|
POESIE DI PRIMO LEVI
SHEMA� Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo � un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no. Considerate se questa � una donna, senza capelli e senza nome senza piu forza d ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d'inverno. Meditate che questo � stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa e andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli o vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. Se questo � un uomo PRIMO LEVI Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo � un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un s� o per un no. Considerate se questa � una donna, Senza capelli e senza nome Senza pi� forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo � stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. (Primo Levi, Se questo � un uomo, 1947) L'approdo Felice l'uomo che ha raggiunto il porto, Che lascia dietro di s� mari e tempeste, I cui sogni sono morti o mai nati, E siede a bere all'osteria di Brema, Presso al camino, ed ha buona pace. Felice l'uomo come una fiamma spenta, Felice l'uomo come sabbia d'estuario, Che ha deposto il carico e si � tersa la fronte, E riposa al margine del cammino. Non teme n� spera n� aspetta, Ma guarda fisso il sole che tramonta. La bambina di Pompei Poich� l'angoscia di ciascuno � la nostra Ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna Che ti sei stretta convulsamente a tua madre Quasi volessi ripenetrare in lei Quando al meriggio il cielo si � fatto nero. Invano, perch� l'aria volta in veleno � filtrata a cercarti per le finestre serrate Della tua casa tranquilla dalle robuste pareti Lieta gi� del tuo canto e del tuo timido riso. Sono passati i secoli, la cenere si � pietrificata A incarcerare per sempre codeste membra gentili. Cos� tu rimani tra noi, contorto calco di gesso, Agonia senza fine, terribile testimonianza Di quanto importi agli dei l'orgoglioso nostro seme. Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella, Della fanciulla d'Olanda murata fra quattro mura Che pure scrisse la sua giovinezza senza domani: La sua cenere muta � stata dispersa dal vento, La sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito. Nulla rimane della scolara di Hiroshima, Ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli, Vittima sacrificata sull'altare della paura. Potenti della terra padroni di nuovi veleni, Tristi custodi segreti del tuono definitivo, Ci bastano d'assai le afflizioni donate dal cielo. Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.PER COMMENTI A TUTTE LE POESIE CLICCA
|