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Aleksandr Sergeevich Pushkin
In una graziosa casetta dalle finestre fiorite vivevano una volta tre sorelle.
Un giorno esse stavano filando nel giardino davanti alla casa e chiacchieravano
tra loro.
- Se fossi zarina, - disse la prima � cucinerei con le mie mani un banchetto
squisito per tutte le genti del reame.
- Se fossi zarina, - disse la seconda � tesserei un abito meraviglioso per ogni
abitante della terra.
- Se fossi zarina, - disse la terza dolcemente � regalerei allo zar un figlio
eroe.
In quel momento un giovane apr� il cancello di ferro battuto ed entr� nel
giardino.
- Sono lo zar Saltan � egli annunci�. � Passavo da queste parti e mi � capitato
di sentire i vostri discorsi. Vuoi essere mia sposa, graziosa fanciulla? �
soggiunse rivolgendosi alla terza sorella. � E voi, damigelle, volete essere la
cuoca e la tessitrice di corte?
Lo zar fece salire la sua futura sposa su un bianco cavallo e la condusse a
palazzo. Quando vi giunsero, si celebrarono subito le nozze e, in onore degli
sposi fu indetto un grandioso banchetto. Le stanze del castello risuonavano di
allegre grida e di risate; ma nella grande cucina e nella stanza degli arcolai
le due sorelle, si rodevano per l�invidia e non riuscivano in nessun modo a
darsi pace.
Era trascorso poco tempo quando lo zar dovette balzare sul suo cavallo e partire
per la guerra. Per lunghi mesi egli rimase lontano, occupato a combattere i
nemici del suo regno, e nel frattempo Dio don� alla zarina un bimbo bellissimo,
alto quasi un metro. La zarina lo guard� con amore orgoglioso, come un�aquila
guarda il suo aquilotto. Subito fu inviato un messo allo zar con la bella
notizia.
Ma le due invidiose sorelle e la vecchia comare Barbarica fermarono per strada
il messaggero, lo distrassero con una scusa e gli infilarono nella bisaccia un
altro messaggio che diceva: � La nostra zarina ha donato allo zar un essere
mostruoso, un animale sconosciuto. Che dobbiamo fare?"
Non appena lo zar ebbe letto quest�orribile notizia, sent� una pena acuta
stringergli il cuore. Poi prese uno stilo e scrisse: � Si attenda il mio
ritorno�.
Il messaggero ritorn� al castello, ma non aveva ancora varcato il ponte levatoio
quando le due invidiose sorelle, che avevano spiato ansiosamente il suo arrivo,
gli afferrarono le briglie, lo fecero scendere da cavallo e lo condussero in
cucina. Qui con mille chiacchiere e qualche bicchiere di vino, riuscirono di
nuovo a sostituire il messaggio con un altro che diceva: � Che la zarina e la
sua creatura siamo chiusi in una botte e gettati immediatamente in fondo al
mare. Ordine dello zar�.
Il nunzio port� il messaggio ai nobili del palazzo ed essi, bench� inorriditi e
sconvolti, dovettero eseguire l�ordine del loro sovrano. Presero la zarina e il
suo bellissimo bimbo, li chiusero in una botte e li gettarono nel nero mare, in
balia delle onde. Poi tornarono al castello e, assaliti dal rimorso, si
coprirono il capo di cenere.
Scese la notte: le stelle si accesero, la luna mand� i suoi raggi a inargentare
le onde del mare.
Laggi�, tra onda e onda, cullata dal vento, una botticella continuava il suo
viaggio. Piangeva nell�interno la zarina e cercava invano, battendo i piccoli
pugni sul legno, di spezzarlo; il principino cresceva di ora in ora, diventava
grande, bello e forte, e implorava l�onda ad alta voce:
- Onda gentile, onda inargentata, tu che accarezzi le rive del mare, tu che
levighi i sassi dei fiumi, tu che vai cantando, libera e felice, la tua canzone,
ti prego, non farci morire, abbi piet� di noi, salvaci! Facci approdare su una
riva amica! Fa che troviamo gente ospitale che ci accolga nella sua terra!
L�onda ubbid�. Prese la botticella e la depose sulla spiaggia, poi si ritir�
quietamente. Il principino si drizzo in piedi, punto il capo contro il coperchio
e questo si spezz�, lasciando uscire la zarina e suo figlio. Si ritrovarono in
un isola deserta, coperta di verdissimi prati e dominata da una collina, su cui
s�innalzava, ben salda, una quercia. La zarina rivolse lo sguardo al cielo e
s�inginocchi� sulla spiaggia per ringraziare Dio di averli tratti in salvo. Il
fanciullo si guard� attorno, poi si diresse subito verso la grande quercia e ne
spezzo un ramo. Ne stacc� le foglie, e lo mise da parte. Poi sfil� il cordone di
seta della croce che portava al collo, prese il ramo, curv� ad arco e
all�estremit� leg� il cordone; stacc� un ramoscello e lo appunt� per farne una
freccia, e con il nuovo arco s�incammin� lungo la spiaggia per procurare la cena
per s� e per sua madre.
A un tratto gli giunsero all�orecchio dei gemiti. � Chi pu� essere? � pens� il
principino, allarmato. � Chi mai si lamenta su quest�isola deserta? � ma ecco, i
gemiti si facevamo sempre pi� vicini, si udiva un ronzio, un batter d�ali �e
laggi�, tra le alghe, il fanciullo scorse un cigno meraviglioso, con le ali di
un candore abbagliante, nell�atto di difendersi dagli assalti di un orribile
sparviero dal becco spalancato. Lo sparviero aveva gi� sfoderato gli artigli e
protendeva il becco adunco � quando la freccia del principino trafisse l�aria
sibilando e gli penetr� nel collo. Subito l�uccellaccio piomb� a picco nel mare
lanciando un urlo lacerante, e il suo sangue tinse l�acqua di rosso. Allora il
cigno lev� verso il fanciullo il suo lungo collo flessuoso e cominci� a parlare
con voce dolcissima:
- Grazie, figlio dello zar, per avermi salvata. Io non sono un cigno, ma una
fanciulla vittima di un incantesimo, e quello che tu hai trafitto non era uno
sparviero, bens� il mago crudele che mi teneva prigioniera. Io ti sar� grata per
sempre di ci� che hai fatto e ti sar� al fianco quando avrai bisogno di me. Ora
torna da tua madre e v� a riposare. Addio! � E il cigno si lev� in volo.
Il principino guard� a lungo il cigno che si allontanava e poi torn� da sua
madre e tutti e due si addormentarono sulla riva del mare � e il mattino dopo,
non appena i sogni della notte fuggirono via, una meravigliosa sorpresa
attendeva il principino! L�isola non era pi� deserta, ma vi s�innalzava una
grande citt�, circondata da bianche mura merlate; le torri dei palazzi e le
cupole dei monasteri risplendevano al sole e un gioioso scampanio annunciava una
grande festa.
- Mamma, mamma guarda! � grid� il fanciullo, destando la zarina.
- Oh! � mormor� la zarina. � Chi mai avr� fatto sorgere, stanotte, questa citt�?
E insieme si avviarono verso i cancelli.
- Senti questo scampanio? � disse ad un tratto la zarina. � Sembra che ci sia
una grande festa. Chi sar� il festeggiato?
- Guarda, mamma, le carrozze dorate che vengono da questa parte, con dentro
tante dame e tanti cavalieri! E guarda che magnifici cavalli! E quanta gente
viene verso di noi! Che cosa vorr�?
- Vogliamo incoronarti nostro principe, fanciullo � gli disse un vegliardo dalla
lunga barba bianca.
Poi gli pos� sul capo biondo una corona e soggiunse:
- Che d�ora innanzi tu sai il nostro amato sovrano, con il nome di principe
Guidone.
Grandi acclamazioni si levarono. La folla si strinse festante attorno al
fanciullo sovrano mentre la zarina piangeva di gioia. Poi la zarina e il
fanciullo furono accompagnati nello splendido palazzo reale, dove ebbero luogo
grandi festeggiamenti.
Una nave correva veloce sulle onde, le grandi vele spiegate. Il nocchiero,
dall�alto, scrutava l�orizzonte. A un tratto, un grido:
- Terra in vista!
I marinai si affollarono sul ponte.
- E� l�isola deserta! L�isola della quercia! � grid� uno.
- E ora vi sorge una citt�, con torri e le mura merlate! Che strano prodigio �
mai questo?
- Sentite? I cannoni sparano a salve per invitarci ad approdare. Presto,
accostate! Gettare l�ancora!
I marinai scesero a terra e il principe Guidone mand� ambasciatori per invitarli
a palazzo e fece preparare un banchetto.
- In cosa commerciate, ospiti? � chiese il principe.
- In pellicce e pietre preziose. Abbiamo viaggiato in lontane contrade, e ora
stiamo tornando in patria, nella terra del glorioso zar Saltan.
A queste parole il principe Guidone trasal�.
- Che il mare vi trasporti quietamente e il vento vi possa sospingere fino in
patria, naviganti � disse � E, l� giunti recate il mio saluto allo zar Saltan.
I marinai risalirono sulla nave e ripartirono, mentre sulla riva il principe
Guidone guardava sospirando le bianche vele che si allontanavano veloci sul
mare. Un guizzo sull�acqua, uno scintillio di bollicine d�argento, una
cascatella di candida spuma, ed ecco che la dolce principessa Cigno apparve
sulla cresta dell�onda.
- Salute a te, mio principe � ella disse. � Perch� mai sei cos� triste e
malinconico?
- La nostalgia della mia terra e il desiderio di rivedere mio padre mi
opprimono, cigno gentile.
- Io sono in grado di alleviare il tuo dolore, principe. Non vorresti volare
dietro alla nave fino alla tua terra e a tuo padre? Ebbene, far� in modo che il
tuo desiderio venga esaudito: che tu sia trasformato in una zanzara!
Il cigno scosse le ali e spruzzo il principe di mille goccioline d�argento. Egli
divenne fin quasi a scomparire � e si trasform� in uno zanzarino, che vol�
ronzando dietro la nave.
La nave correva veloce su un mare tranquillo, sospinta da un allegro venticello.
Il principe zanzarino la seguiva, volando sulla scia, con gli occhi rivolti alla
sua patria. Ecco la terra! Ecco le bianche torri! I naviganti approdarono
felicemente e una gran folla venne loro incontro per salutarli. Ad accoglierli
c�erano anche i messaggeri dello zar che li invitarono a palazzo.
Nella sala delle udienze lo zar Saltan sedeva sul trono con il volto malinconico
e assente come se il suo pensiero vagasse lontano. Le due invidiose cognate e la
comare Barbarica gli sedevano accanto in silenzio. Lo zanzarino fece un voletto
affettuoso attorno al capo dello zar, poi si pos� sulla sua manica sinistra.
- Da quali paesi venite? � chiese lo zar. � Avete viaggiato a lungo? Quali
meraviglie avete visto nel grande mondo?
- Molte cose straordinarie abbiamo viste. Strane usanze e incantevoli paesaggi.
Ma la cosa pi� strana e meravigliosa � stata questa: dove un tempo sorgeva
un�isola deserta, � sbocciata d�un tratto una bellissima citt�, con le cupole
d�oro risplendenti al sole, i giardini profumati e una reggia grande e
imponente. Vi regna il principe Guidone, che ti manda i suoi saluti.
- Ma � un fatto veramente prodigioso! � esclam� lo zar Saltan. � Questa strana
isola mi incuriosisce molto. Voglio proprio andare a vederla e a rendere visita
al principe Guidone.
Le tre donne si guardarono. Chi era mai questo principe Guidone? Nessuno ne
aveva sentito parlare.
- Ma che cosa c�� di tanto straordinario in quello che avete raccontato? � salt�
su allora la sorella cuoca. � Io s� che conosco un posto dove succedono cose
stupefacenti �.
E dopo una pausa, prosegu�:
- In un bosco di mia conoscenza c�� un abete, sotto l�abete c�� uno scoiattolo,
lo scoiattolo canta canzoncine e sgranocchia continuamente noccioline. Le
noccioline hanno il guscio d�oro e la mandorla di smeraldo.
Lo zar, pieno di stupore, aveva gi� dimenticato la strana isola con le cupole
splendenti. Allora lo zanzarino and� ronzando a pungere la cuoca sopra l�occhio
destro. Potete immaginarvi il parapiglia che si scaten�! Tutti correvano,
urlando, si sbracciavano per afferrare l�impudente zanzarino, ma questi fugg�
via dalla finestra spalancata e se ne torn� alla sua terra.
Alcune sere dopo, il principe, che aveva ripreso il suo aspetto umano,
passeggiava sulle rive del mare, sospirando. La luna mandava i suoi raggi
sull�acqua. Ma ecco, i raggi s�intrecciano in modo bizzarro, disegnando un�ala,
lungo collo, un cigno!
- Salve, mio principe! � mormor� dolcemente la principessa Cigno � Perch�
passeggi triste e pensieroso sulle rive del mare?
- Un desiderio irrealizzabile mi tormenta, cigno gentile. Laggi�, nella reggia
di mio padre, ho udito parlare di un bosco dove vive uno scoiattolo che,
cantando una canzoncina, sgranocchia noccioline d�oro purissimo che hanno
l�interno di smeraldo. Io vorrei possedere questo scoiattolo, ma purtroppo ci�
non pu� avverarsi.
- Non rattristarti, mio principe. Ci� che desideri non � impossibile. Sono
felice di poterti aiutare e di provarti la mia riconoscenza. Torna a casa e
vedrai �
Rasserenato, il principe Guidone ritorn� a casa e � vi immaginate che cosa vide
non appena ebbe varcato il cancello del suo giardino? Lo scoiattolo fatato che
sgranocchiava allegramente noccioline e faceva tanti mucchietti dei gusci d�oro
e dei frutti di smeraldo! I dignitari e le dame di corte lo guardavano con gli
occhi spalancati per la meraviglia.
Il principe batt� le mani per la contentezza; ringrazi� dentro di s� il cigno
amico e fece costruire per lo scoiattolo una bellissima casetta di cristallo,
con la vaschetta per fare il bagno, la spazzolina per pettinarsi la lunga coda e
un�altalena per cullare i suoi sogni.
La nave correva veloce sull�onda, sospinta dal vento. Il sole giocava con le sue
vele e con il ponte, bruciate sotto i suoi raggi. Poi l�isola della quercia si
deline� all�orizzonte e i cannoni a salve per invitare i naviganti a entrare nel
porto. Ammessi nella reggia, i marinai chinarono la testa davanti al principe la
testa davanti al principe Guidone.
- Che nuove mi portate, ospiti? � chiese il principe. � Da quale terra venite e
dove state andando?
- Siamo andati in lontani paesi e abbiamo commerciato in cavalli; ora stiamo
navigando verso la terra di Saltan, nostro zar.
- Vi auguro che la vostra nave giunga felicemente in porto, naviganti. E, non
appena sarete in patria, vi prego, non dimenticate di dire allo zar Saltan che
il principe Guidone gli manda il suo saluto.
Gli ospiti si accomiatarono da lui e ripartirono sulla loro nave. Guidone and� a
passeggiare sulla riva del mare, fissando lo sguardo sulle bianche vele che si
allontanavano. Il cigno si avvicin� silenziosamente al giovane e gli disse:
- Che hai, mio principe? Perch� te ne stai qui solo soletto e sospiri? Che cosa
ti affligge questa volta?
- Una grande nostalgia mi punge il cuore. Vorrei volare via come quella nave,
sulla cresta dell�onda, verso la mia patria e mio padre, ma non ho ali che mi
trasportino.
Il principe non aveva ancora finito di parlare che gi� la principessa Cigno
aveva scosso le ali ed egli si era trasformato in un ronzante moscone.
- Addio, cigno gentile! E grazie! � e il principe moscone and� a posarsi
sull�albero maestro.
La nave correva veloce sull�onda e gi� entrava nel porto. I naviganti furono
invitati a reggia dallo zar Saltan e il nostro audace moscone vol� dentro con
loro. Lo zar era seduto su un trono tutto d�oro, aveva in capo una corona
risplendente di pietre preziose, ma il suo sguardo era triste. Accanto a lui,
come sempre, erano sedute le due cognate e la comare Barbarica.
- Da dove venite, naviganti? � chiese lo zar Saltan. � Avete fatto buon viaggio?
Che novit� vi sono nel mondo?
- Abbiamo visto cose meravigliose, sire, ma la pi� meravigliosa di tutte � stata
questa: in mezzo al mare vi � un�isola in cui � sorta all�improvviso una citt�
dalle cupole risplendenti. Nel giardino della reggia cresce un abete: sotto
l�abete c�� uno scoiattolo che canta una canzoncina e sgranocchia noccioline i
cui gusci sono d�oro e i cui frutti sono di smeraldo. Lo scoiattolo vive in una
casetta di cristallo. Con i gusci gli isolani coniano monete e gli smeraldi
vengono distribuiti agli abitanti. Signore di quest�isola � il principe Guidone,
che ti manda il suo saluto e ti invita nella sua terra.
L�animo dello zar si riemp� di stupore ed egli esclam�:
- Allestitemi una flotta. Voglio andare a vedere quest�isola incantata e a far
visita al principe Guidone.
Ma le due sorelle e la comare Barbarica si guardarono sospettose. Chi era mai
questo principe Guidone?
- Che gran cose raccontate! � esclam� con voce rauca la tessitrice. � Ma che
cosa c�� di tanto strano nel fatto che uno scoiattolo sgranocchi noccioline
d�oro? Vi racconter� io un fatto molto strano pi� strabiliante.
Nella sala si fece improvvisamente un gran silenzio. La tessitrice prosegu�
cantilenando:
- Sulle rive di un mare lontano, agli estremi confini della terra, si dice
succeda questo strano fenomeno; percorso da un vento di tempesta, il mare
ribolle, schiumeggia, si gonfia; dalle sue acque sorgono infine trentatre
guerrieri alti e forti e armati fino ai denti, ricoperti di squame lucenti. E
alla loro testa c�� l�antico eroe Tcernomor. Questo si che � un prodigio unico
al mondo!
Tutti ammutolirono per la meraviglia e lo zar Saltan era gi� dimenticato
dell�isola della quercia. Il moscone allora s�infuri� e, ronzando sul capo della
tessitrice, la punse sotto l�occhio sinistro.
- Uccidetelo! � urlavano tutti. � Presto, acchiappatelo! Non lasciatelo scappare
! di qua! No, di l�!
Ma il principe moscone fugg� via veloce attraverso la finestra e se ne torn�
alla sua terra. La sera, dopo il tramonto, il principe Guidone andava sulle rive
del mare. Nuotando silenziosamente, gli s�accost� ancora una volta la dolce
principessa Cigno.
- Che hai, mio principe? � mormor�. � Perch� passeggi triste e pensieroso sulla
riva del mare? Perch� guardi l�orizzonte e sospiri? Che cosa c�� che non va?
- Un grande desiderio mi riempie il cuore gentile. Ho sentito dire che vi � un
luogo nel mondo in cui il mare, percosso da un vento di tempesta, ribolle,
schiumeggia e infine lascia uscire dalle sue acque trentatr� guerrieri alti e
forti armati fino ai denti, ricoperti di squame lucenti. E alla loro testa c��
l�antico eroe Tcernomor. Oh, come vorrei poter vedere con i miei occhi questo
strano prodigio! Ma purtroppo non potr� mai realizzare questo desiderio �
- Non rattristarti, mio principe. Io posso aiutarti a realizzare il tuo
desiderio. Quei guerrieri del mare sono miei fratelli. Torna a casa tranquillo e
attendi �
Il principe torn� a casa rasserenato e sal� in cima alla pi� alta torre,
fissando lo sguardo sul mare. A un tratto un soffio di tempesta sconvolse il
mare, che ribolle, schiumeggia, si gonfia, poi lascia sulla sabbia trentatr�
fortissimi guerrieri, rivestiti di squame lucenti. I guerrieri avanzano in fila,
le armi in pugno, e innanzi a tutti va l�antico eroe Tcernomor.
Guidone si precipit� gi� dalle scale e corse incontro agli ospiti. Le guardie
spalancarono i cancelli della citt� per fare entrare i trentatr� guerrieri. I
guerrieri entrarono con il capo fieramente eretto, e le loro squame mandavano
bagliori sinistri. Il capo, Tcernomor, si present� al principe Guidone.
- La principessa Cigno, nostra sorella, ci ha mandato da te, affinch�
sorvegliamo la tua gloriosa citt�. Tutti i giorni, alla stessa ora, noi
emergeremo dalle acque e monteremo la guardia alle mura. Cos� voi potete
riposare tranquilli. A domani, dunque!
E i guerrieri scomparvero nuovamente nel fondo marino.
La nave correva veloce sul mare, un vento leggiero increspava le onde. Ecco
apparire l�isola dalle cupole splendenti! I cannoni spararono a salve, invitando
il veliero a entrare nel porto. Ecco i naviganti davanti al principe Guidone.
- Da dove venite. Ospiti, e dove state andando? In cosa avete commerciato? In
pellicce, in cavalli o in pietre preziose?
- In corazze, principe, e in oro zecchino. E ora stiamo tornando nella nostra
patria, dove regna lo zar Saltan.
- Che un vento amico sospinga la vostra nave e che possiate giungere in patria
sani e salvi. Porgete, vi prego, i miei saluti allo zar Saltan.
I marinai tornarono sulla nave e ripartirono e il principe Guidone rimase sul
lido, con lo sguardo fisso alle bianche vele che s�allontanavano. Un guizzo
sull�acqua, uno scintillio di piume bianche e ancora una volta il cigno apparve
sulla cresta dell�onda.
- Che hai, mio principe, che te ne stai qui tutto solo soletto a sospirare, e
guardi la nave che si allontana in fretta sul mare?
- Una pena infinita mi opprime, cigno gentile. La mia anima vorrebbe volar via �
Un breve sbatter d�ali, uno spruzzo di argentee goccioline e il principe,
trasformato in calabrone, vol� via ronzando sulla scia della nave. Scese la
notte punteggiata di stelle, poi sorse un nuovo giorno. Il calabrone continuava
a volar dietro la nave e i grandi uccelli del mare lo guardavano stupiti.
Laggi�, il porto sicuro attendeva la nave che si avvicinava a vele spiegate.
Ecco, la nave entra in porto, i cancelli della reggia si spalancano, giungono i
naviganti scortati dalle guardie d�onore, e dietro di loro vola il calabrone. Lo
zar Saltan sedeva sul trono d�oro lucente, ma un pensiero tormentoso gli
oscurava il volto. Egli ricevette con tutti gli onori i naviganti, li invit�
alla sua tavola, poi prese a interrogarli:
- Ditemi, ospiti, quali terre avete visitate? Quali nuove meraviglie avete visto
nel vasto mondo?
- Siamo andati in lontane contrade, sire, e abbiamo visto molte meraviglie, ma
la meraviglia pi� grande � stata questa: su un�isola un tempo deserta sorge ora
una citt� in cui ogni giorno accede uno strano prodigio. Il mare ribolle e
schiumeggia, scagliando le sue onde sul lido, e dalla spuma delle onde emergono
trentatr� guerrieri alti, forti e ben armati, guidati dall�antico eroe
Tcernomor. Essi avanzano verso le mura della citt� e montano la guardia
all�isola, rimanendo dritti e immobili fino al calare del sole. Solo allora
rientrano ne mare. Signore di quest�isola � il principe Guidone, che ti manda il
suo saluto pi� affettuoso.
Lo zar Saltan si sent� preso da grande meraviglia ed esclam�:
- Presto allestitemi una flotta! Voglio recarmi nell�isola misteriosa a fare
visita al principe Guidone. Ma le due invidiose sorelle e la comare Barbarica si
guardarono bieche in volto. Chi era dunque questo misterioso principe Guidone? E
se fosse stato? � No, lo zar non doveva assolutamente andare a fargli visita!
- Non stare ad ascoltare questa gente, mio zar! � esclam� allora la vecchia
comare Barbarica. � che cosa c�� di tanto strano se i guerrieri escono dal mare
e montano la guardia a una citt�? Ora ti racconter� io un fatto molto pi�
straordinario. Al di l� dei mari, in una terra sconosciuta, dicono che viva una
principessa bellissima. Di giorno ella offusca col suo splendore la luce del
sole e di notte illumina la terra. Nelle sue trecce nerissime splende una falce
di luna e sulla sua candida fronte brilla una stella. Tanta � la sua grazia nel
camminare che pare un cigno che scivoli sull�acqua, e la sua voce sembra il
canto della sorgente.
Tutti ascoltavano incantati. Ma a un tratto si ud� un grido: il calabrone aveva
punto il naso della comare Barbarica, poi era volato via in gran fretta.
La sera era scesa sul mare e sulla terra. I raggi della luna giocavano con le
onde increspate dal vento. Pensieroso, il principe Guidone s�aggirava sulla
spiaggia.
- Che hai, mio principe, per aggirarti cos� triste e malinconico? � mormorava il
cigno avvicinandosi. � Quale altro desiderio ti accora?
- Un desiderio ancora pi� grande degli altri, mio cigno, ma ancora pi� difficile
da realizzare. Laggi�, nella reggia di mio padre, ho sentito parlare di una
fanciulla di meraviglia bellezza, che di giorno offusca col suo splendore la
luce del sole e di notte illumina la terra. Una falce di luna le splende nelle
nere trecce e una stella le brilla in fronte. Quand�ella cammina sembra che
scivoli sull�acqua e la sua voce sembra il canto della sorgente. Vorrei che
quella fanciulla diventasse mia sposa � ma questo non � che un sogno.
Un lungo silenzio segu� queste parole. Non si sentiva che il mormorio delle onde
e il fruscio del vento. Infine la dolce principessa Cigno rispose esitante.
- La fanciulla che cerchi esiste veramente, mio principe, ma sei proprio sicuro
di volerla sposare? Pensaci bene, per non doverti pentire in seguito.
- Ci ho pensato abbastanza e ormai ho deciso. Stanotte stessa partir� per andare
alla ricerca della fanciulla dalla stella in fronte.
- Non c�� bisogno che tu parta, mio principe � sussurr� allora il cigno. �
Attendi e vedrai �
E davanti agli occhi del principe accadde un fatto straordinario. Il cigno apr�
le ali come per volare via, tese verso l�alto il lungo collo; una nube di spuma
lo nascose agli occhi del principe, poi � una fanciulla di meravigliosa bellezza
apparve al suo posto: una falce di luna le splendeva nelle nere trecce e una
stella le brillava in fronte; ella camminava sull�acqua lieve come un cigno che
scivoli sulle onde e quando parlava la sua voce era armoniosa come il canto
della sorgente.
- Sono io la fanciulla che cercavi � ella disse. � E, se tu vuoi, sar� la tua
sposa.
Il principe la prese per mano e la condusse davanti a sua madre. I due giovani
s�inginocchiarono davanti a lei e Guidone preg�:
- Questa � la sposa che ho scelto, mamma. Dacci il tuo consenso e la tua
benedizione, perch� i tuoi figli possano vivere nella gioia e nell�amore.
Felice, la zarina benedisse i due giovani e, la sera stessa si celebrarono le
nozze.
A vele spiegate, la nave correva sulle onde, sospinta dal vento. Pass� davanti
l�isola dalle torri spendenti, i cannoni sparano a salve e la nave entr� in
porto. I naviganti sono introdotti nella sala del trono dal principe Guidone.
Accanto a lui siede la principessa Cigno e un dolce chiarore la circonda.
- In che cosa commerciate, miei ospiti? � s�informa il principe. � Verso quale
terra siete diretti?
- Ci siamo recati in terre lontane, principe, e abbiamo commerciato in spezie.
Ora stiamo facendo ritorno in patria, la terra del glorioso zar Saltan.
- Che il mare vi sia propizio, miei ospiti, e le onde non vi travolgono. Quando
giungerete in patria, recate il mio saluto allo zar Saltan e ricordategli la sua
promessa di venirmi a trovare.
I naviganti ripartirono, ma questa volta il principe Guidone non li segu�
pensieroso sulla riva del mare, con lo sguardo rivolto alle vele fuggenti.
Questa volta il principe rest� felice nella reggia, accanto alla sua sposa
luminosa. Nulla pi� lo spingeva ad andare sull�ampio mare.
Il veliero giunse nel porto, le bianche vele spiegate; i naviganti furono
invitati a corte dallo zar. Egli sedeva sul suo trono d�oro lucente e un
pensiero tormentoso gli oscurava il volto. Le tre donne gli sedevano accanto
sospettose. Saltan invit� gli ospiti a banchetto e poi prese a interrogarli:
- Ditemi, naviganti, quali terre avete visitato? Quali nuove meraviglie avete
visto?
- Abbiamo visitato lontane contrade e abbiamo visto molte meraviglie, sire. Ma
la meraviglia pi� grande � stata questa: in un�isola una volta deserta � sorta
una grande citt� dalle cupole risplendenti al sole. Nel giardino della reggia
c�� uno scoiattolo che sgranocchia noccioline d�oro con la mandorla di smeraldo.
Attorno alle mura ci sono trentatr� guerrieri che escono ogni giorno dal mare
schiumeggiante per venire a custodire la citt�. E nella sala delle udienze c��
una fanciulla di straordinaria bellezza, con una falce di luna nei capelli e una
stella in fronte. Quand�ella cammina pare un cigno che scivoli sull�acqua e
quando parla sembra una sorgente che mormori il suo canto. Ella � la sposa del
principe Guidone, che ti saluta e ti rinnova il suo invito.
Allora lo zar prese la grande decisione: fece allestire la flotta e si prepar�
al lungo viaggio. Invano, questa volta, le due invidiose sorelle e la vecchia
comare Barbarica tentarono di trattenerlo.
- Lasciatemi! � egli grid� sdegnosamente. � Sono o non sono lo zar? � E se ne
usc� a grandi passi.
Su una torre del castello il principe Guidone scrutava il mare in lontananza.
Alcuni gabbiani roteavano pigramente sull�acqua, lanciando ogni tanto il loro
stridulo grido. Ma null�altro, n� uomo n� animale, rompeva il silenzio e la
solitudine del luogo. Eppure � c�era qualcosa laggi�, un puntino che
s�ingrandiva via via che s�avvicinava � s�, era una grande vela bianca, era il
veliero dello zar Saltan!
Quando la nave approd� nel porto, i cannoni spararono a salve e le campane
sonarono gioiosamente. Guidone stesso si rec� incontro al padre, si prostr� ai
suoi piedi, poi, in silenzio, lo precedette verso la reggia. Schierati ai
cancelli della reggia, c�erano i trentatr� guerrieri e l�antico eroe Tcernomor,
che presentarono le armi allo zar. Nel giardino, lo scoiattolo fatato
sgranocchiava noccioline d�oro e cantava la sua gaia canzoncina. E sulla soglia
della sala del trono una bellissima fanciulla attendeva lo zar: aveva una falce
di luna nei capelli e una stella rilucente in fronte. Teneva per mano la zarina
e sorrideva.
Lo zar guard� la zarina e trasal�. � La mia dolce sposa perduta da anni �� pens�
e , scoppiando a piangere come un bambino, abbracci� la moglie, il figlio e la
giovane principessa.
Le due malvagie sorelle e la comare Barbarica, che avevano seguito lo zar, si
nascosero negli angoli pi� bui del castello. Ma Guidone mand� i servi a cercarle
e le invit� al grande banchetto, e la zarina perdon� le sue invidiose sorelle.
Una grande gioia scese nel cuore di tutti.
I trentatr� guerrieri intanto montavano la guardia perch� nessuno disturbasse il
banchetto regale, mentre lo scoiattolo sgranocchiava noccioline vere sulla
tavola del principe Guidone.