Fa parte della raccolta Pianissimo, pubblicata
nel 1914. Sono riassunte con una straordinaria semplicit� di stile le
tematiche peculiari di Sbarbaro: la solitudine dell�uomo moderno, la sua
aridit� esistenziale e la sua estraneit� in un mondo senza speranze,
l�indifferenza alle gioie e al dolore.
La lirica, rivolta dal poeta a se stesso, in una
sorta di soliloquio interiore con la propria anima, approda ad una
drammatica desolazione : il poeta non indaga sulle ragioni del suo
soffrire ma lo accetta come necessario. Il silenzio dell�anima (taci)
rivela come essa sia ormai incapace di provare sentimenti e trasmette in
modo evidente il senso di solitudine e isolamento dell'uomo, in un mondo
che sembra un grande deserto ove l�uomo sembra un corpo estraneo.
Si tratta di endecasillabi sciolti, cui si
alternano versi pi� brevi (quaternari, settenari e novenari),
prevalentemente settenari. Numerose le rime e le assonanze interne.
Frequenti gli enjambement e l�utilizzo di qualche iperbato e quindi
dell�inversione per rallentare il ritmo e accentuare il senso di
stanchezza che si cerca di comunicare. La sua cifra espressiva �
disadorna e prosastica, nuda di artifici.
I versi 1-9 sono occupati dal silenzio
dell�anima, l�anima stanca non emette alcuna voce; ai versi 10-13 il
poeta esprime la sensazione che la morte interiore si accompagni alla
morte fisica. Ai versi 13-18 afferma poi che l�anima e il corpo
continuano ad esistere e ad andare per il mondo, ma percorrono la realt�
come automi. I versi 19-20 sintetizzano il sentimento negativo della
vita, agli occhi del poeta non c�� nessuna attrattiva e tutto appare
come un grande deserto.