo ne sieno, cio� nelle tue, carissimo amico, e in quelle di questa donna, la quale io pi� che me medesimo ho amata poscia che io la conobbi. E' il vero che grave m'�, lei sentendo qui forestiera e senza aiuto e senza consiglio, morendomi io, rimanere; e pi� sarebbe grave ancora, se io qui non sentissi te, il quale io credo che quella cura di lei avrai per amor di me, che di me medesimo avresti; e per ci� quanto pi� posso ti priego, che s'egli avviene che io muoia, che le mie cose ed ella ti sieno raccomandate, e quello dell'une e dell'altra facci, che credi che sia consolazione dell'anima mia. E te, carissima donna, priego che dopo la mia morte me non dimentichi, acci� che io di l� vantar mi possa, che io di qua amato sia dalla pi� bella donna che mai formata fosse dalla natura. Se di queste due cose voi mi darete intera speranza, senza niun dubbio n'andr� consolato.

        L'amico mercatante e la donna similmente, queste parole udendo, piagnevano; e avendo egli detto, il confortarono e promisongli sopra la lor fede di quel fare che egli pregava, se avvenisse che el morisse. Il quale non stette guari che trapass� e da loro fu onorevolmente fatto sepellire.

        Poi, pochi d� appresso, avendo il mercatante cipriano ogni suo fatto in Rodi spacciato e in Cipri volendosene tornare sopra una cocca di catalani che v'era, domand� la bella donna quello che far volesse, con ci� fosse cosa che a lui convenisse in Cipri tornare. La donna rispose che con lui, se gli piacesse, volentieri se n'andrebbe, sperando che per amor d'Antioco da lui come sorella sarebbe trattata e riguardata. Il mercatante rispose che d'ogni suo piacere era contento; e acci� che da ogni ingiuria che sopravenire le potesse avanti che in Cipri fosser la difendesse, disse che era sua moglie. E sopra la nave montati, data loro una cameretta nella poppa, acci� che i fatti non paressero alle parole contrari, con lei in uno lettuccio assai piccolo si dormiva. Per la qual cosa avvenne quello che n� dell'un n� dell'altro nel partir da Rodi era stato intendimento, cio� che incitandogli il buio e l'agio e '1 caldo del letto, le cui forze non son piccole, dimenticata l'amist� e l'amor d'Antioco morto, quasi da iguale appetito tirati, cominciatisi a stuzzicare insieme, prima che a Baffa giugnessero, l� onde era il cipriano, insieme fecero parentado; e a Baffa pervenuti, pi� tempo insieme col mercatante si stette.

        Avvenne per ventura che a Baffa venne per alcuna sua bisogna un gentile uomo, il cui nome era Antigono, la cui et� era grande, ma il senno maggiore, e la ricchezza piccola; per ci� che in assai cose intramettendosi egli ne'servigi del re di Cipri, gli era la fortuna stata contraria. Il quale, passando un giorno davanti la casa dove la bella donna dimorava, essendo il cipriano mercatante andato con sua mercatantia in Erminia, gli venne per ventura ad una finestra della casa di lei questa donna veduta, la quale, per ci� che bellissima era, fiso cominci� a riguardare, e cominci� seco stesso a ricordarsi di doverla avere altra volta veduta, ma il dove in niuna maniera ricordar si poteva.

        La bella donna, la quale lungamente trastullo della fortuna era stata, appressandosi il termine nel quale i suoi mali dovevano aver fine, come ella Antigono vide, cos� si ricord� di lui in Alessandria ne'servigi del padre in non piccolo stato aver veduto; per la qual cosa subita speranza prendendo di dover potere ancora nello stato real ritornare per lo colui consiglio, non sentendovi il mercatante suo, come pi� tosto pot�, si fece chiamare Antigono. Il quale a lei venuto, ella vergognosamente domand� se egli Antigono di Famagosta fosse, s� come ella credeva. Antigono rispose del s�, e oltre a ci� disse:

        - Madonna, a me par voi riconoscere, ma per niuna cosa mi posso ricordar dove, per che io vi priego, se grave non v'�, che a memoria mi riduciate chi voi siete.

        La donna, udendo che desso era, piagnendo forte gli si gitt� colle braccia al collo, e dopo alquanto, lui che forte si maravigliava domand� se mai in Alessandria veduta l'avesse. La qual domanda udendo Antigono, incontanente riconobbe costei essere Alatiel figliuola del soldano, la quale morta in mare si credeva che fosse, e vollele fare la debita reverenza; ma ella nol sostenne e pregollo che seco alquanto si sedesse. La qual cosa da Antigono fatta, egli reverentemente la domand� come e quando e donde quivi venuta fosse, con ci� fosse cosa che per tutta terra d'Egitto s'avesse per certo lei in mare, gi� eran pi� anni passati, essere annegata.

        A cui la donna disse:

        - Io vorrei bene che cos� fosse stato pi� tosto che avere avuta la vita la quale avuta ho, e credo che mio padre vorrebbe il simigliante, se giammai il sapr� -; e cos� detto ricominci� maravigliosamente a piagnere.

        Per che Antigono le disse:

        - Madonna, non vi sconfortate prima che vi bisogni; se vi piace, narratemi i vostri accidenti e che vita sia stata la vostra; per avventura l'opera potr� essere andata in modo che noi ci troveremo collo aiuto di Dio buon compenso.

        - Antigono,- disse la bella donna - a me parve, come io ti vidi, vedere il padre mio, e da quello amore e da quella tenerezza, che io a lui tenuta son di portare, mossa, potendomiti celare, mi ti feci palese, e di poche persone sarebbe potuto addivenire d'aver vedute, delle quali io tanto contenta fossi, quanto sono d'aver te innanzi ad alcuno altro veduto e riconosciuto; e per ci� quello che nella mia malvagia fortuna ho sempre tenuto nascoso, a te, s� come a padre, paleser�. Se vedi, poi che udito l'avrai, di potermi in alcuno modo nel mio pristino stato tornare, priegoti l'adoperi; se nol vedi, ti priego che mai ad alcuna persona dichi d'avermi veduta o di me avere alcuna cosa sentita.

        E questo detto, sempre piagnendo, ci� che avvenuto l'era dal d� che in Maiolica ruppe infino a quel punto, gli raccont�. Di che Antigono pietosamente a piagnere cominci�; e poi che alquanto ebbe pensato, disse:

        - Madonna, poi che occulto � stato ne'vostri infortuni chi voi siete, senza fallo pi� cara che mai vi render� al vostro padre, e appresso per moglie al re del Garbo.

E, domandato da lei del come, ordinatamente ci� che da far fosse le dimostr�; e acci� che altro per indugio intervenir non potesse, di presente si torn� Antigono in Famagosta, e fu al re, al qual disse:

- Signor mio, se a voi aggrada, voi potete ad una ora a voi far grandissimo onore, e a me, che povero sono per voi, grande utile senza gran vostro costo.

        Il re domand� come. Antigono allora disse:

        - A Baffa � pervenuta la bella giovane figliuola del soldano, di cui � stata cos� lunga fama che annegata era, e per servare la sua onest� grandissimo disagio ha sofferto lungamente, e al presente � in povero stato e disidera di tornarsi al padre. Se a voi piacesse di mandargliele sotto la mia guardia questo sarebbe grande onor di voi, e di me gran bene; n� credo che mai tal servigio di mente al soldano uscisse.

        Il re, da una reale onest� mosso, subitamente rispose che gli piacea; e onoratamente per lei mandando, a Famagosta la fece venire, dove da lui e dalla reina con festa inestimabile e con onor magnifico fu ricevuta. La qual poi dal re e dalla reina de'suoi casi addomandata, secondo l'ammaestramento datole da Antigono rispose e cont� tutto.

        E pochi d� appresso, addomandandolo ella, il re, con bella e onorevole compagnia d'uomini e di donne, sotto il governo d'Antigono la rimand� al soldano; dal quale se con festa fu ricevuta niun ne dimandi, e Antigono similmente con tutta la sua compagnia. La quale poi che alquanto fu riposata, volle il soldano sapere come fosse che viva fosse, e dove tanto tempo dimorata, senza mai avergli fatto di suo stato alcuna cosa sentire.

        La donna, la quale ottimamente gli ammaestramenti d'Antigono aveva tenuti a mente, appresso al padre cos� cominci� a parlare:

        - Padre mio, forse il ventesimo giorno dopo la mia partita da voi, per fiera tempesta la nostra nave, sdrucita, percosse a certe piaggie l� in ponente, vicine d'un luogo chiamato Aguamorta una notte; e che che degli uomini, che sopra la nostra nave erano, s'avvenisse, io nol so n� seppi giammai; di tanto mi ricorda che, venuto il giorno, e io quasi di morte a vita risurgendo, essendo gi� la stracciata nave da'paesani veduta ed essi a rubar quella di tutta la contrada corsi, io con due delle mie femine prima sopra il lito poste fummo, e incontanente da'giovani prese, chi qua con una e chi l� con un'altra cominciarono a fuggire. Che di loro si fosse io nol seppi mai; ma, avendo me contrastante due giovani presa e per le trecce tirandomi, piagnendo io sempre forte, avvenne che, passando costoro che mi tiravano una strada per entrare in un grandissimo bosco, quattro uomini in quella ora di quindi passavano a cavallo, li quali come quegli che mi tiravano vidono, cos� lasciatami prestamente presero a fuggire.

        Li quattro uomini, li quali nel sembiante assai autorevoli mi parevano, veduto ci�, corsero dove io era e molto mi domandarono, e io dissi molto, ma n� da loro fui intesa n� io loro intesi. Essi, dopo lungo consiglio, postami sopra uno de'lor cavalli, mi menarono ad uno monastero di donne secondo la lor legge religiose, e quivi, che che essi dicessero, io fui da tutte benignamente ricevuta e onorata sempre, e con gran divozione con loro insieme ho poi servito a san Cresci in Val Cava, a cui le femine di quel paese voglion molto bene. Ma, poi che per alquanto tempo con loro dimorata fui, e gi� alquanto avendo della loro lingua apparata, domandandomi esse chi io fossi e donde, e io conoscendo l� dove io era e temendo, se il vero dicessi, non fossi da lor cacciata s� come nemica della lor legge, risposi che io era figliuola d'un gran gentile uomo di Cipri, il quale mandandomene a marito in Creti, per fortuna quivi eravam corsi e rotti.

        E assai volte in assai cose, per tema di peggio, servai i lor costumi; e domandata dalla maggiore di quelle donne, la quale elle appellan badessa, se in Cipri tornare me ne volessi, risposi che niuna cosa tanto desiderava; ma essa, tenera del mio onore, mai ad alcuna persona fidar non mi volle che verso Cipri venisse, se non, forse due mesi sono, venuti quivi certi buoni uomini di Francia colle loro donne, de'quali alcun parente v'era della badessa, e sentendo essa che in Jerusalem andavano a visitare il Sepolcro, dove colui cui tengon per Iddio fu sepellito poi che da'giudei fu ucciso, a loro mi raccomand�, e pregogli che in Cipri a mio padre mi dovessero presentare.

        Quanto questi gentili uomini m'onorassono e lietamente mi ricevessero insieme colle lor donne, lunga istoria sarebbe a raccontare. Saliti adunque sopra una nave, dopo pi� giorni pervenimmo a Baffa; e quivi veggendomi pervenire, n� persona conoscendomi n� sappiendo che dovermi dire a'gentili uomini che a mio padre mi volean presentare, secondo che loro era stato imposto dalla veneranda donna, m'apparecchi� Iddio, al qual forse di me incresceva, sopra il lito Antigono in quella ora che noi a Baffa smontavamo; il quale io prestamente chiamai, e in nostra lingua, per non essere da'gentili uomini n� dalle lor donne intesa, gli dissi che come figliuola mi ricevesse. Egli prestamente m'intese; e fattami la festa grande, quegli gentili uomini e quelle donne secondo la sua povera possibilit� onor�, e me ne men� al re di Cipri, il quale con quello onor mi ricevette e qui a voi m'ha rimandata, che mai per me raccontare non si potrebbe. Se altro a dir ci resta, Antigono, che molte volte da me ha questa mia fortuna udita, il racconti.

        Antigono allora al soldano rivolto disse:

        - Signor mio, ordinatissimamente s� come ella m'ha pi� volte detto e come quegli gentili uomini colli quali venne mi dissero, v'ha raccontato. Solamente una parte v'ha lasciata a dire, la quale io estimo che, per ci� che bene non sta a lei di dirlo, l'abbia fatto; e questo �, quanto quegli gentili uomini e donne, colli quali venne, dicessero della onesta vita la quale con le religiose donne aveva tenuta e della sua virt� e de'suoi laudevoli costumi, e delle lagrime e del pianto che fecero e le donne e gli uomini quando, a me restituitola, si partiron da lei. Delle quali cose se io volessi a pien dire ci� che essi mi dissero, non che il presente giorno, ma la seguente notte non ci basterebbe; tanto solamente averne detto voglio che basti, che (secondo che le loro parole mostravano e quello ancora che io n'ho potuto vedere) voi vi potete vantare d'avere la pi� bella figliuola e la pi� onesta e la pi� valorosa che altro signore che oggi corona porti.

        Di queste cose fece il soldano maravigliosissima festa e pi� volte preg� Iddio che grazia gli concedesse di poter degni meriti rendere a chiunque avea la figliuola onorata, e massimamente al re di Cipri, per cui onoratamente gli era stata rimandata; e appresso alquanti d�, fatti grandissimi doni apparecchiare ad Antigono, al tornarsi in Cipri il licenzi�, al re per lettere e per speziali ambasciadori grandissime grazie rendendo di ci� che fatto aveva alla figliuola. Appresso questo, volendo che quello che cominciato era avesse effetto, cio� che ella moglie fosse del re del Garbo, a lui ogni cosa signific� pienamente, scrivendoli oltre a ci� che, se gli piacesse d'averla, per lei si mandasse. Di ci� fece il re del Garbo gran festa, e mandato onorevolmente per lei, lietamente la ricevette. Ed essa che con otto uomini forse diecemilia volte giaciuta era, allato a lui si coric� per pulcella, e fecegliele credere che cos� fosse; e reina con lui lietamente poi pi� tempo visse. E perci� si disse: - Bocca baciata non perde ventura, anzi rinnuova come fa la luna.

 

 

RIASSUNTO

 

 

Il sultano di Babilonia Beminedab, per ringraziare il re del Garbo di averlo soccorso durante una battaglia, decise di dargli in sposa la sua bellissima figlia Alatiel. Per questo, la imbarc� insieme ad altre damigelle su una nave che partiva da Alessandria. Erano quasi giunte a termine del loro viaggio, quando dei forti venti spinsero la nave fuori rotta tanto da farla arenare vicino Maiorca. Alatiel, la mattina seguente fu fortunatamente aiutata da Pericon da Visalgo che, subito s�innamor� della bella fanciulla e la port� nel suo palazzo dove la fece ubriacare. E cos� trascorse con la giovine una felice nottata. Anche il fratello di Pericon, Marato, s�innamor� della ragazza. Essendo approdata sull�isola una nave di due fratelli genovesi, si accord� con loro per rapirla, uccidere il fratello e poi fuggire con la ragazza. Cos� accadde. Anche i due fratelli per� s�innamorarono di Alatiel e, gettato Marato in mare, cominciarono a litigare violentemente e cos� combatterono fino alla morte di uno dei due. Alatiel e il genovese sopravissuto giunsero cos� a Chiarenza dove presto si sparse la notizia della bellezza della ragazza, tanto che il principe dell�Acaia la rap� e la port� nel suo palazzo. Anche il duca d�Atene volle vederla e se ne innamor�. Il principe per�, non disposto a lasciare al duca la ragazza, si accord� con un certo Cuiriaci per uccidere il principe e rapire Alatiel. Soltanto due giorni dopo la fuga del duca e della ragazza ad Atene, fu ritrovato il corpo del principe insieme a quello di Cuiriaci. Fu cos� che il fratello del principe organizz� un piccolo esercito e dichiar� guerra al duca. Allora quest�ultimo chiese aiuto all�Imperatore di Costantinopoli, che invi� oltre al suo esercito i suoi figli: Costanzio e Manovello. Anche Costanzio si innamor� di Alatiel e, lasciato il campo di battaglia, fugg� con la ragazza su una piccola nave a Chios dove rimasero fintantoch� la ragazza si innamor� di Costanzio. Ma Osbech, re dei Turchi, rap� Alatiel per sposarla. Saputo questo, l�Imperatore di Costantinopoli chiese aiuto al re della Cappadocia che uccise Osbech in battaglia. Alora Antioco, essendo stato raccomandato dall�amico Osbech, di proteggere Alatiel, fugg� con questa e un suo amico a Rodi. L� per� Antioco si ammal� e in punto di morte chiese al giovane di proteggere la sua donna. Trasferitisi a Cipro, Alatiel riconobbe Antigono di Famagosta, servo del sultano di Babilonia suo padre. Si accord� con questo per tornare in patria da suo padre al quale disse che dopo il naufragio in Provenza, era stata soccorsa da quattro cavalieri che l�avevano portata in un monastero di benedettine dove era rimasta per molto tempo fingendo di esser figlia di un mercante di Cipro per paura di essere cacciata a causa della sua religione. Alla fine per� era riuscita ad aggregarsi ad un gruppo di pellegrini diretti a Gerusalemme e avendo fatto scalo a Baffa aveva incontrato Antigono e con lui era ritornata a Babilonia. Il sultano, udite queste parole, accolse felicemente la figlia e la fece sposare con il principe del Garbo come d�accordo inizialmente; la prima notte di nozze , Alatiel gli fece credere di essere ancora vergine.

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