LE FIABE PARLANO D'AMORE
C'è tutto scritto nelle fiabe e nei miti delle più diverse tradizioni culturali, là si narra di una vita che non muore mai, là affondano le radici della nostra esistenza che non muoiono mai, là si legge di uno spirito e di un'anima che ha "risorse sorprendenti e una forza psichica potente, istintuale e creatrice ma soffocata da paure, insicurezze e stereotipi" che non permettono di liberarsi dalle catene di un'esistenza non conforme ai bisogni più autentici e di «correre» con il proprio corpo e con la propria anima. A differenza però del corpo che va in ogni modo nutrito nel migliore dei modi, "l'anima e lo spirito riescono a crescere vigorosi con poco, addirittura nulla, e per lunghi periodi". Ecco il guanto di sfida che sarà lanciato a coloro che non hanno nulla da offrire o non vogliono, ingordi, offrire nulla della loro materia e tengono, stolti, tutto ma proprio tutto per sé, "la consapevolezza che si cresce e si sviluppa indipendentemente da loro e si continua a fiorire anche sotto tortura perché il legame dell'anima si nutre di una forza che non si spezza mai". Vero è che è difficile "immaginare come una persona possa riconoscere un altro simile se non ha ancora mai conosciuto se stesso", "è difficile immaginare come una persona possa riconoscere l'amore se non l'ha ancora mai conosciuto, se l'amore non si è mai sviluppato appieno".
Ora possiamo avere forza psichica in quantità (ed è certo che ognuno la possiede, una specie di pozzo cui attingere sempre a piene mani) ma se lo sviluppo della coscienza dell'amore (una rondine che vola nell'anima e la fa fiorire come se fosse sempre primavera) resta immobile, anzi inghiottito dalle sabbie mobili, non ci rimane che "l'istinto di errare fino a trovare altrove ciò di cui si ha bisogno con tante paure ed insicurezze addosso". Allora proviamo a chiederci se l'amore si cerca o si sente, se fa parte naturale di quella forza psichica cui ognuno può attingere o è una forza esterna che non si sa come né quando arriva, un bel principe o cavaliere che arriva d'incanto col suo cavallo bianco e con un bacio porta in vita la bella addormentata.
Già senza amore non c'è vita, ma l'amore fa veramente vivere?
E ancora, si può immaginare una vita interamente sostenuta dall'amore escludendo altri sentimenti?
Già altre volte abbiamo detto che l'amore si annida nell'anima, ora abbiamo aggiunto che all'anima basta poco o nulla per "stare bene". Un sorriso che si presenta all'improvviso e ci attraversa fino a riscaldare il profondo, una parola, una voce che sa d’antico e dice "ti voglio tanto bene, ti amo", una mano calda e carezzevole che ci fa sentire la presenza dell'altro, una lontananza che poi ha il sapore della vicinanza, la tendenza spontanea a correre incontro e non allontanarsi....
Potremmo continuare all'infinito, il senso è che l'amore appartiene all'anima, perciò non potremmo mai sentire l'amore se questo non avesse già dimora fissa nella nostra anima, se non affondasse le radici in quel primario (immortale?) amore, contenuto e racchiuso nell'anima, che poi ci ha fatto dono della vita e che ci tiene per così dire legati nella vita come nella morte. Dunque l'amore ci appartiene, è in noi quella forza (assieme a tante altre) della psiche che ci fa incontrare l'altro, ci spinge dentro l'altro e ci fa accomodare nella poltrona della sua anima e permette di conoscersi. A volte accade anche che la forza dell'amore è così grande che si ha un'altrettante grande paura, una paura che spaventa e si trasforma di tanto in tanto in tormento, un tormento che genera angoscia e a sua volta non permette di vivere l'amore nella sua pienezza. Allora bisognerebbe comprendere che l'amore potrebbe intessere più trame, una tela di Penelope costruita di giorno e disfatta di notte, un film a scena unica ma con diversi attori e molteplici personaggi, una rappresentazione a tema unico ma con la possibilità di uscire fuori tema, insomma è l’amore e l’amore vuole solo vivere e non si fa alcuna domanda. Bisognerebbe anche comprendere il significato della fatidica frase pronunciata alla fine di una relazione, "non ti amo più, non sento più niente per me, sei come un'amica/o", frase pronunciata con estrema difficoltà come se fosse scritto da qualche parte dell’eternità dell’amore. Allora si cercano gli errori, gli sbagli, le colpe, si fruga meglio nella personalità propria e dell’altro, fino ad arrendersi prostrati in uno stato confusionale. Il fatto è che bisognerebbe incontrare una vera donna o un vero uomo che saprebbero (questo è fondamentale) che nessuno dei due ha sbagliato in quanto non esistono errori nel mondo dell’anima, né torti, solo amore. Infinito amore. Dunque il sentimento, quello sì, è e sarà con noi finché viviamo, anzi è esso stesso vita, guai se non fosse così. “Tutto ciò che ci accade è sovra valutato dalla personalità, mentre per l’anima è solo un’esperienza”. La ricerca dell’amore dunque, per uomini e donne, dovrebbe essere sicuramente rivista e rivalutata.