Barca di fumo
Lanci�
una barca di fumo
ad attraversare i fiumi
del silenzio.
Il vento disperse
la sua carne eterea.
Spron�
un cavallo verde
su pianure ocre,
ossidate:
sotto i suoi passi
inaridirono
i semi di luce
che continuava a tessere
lentamente lo scheletro
della terra.
Quindi
invio un fascio di spore
minute
attraverso il bacino
della dimenticanza:
li divorarono
gli uccelli dell'acqua.
Non si arrese.
Tinse la sua volont�
di suicida schiuma
e si gett� in punto
sul sole.
Una lacrima nella sabbia
Ieri piansi
una lacrima
si accod� nella mia guancia,
pendevano da lei pensieri,
portava i ricordi del passato.
Quella lacrima camminava
per il mio viso,
dimostrando,
nel silenzio
dei suoi passi
che nel vissuto,
non ci fu mai
un "noi".
Dalla mia pupilla
si allontanava lentamente.
Quella lacrima,
ricord� tanto dolore,
che mi fece dubitare
l'esistenza dell'amore;
ma
capii
che fu un errore del cuore.
La lacrima cadde
verso la terra,
cancellando la sua esistenza
tra la sabbia;
coprendosi di polvere
fu dimenticata,
dimenticata
con lei ogni pena.
Una casa
Credei di vedere una casa nell'alta collina,
una casa che non � neanche una casa
un cappotto per il freddo
un soffitto di fronte alla pioggia vespertina.
Forse fu una casa in qualche tempo
oggi solo rimangono rovine.
Una casa di paglia e creta
nelle quale non abitano pi� fornai
n� vestigia di nessuna vita,
solo spettrali sogni
che deambulano per i limiti del ricordo
ed il suo lavoro vestito di covone.
Una casa con finestroni di voci
che gridano con paura
sulle ore che ci attendono,
con porte chiuse
per uscire a giocare con le ninfe
e le sue ninnate nanne
di un bosco e le sue favole
oramai non presuntuose.
Oggi vedo da vicino quella casa
nella quale abita la mia anima persa,
nella quale si afferra il mio cuore ferito
di fronte ai soppalchi di un cielo
che non esime oramai
ai miei cardi e le sue ceneri.
Dopo che partisti lontano
da questa solitudine intorpidita,
dai muri di cemento
che imprigionano la mia agonia,
dai ritratti di un momento
dove brillava l'alba con allegria.
Come dissi prima:
credei di vedere una casa nell'alta collina,
la collina ancora questa
ma quella casa non � oramai una casa,
� solo un vano completamente vuoto;
io vivo dentro quella fantasia
di voler vedere qualche volta quella casa
di nuovo,
qualche
giorno.
Ho scritto silenzi eterni
Pronunciando il tuo nome
ho scritto silenzi eterni.
Silenzi lontani come getti.
Silenzi profondi come la solitudine.
Pronunciando il tuo nome
misi una luce ai tuoi occhi.
Ai tuoi occhi che sono gi� niente.
Ai tuoi occhi che furono tutto.
Pronunciando il tuo nome
mi immaginai migliaia di volte il futuro.
Futuro che portava il tuo aroma.
Futuro che oggi � un deserto.
Cos� a furia di pronunciare il tuo nome
un giorno diventai silenzio.
Taccio del tuo silenzio.
Silenzio profondo delle tue labbra.
E cos� per sentire il tuo silenzio
lasciai il mio tempo e vissi sognando.
Sognando che fossi mia.
Sognando essere parte dei tuoi sogni.
E bench� sappia
che n� per un istante potei esserlo,
non dimentico che per la tua bellezza
lasciai parte della mia vita.
Non dimentico che in nome della tua pelle
ho scritto silenzi eterni.
Il velo trasparente
Chi sei tu,
che fabbricasti un abito
di incorruttibile notte
alla mia misura?
Chi sei tu,
agitatrice del pianto,
domatrice
del destino
delle mie ossa?
Non esisti:
sei nessuno,
niente;
un niente ribelle,
l'aspide
che annida nelle mie viscere
fabbricato con il fango
del lamento;
un essere inconcepibile
che anela
trasformare la luce in carne
e invidia
gli iridati scintillii
degli Dei.
Ma no,
non sei luce,
la luce � accecante bellezza,
e tu
non hai labbra n� occhi
n� lingua
n� cervello
n� corpo che magnetizzi
gli attoniti occhi degli astri
e converta le sue alate bugie,
le sue multiple goffaggini
in un mare di nodi stellari.
Dici:
il mio nome � Anima,
ma chi dovrebbe crederti?
Non mi inganni oramai
n� bench� cerchi di seminare le tue piaghe
nel giardino delle Esperidi,
n� bench� faccia bandiera e patria
del tuo sangue
e palpiti
il tuo cuore abissale
sullo zolfo alato della Poesia.
Puoi sognarti
solo pozzo
di fede per l'assetato
di radici.
Nient'altro
che un velo trasparente
picchiettato di sogni
che schiva
a diario
i denti
adirati della morte.
Il tuo profilo di aria Calabresina
Io sono algebra in un mondo nudo,
con poesia creativa di labbra e sogni,
che contempla un fiore nel vento febbrile
dei buffoni ed un'incipiente allegria
nella tremante alba.
Non ho tra le mie pagine
una rondine di B�cquer
n� la sapienza di Seneca
quando la mia musa rompe la promessa
del suo silenzio ed attraversa
la landa delle mie divinit�.
Il mare perfeziona solfe di schiuma
mentre il pomeriggio agita il tulle
delle sue onde ed io mi strappo la tristezza
ubriacandomi del suo salnitro misterico.
Io sono mormorio nel pennello
dalle tue labbra di cavallo,
la sfinge che divora l'aurora,
nella pioggia argentata che sgrana
il tuo profilo di aria Calabresina.
Io sono trovatore
delle delizie della tua valle
compiendo il destino sull'ombra
delle penalit�.
Il tuo silenzio
Il silenzio non � la mia dimenticanza
perch� ti porter� sempre.
Tante volte
ho ripetuto
il tuo sorriso
cauto
e imparai
a memoria
le scorciatoie
della tua bocca
le
rotte
del tuo corpo
e le marche
nella pelle
e
non voglio
trovare
le uscite
di te.
Ogni traccio
ogni verbo
ogni rosso
rimangono
con me
e so che
non � dimenticanza
il tuo silenzio
Il Censore
Entra nel mio occhio!
sono il Censore
entra nel mio occhio!
Non temere
i miei scudi di acciaio
sono animali lenti
impassibili
scheletri della paura
la cui carne
fiorisce
quando schiocca
nel Nome
la carezza o la frusta
di un verbo.
Entra nel mio occhio!
Ascolta
il cuore dei suoi oceani.
Una cetra delira ombre
li coltiva
ritorce il suo lamento
nell'iride del lutto
insiste
cammina
per archi spinali
fino a saziare
la sete di specchio
delle sue note
fino a che sanguini
amore
l'anima pura
del tuo sesso.
Vuole che immoli
i cadaveri del grano
in una nicchia di orchidee
e lampi.
La mia cecit� � profonda
amore
profondo.
Non scorgo luce
bens� attraverso il ventre
del tuo pianto.
Vieni
Nel mio essere ci sono galassie vergini
dove abbeverano i cervi
del silenzio.
Io sono il Silenzio
sono il Cervo.
Affila bene
i tuoi coltelli di luce.
Sgozza
di un taglio
il blu oscuro
che avvelen�
la notte della mia lingua.
Occhio bianco
Silenzio
Ascolta i tuoi passi
girare gli angoli
della notte.
Come un pianto si agita
tra righe torbide
di domande.
Come
crescono le ombre
nelle tue ossa logore.
Silenzio
Disossa le domande,
pulita di spine
i suoi graffianti fianchi.
Senti
il battito di luce
della luna nel tuo sangue.
Libera le catene
del pianto
e tesse un occhio bianco
sotto la ragnatela
delle tue mani future.
Volando controvento
Volando controvento
Come uccello perso stavo
volando sempre contro il destino.
Volai solo,
confuso,
finch� un giorno,
non so come arrivasti,
per dare luce alla mia strada.
Stetti inutilmente per molto tempo
volando controvento.
Ma il destino � scritto
e di niente mi pento.
Vorrei che queste semplici parole
nella tua vita si fissassero,
non ci sono pi� nella mia vita crocevie
Amarti!
fa che possa dimenticarli.
Crocevie,
magari non ritornino mai pi�,
questa � una situazione
che l'anima impoverisce,
provoca sempre paura,
inciampi.
Volare controvento
� quello che mi ha insegnato,
che ogni essere,
d'amore � assetato.
Volare controvento
mi abituo ad essere molto forte
e non lo dimentico,
nemmeno per un momento.
A rispettarmi ed amarmi
ad essere un uomo felice
e come tale identificarmi.
Mia Madre (di Maurizio Trapasso)
Andasti via dal mio lato.
La mia anima piange e ti anela,
il mio cuore si � svuotato
per tanta subitanea perdita.
Ora stai nel cielo,
circondata da angeli,
accompagnata da Dio
proteggendoci.
Sicuro che ci vigili
e ci proteggi
come un angelo custode
che posa su di noi.
Persi il tuo amore senza limiti
che perdonava le mie mancanze
e coprivi le mie necessit�.
Non c'� niente come l'amore di una madre.
Vorrei ora,
poterti baciare
ti cerco,
ti chiamo,
non ti trovo
ho bisogno del tuo aiuto
dimmi come devo consolarmi?
Qualche giorno futuro
ci troveremo nell'eternit�
e tu prenderai la mia mano
ed asciugherai le mie lacrime.
Circondi la mia vita
La tua mente mi pensa e denuda la mia anima,
mi sfiorano le tue dita con tale soavit�
che noto il tuo alito perdendo la calma
e sento i tuoi baci che sono la mia verit�.
Le tue mani slegano carezze incandescenti
e mieli percorrono arrivando al desiderio
unendo piaceri germogliando le fonti,
il tuo corpo si perde sentendo l'affanno.
Con ogni fulgore mi sento sicuro
ed avvicini le tue labbra fondendo quei baci,
saremo testimoni di amare alla follia
rimanendo sempre senza grate due prigionieri.
I Tuoi Piedi
Si inquietano i giorni
nelle mie pupille,
ritraendo
memorie
negli angoli notturni.
Copro i miei occhi
tentando di riappacificare
paure,
che mi legano
alla tua bocca.
Sottomettendomi
al perch�?
della tua schiena,
sequestrando silenzi,
fermando parole.
Uditi
lontani dagli echi,
storie
sul sof�,
un caff� amaro.
Ricordo i tuoi piedi,
rosate ispirazioni,
tagliandomi
l'aria
a mezzanotte.
Cade la pioggia
sulle mie guance,
bagnando sigarette
nei ponti
della mia anima.
INDOMITO MARE
Un frangiflutti si estende inerte
tra le acque gorgoglianti della notte
accreditando onde che muovono le sue anche
invitando ad addormentarsi nelle sue scollature.
Con un immenso magnetismo
scrutinando gli angoli amorosi
di un incantesimo che lo percepiscono
solo le Nereidi avide di godimento.
Perline di pesci e centauri
percorrendo miti i sospiri
dell'uomo che raccoglie i tuoi tesori.
Tentativo infinito dell'allodola
che volendo scrivere i suoi scatti
si raccomanda al suono delle passioni
in uno scongiuro di segreti.
Guardando in contorno il cielo
fulminato da rantoli e alabastri
si coniuga un sottile manifesto
che pretende di conquistare il suo anonimato.
Innovatore come nessuno,
sembra il bacio pi� sanguineo
degli incommensurabili sorsi.
Il mare nella sua incandescente schiuma
� amico dei miei pianti.
FILI
Apri le tue labbra al silenzio.
SENTI...
Lascia che arda l'abisso che precipita la vertigine.
Arrotolati
nella luce di fuoco che si nomina.
Il ragno del destino
tess� i fili del tuo nome
nella mia bocca.
Abbiamo sigillato
il fuso che ci lega alla spina dorsale
di un Dio di fango.
Abbiamo rubato al tempo
i suoi semi di uccello
per volare al di sopra delle ore mozze.
Senti
come la notte si fa fuoco e cenere,
come semina domande
come spara all'aria cento arcane parole.
Come si apre la terra del mio corpo nelle tue mani
per bersi tutti i fiumi sotterranei.
Come un mistero ci condanna e ci fonde
nel crogiolo di una campana lucida
che trita sulle lenzuola dell'alba.
Granello Siderale
Pacifico,
recondito,
minerale,
Granello siderale.
Ti insinui in ogni battito di palpebre,
frugi la mia ingenuit�,
folgori con lei
e delicatamente
distilli il liquore del mio sangue
Liuto selvaggio
che si dedica interamenta alla tua essenza,
crepitando negli accenti
di voli fugaci.
Nell'angolo della mia voce
chiarisce esaltata la potenza genuina
del mio piumaggio
che mi alza fino alle cime scalze
dei tuoi specchi.
Trasognato
contemplo i vetri della tua ombra
attraversando i miei sensi,
come navi stellari che solcano l'infinito.
Mi dissolvo e riesco
ad imbarcare le lenzuola luminose
della tua anima e vociferante
salpare fino alle spiagge dalla tua bocca.
Declamando la successione chimerica
di transitare con te questo carminio orchestrato.
Sospiro inzuppato
dal rinnovato banchetto della tua lingua.
Castello di carte
Qualcosa ruppe il suo corpo.
Qualcosa � successo.
Qualcosa si � dovuto ammalare,
come se fossero germinati batteri di abisso
nel cemento del silenzio,
o ci fu chiss� una guerra forgiandosi
nelle viscere della materia
e si ribell� contro il suo misero destino.
Sentii qualcosa come uno scricchiolio,
come se fosse stato fratturato qualche osso
alla convinzione delle sue fondamenta,
come se girasse intorno alla morte
la sua purezza frattale.
Arriv�
fino alle mie orecchie il sibilo di un coltello
e vidi la sua rossa testa precipitare
verso il centro delle labbra,
la vidi affondare in un vortice di fumo,
e potei sentire gi� solo
quella scalata dell'impotenza accanirsi con la mia fortuna.
Non posso sostenerlo.
Solo ho queste mani di bambino
la cui pelle si apre quando il vento la morde,
la mia assoluta goffaggine per il calcolo
che mi priv� sempre dell'algebra perfetta della luce.
E quella paura dell'aria in disubbidienza
quando si ostina a frustare senza piet�
il castello di carte
della mia vita.
Gola di luce (di Maurizio Trapasso)
Silenzio, parlami.
Ora
che la pelle del tamburo
cess� di percuotere un deserto
nell'aurora.
Parlami
dal magma
fiorito in ogni millimetro di neve,
in ogni riga di tempo coagulato
che impasta il mio canto
ferito.
Parlami
con la voce che profana gli spasmi dell'aria.
Dimmi di me,
fruga il mio nome
tra il midollo spinale delle stelle.
Domanda agli uccelli
dove dimenticai il paracadute
dei miei sogni.
L'essere che usurp� la mia voce
mi ignora
quando attraversiamo il nostro sguardo
nei marciapiedi del giorno.
Restituiscimi il mio nome,
quello nato basso su tutte le croci,
gestato
sotto una congiunzione di spine e violette,
cresciuto nelle praterie del vento,
incendiato di allodole e di enigmi.
Dammi la tua lingua vivida
per illuminare queste pupille di pioggia.
Matura in gola di luce
la sinfonia sotterranea del mio sangue.