DEROMANTICIZZAZIONE DI UN AMORE
"Amore voglio stare con te tutta la vita, t'amerò all'infinito". Quante volte
avete ascoltato queste parole? Soprattutto dette negli stati iniziali del
rapporto amoroso dove regna il romanticismo e tutto va bene di quella persona,
anche quelle fastidiose "piccolezze" su cui sorvoliamo noncuranti presi come
siamo a sostare in quell'ideale che ci appare ora così reale da averlo proprio a
portata di mano. Accade ben presto che lo spazio tra il reale e l'ideale si
assottiglia sempre di più, a svantaggio dell'ideale, e quelle "piccole
imperfezioni" assumono proporzioni sempre più grandi e perciò avviene quello che
possiamo chiamare la "deromanticizzazione" dell'amore. Avvertiamo o meglio
iniziamo ad avvertire un fastidio strisciante che man mano aumenta sempre di
più, quell'affiatamento d'un tempo scompare e ci porta a considerare l'altra/o
sempre più distante e lontano da quella adorabile persona conosciuta, s'affaccia
la prima crisi, una venatura insopportabile che s'insinua e scorre a demolire
pian piano "il romanticismo" dell'amore. Accade allora un qualcosa di strano,
"quell'attrazione iniziale di determinate qualità della nostra anima gemella
cede il passo al fastidio che ci danno quelle stesse qualità". Succede insomma
quello che comunemente viene chiamata "inversione edonistica" nel senso che
quell'aspetto dell'amato/a che prima ci dava piacere ora ci da' fastidio,
proprio non ci piace più e non ci diamo pace.
Poniamoci allora queste domande. La prima, "come e' possibile che ciò possa
accadere?" e la seconda, "alla lunga e' naturale questa disillusione?". Iniziamo
col dire "che è ampiamente confermato che più una persona fa sfoggio di una
particolare qualità o virtù, più quest'ultima tende a diventare molesta".
L'ammirazione, un tempo, per determinate estreme qualità dell'amato/a sfocia
all'interno di una relazione in un qualcosa di opposto o meglio porta ad una
interpretazione completamente diversa di quella stessa qualità. Facciamo un
esempio e prendiamo "l'indipendenza" come qualità. Se intendiamo in modo
positivo in una persona amata l'indipendenza nel senso che quella persona e' in
grado di camminare con le proprie gambe, avviene che quella stessa indipendenza
così gradita viene intesa "come non aver bisogno del proprio partner". E questo
all'interno di un rapporto determina un certo fastidio e la somma di più fastidi
determina una crisi e la crisi può costare cara al rapporto in tutti i sensi
possibili. La crisi inizia ad entrare nelle ossa, le attraversa in lungo e in
largo fino ad allagare l'anima e costringerla sempre di più nel senso che non le
permette più di vivere e per di più la confonde sempre di più. Un aiuto può
venire dalla consapevolezza di se' ma non tutti ce l'hanno, la "consapevolezza
che le qualità positive hanno, per loro natura, un risvolto negativo e perciò è
inutile insistere in una visione unilaterale, allargare lo sguardo a
trecentosessanta gradi e forse anche di più potrebbe portare ad una migliore
visione di se' e dell'altro/a.
Allora la disillusione e' dietro l'angolo, ferma ad aspettarci? E' naturale la
deromanticizzazione dell'amore? Naturalmente avviene che "una volta terminato il
corteggiamento e conquistato il partner si è portati a lasciarsi andare in più
cose, pensieri e comportamenti, e soprattutto si va incontro ad un continuo
processo di "iniziazione". Cosa e dove porta questo processo e che significato
ha per la persona? Il fatto e' che siamo naturalmente sottoposti a continui
cambiamenti psichici, perciò passiamo "da un livello di conoscenza e
comportamento a un altro livello di conoscenza e di azione più maturo e più
energico". In altri termini assistiamo a passaggi continui nel senso che "ci
sono sempre nuove età, nuove fasi e altre prime volte che ti aspettano", perciò
si può passare nel modo più naturale possibile verso un nuovo modo della
conoscenza e dell'essere. Questi passaggi sono a volte lentissimi, a volte così
accelerati che persino ci spaventano e finiamo per averne paura. Già, abbiamo
paura perché "sentiamo un forte vento nella psiche", una tempesta necessaria per
consentire un lavoro interiore foriero di cambiamenti di rotta alla nave in
cerca di un ancoraggio tranquillo dove poter attraccare. Badate bene che tutto
questo lavorio può essere imbrigliato di modo che ha difficoltà a proseguire, ad
andare avanti, e perciò cristallizziamo il processo in una "non scelta" che in
fondo paralizza la persona. Consapevoli o no tutto ciò accade nella natura
dell'essere e nel modo più naturale possibile, in noi però vi è un altrettanto
naturale potere che è poi la forza derivante dalla consapevolezza dei nostri
pensieri e dei nostri comportamenti e soprattutto dalla consapevolezza di un
"predatore" interno che non si stanca mai di lottare. E lotta per vivere non per
morire.