lei, tutta la bellezza di figlia delle fate aveva,
chiome assai lunghe, e leggeri i suoi piedi,
ma selvaggi i suoi occhi.
Io feci una ghirlanda pel suo capo,
e pur bracciali, e odorosa cintura;
lei mi guardò com' avria fatto amore,
dolcemente gemette.
Io mi stetti con lei, sul mio cavallo
al passo, e nessun altro vidi in tutto il giorno;
seduta di traverso modulava
un canto delle fate.
Lei procurò per me grate radici,
vergine miele e rugiadosa manna,
e in linguaggio straniero poi mi disse:
- Io t'amo veramente.
Nella grotta degli elfi mi condusse,
e lì lei pianse, e sospirò in tristezza,
ma i suoi barbari occhi io tenni chiusi,
con quattro baci.
Ivi lei mi cullò, sino a dormire,
e lì sognai: sia maledetto l'ultimo sogno
fantasticato lì sul declivio
del freddo colle.
Vidi principi e re, pallidamente,
scialbi guerrieri smunti, color morte erano tutti
e gridavano a me: - La bella dama che non ha
compassione, t'ha reso schiavo!
Le lor livide labbra scorsi nella penombra,
che m'avvertivano: - L'ampia voragine orrendamente
s'apre! - Allora mi svegliai, e mi scopersi qui,
sopra il declivio del freddo colle.
Questo è accaduto perché qui rimasi
solo, senza uno scopo ad attardarmi,
pur se appassite fosser le cipree
e gli uccelli del lago non cantassero.
(John Keats)
La Belle Dame sans Merci (dal francese: "La bella
dama senza pietà") è una ballata scritta dal poeta inglese John Keats.
Narra dell'incontro tra un cavaliere pallido senza
nome trovatosi in un paesaggio sterile e desolato, ed una misteriosa
donna dagli occhi selvaggi e inquietanti che dichiara di essere "figlia
di una fata"; lei getta su di lui un filtro amoroso.Il cavaliere la fa
salire sul proprio cavallo e lei lo conduce alla "Grotta degli elfi",
dove "versa lacrime e sospira di profondo dolore", lo nutre di cibi
magici e gli parla d’amore con linguaggio misterioso. Addormentatosi, il
cavaliere ha la visione di principi e re dalla pelle bianchissima, i
quali gli gridano che "La bella dama senza pietà" li ha assoggettati,
rendendoli suoi schiavi.Al risveglio, si ritrova sullo stesso, gelido
pendio dove continua ad aspettare inesorabilmente segnato
dall’incantesimo.
Keats sceglie il Medioevo cavalleresco, popolato di
re , guerrieri e di fate: un medioevo immaginario dove misteriosi
cavalieri erranti incappano in enigmatiche creature, vivono avventure
all’insegna della magia , del pericolo e della passione.Qui questi
elementi confluiscono in una vicenda che mescola Amore e Morte.