Poesia di Bertolt Brecht
La primavera non c'è più
Molto tempo prima .
Che ci gettassimo su petrolio, ferro e ammoniaca
C'era ogni anno
Il tempo degli alberi che verdeggiavano irresistibili e violenti .
Noi tutti ricordiamo
I giorni più lunghi
Il cielo più chiaro
L'aria mutata
Della primavera destinata a venire.
Ora leggiamo nei libri
Di questa celebrata stagione
E pure da molto tempo
Non sono stati scorti sulle nostre città
I famosi stormi di uccelli.
La gente ancora seduta sui treni è la prima
A sorprendere la primavera.
Le pianure la mostrano
Nell'antica chiarezza.
Certo negli alti spazi sembrano passare tempeste:
Esse toccano solo le nostre antenne.
“La primavera non c’è più” è un’opera poetica di Bertolt Brecht (1898-1956)
poeta, drammaturgo e regista teatrale Tedesco.
Ormai la bellezza della primavera si è assopita e la sua stagione diventa sempre
più cupa., non è più quella dei nostri padri per colpa di tanti motivi.
Il poeta scarica la colpa al progresso umano con l'uso indiscriminato di
sostanze, che sono le principali responsabili dello squilibrio ecologico. Il
poeta ha ragione nel dire che l’artefice delle tristi primavere nelle grandi
città sia l’uomo, e a centro, e l’uomo infatti , quello che si è buttato a capo
fitto su sostanze inquinanti come il petrolio per produrre energia lasciando da
parte per moltissimo tempo le risorse rinnovabili come il sole, il vento e
l’acqua.
Anche le stagioni non sono più quelle di un tempo. Per chi vive nelle grandi
città, la primavera è forse solo un bel ricordo: la si può riscoprire, con un
senso di piacevole sorpresa, dal finestrino di un treno che passa in aperta
campagna; oppure la si può trovare riprodotta nelle immagini di poeti, scrittori
e pittori. Passati dalla civiltà agricola a quella industriale non siamo
coinvolti dalle variazioni improvvise del tempo: le notizie metereologiche ci
giungono in casa, attraverso le antenne dei televisori.