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POESIE DI ALDO PALAZZESCHI
LA FONTANA MALATA Palazzeschi Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchette, chchch...... E' giu', nel cortile, la povera fontana malata; che spasimo! sentirla tossire. Tossisce, tossisce, un poco si tace.... di nuovo. tossisce. Mia povera fontana, il male che hai il cuore mi preme. Si tace, non getta piu' nulla. Si tace, non s'ode rumore di sorta che forse... che forse sia morta? Orrore Ah! no. Rieccola, ancora tossisce, Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, chchch.... La tisi l' uccide. Dio santo, quel suo eterno tossire mi fa morire, un poco va bene, ma tanto.... Che lagno! Ma Habel! Vittoria! Andate, correte, chiudete la fonte, mi uccide quel suo eterno tossire! Andate, mettete qualcosa per farla finire, magari... magari morire. Madonna! Ges�! Non pi�! Non pi�. Mia povera fontana, col male che hai, finisci vedrai, che uccidi me pure. Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, clocchete, chchch... Ara Mara Amara In fondo alla china, fra gli alti cipressi, � un piccolo prato. Si stanno in quell'ombra tre vecchie giocando coi dadi. Non alzan la testa un istante, non cambian di posto un sol giorno. Sull'erba in ginocchio si stanno in quell'ombra giocando. ALDO PALAZZESCHI : RIO BO RIO BO Tre casettine dai tetti aguzzi, un verde praticello, un esiguo ruscello: Rio Bo, un vigile cipresso. Microscopico paese, � vero, paese da nulla, ma per�... c'� sempre di sopra una stella, una grande magnifica stella, che a un dipresso... occhieggia con la punta del cipresso di Rio Bo. Una stella innamorata? Chi sa se nemmeno ce l'ha una grande citt�. Chi sono? (Da poemi) Chi sono? Son forse un poeta? No certo. Non scrive che una parola, ben strana, la penna dell'anima mia: foll�a. Son dunque un pittore? Neanche. Non � che un colore la tavolozza dell'anima mia: malinconia. Un musico allora? Nemmeno. Non c'� che una nota nella tastiera dell'anima mia: nostalg�a. Son dunque... che cosa? Io metto una lente dinanzi al mio core, per farlo vedere alla gente. Chi sono? Il saltimbanco dell'anima mia. I Fiori Non so perch� quella sera, fossero i troppi profumi del banchetto... irrequietezza della primavera... un'indefinita pesantezza mi gravava sul petto, un vuoto infinito mi sentivo nel cuore... ero stanco, avvilito, di malumore. Non so perch�, io non avea mangiato, e pure sentendomi sazio come un re digiuno ero come un mendico, chi sa perch�? Non avvevo preso parte alle allegre risate, ai parlar consueti degli amici gai o lieti, tutto m'era sembrato sconcio, tutto m'era parso osceno, non per un senso vano di moralit�, che in me non c'�, e nessuno s'era curato di me, chi sa... O la sconcezza era in me... o c'era l'ultimo avanzo della purit�. M'era, chi sa perch�, sembrata quella sera terribilmente pesa la gamba che la buona vicina di destra teneva sulla mia fino dalla minestra. E in fondo... non era che una vecchia usanza, vecchia quanto il mondo. La vicina di sinistra, chi sa perch�, non mi aveva assestato che un colpetto alla fine del pranzo, al caff�; e ficcatomi in bocca mezzo confetto s'era voltata in l�, quasi volendo dire: "ah!, ci sei anche te". Quando tutti si furno alzati, e si furono sparpagliati negli angoli, pei vani delle finestre, sui divani di qualche romito salottino, io, non visto, scivolai nel giardino per prendere un po' d'aria. E subito mi parve d'essere liberato, la freschezza dell'aria irruppe nel mio petto risolutamente, e il mio petto si sent� sollevato dalla vaga e ignota pena dopo i molti profumi della cena. Bella sera luminosa! Fresca, di primavera. Pura e serena. Milioni di stelle sembravano sorridere amorose dal firmamento quasi un'immane cupola d'argento. Come mi sentivo contento! Ampie, robuste piante dall'ombre generose, sotto voi passeggiare, sotto la vostra sana protezione obliare, ritrovare i nostri pensieri pi� cari, sognare casti ideali, sperare, sperare, dimenticare tutti i mali del mondo, degli uomini, peccati e debolezze, miserie, vilt�, tutte le nefandezze; tra voi fiori sorridere, tra i vostri profumi soavi, angelica carezza di frescura, esseri pura della natura. Oh! com'� bello sentirsi libero cittadino solo, nel cuore di un giardino. -Zz... Zz -Che c'�? -Zz... Zz... -Chi �? M'avvicinai donde veniva il segnale, all'angolo del viale una rosa voluminosa si spampanava sulle spalle in maniera scandalosa il d�collet�. -Non dico mica a te. Fo cenno a quel gruppo di bocciuoli che son sulla spalliera, ma non vale la pena. Magri affari stasera, questi bravi figliuoli non sono in vena. -Ma tu chi sei? Che fai? -Bella, sono una rosa, non m'hai ancora veduta? Sono una rosa e faccio la prostituta. -Te? -Io, s�, che male c'�? -Una rosa! -Una rosa, perch�? All'angolo del viale aspetto per guadagnarmi il pane, fo qualcosa di male? -Oh! -Che diavolo ti piglia? Credi che sien migliori, i fiori, in seno alla famiglia? Voltati, dietro a te, lo vedi quel cespuglio di quattro personcine, due grandi e due bambine? Due rose e due bocciuoli? Sono il padre, la madre, coi figlioli. Se la intendono... e bene, tra fratello e sorella, il padre se la fa colla figliola, la madre col figliolo... Che cara famigliola! � ancor miglior partito farsi pagar l'amore a ore, che farsi maltrattare da un porco di marito. Quell'oca dell'ortensia, senza nessun costrutto, fa s� finir tutto da quel coglione del girasole. Vedi quei due garofani al canto della strada? Come sono eleganti! Campano alle spalle delle loro amanti che fanno la puttana come me. -Oh! Oh! - Oh! ciel che casi strani, due garofani ruffiani. E lo vedi quel giglio, l�, al ceppo di quel tiglio? Che arietta ingenua e casta! Ah! Ah! Lo vedi? � un pederasta. -No! No! Non pi�! Basta -Mio caro, e ci posso far qualcosa io, se il giglio � pederasta, se puttana � la rosa? -Anche voi! -Che maraviglia! Lesbica � la vaniglia. E il narciso, quello specchio di candore, si masturba quando � in petto alle signore. -Anche voi! Candidi, azzurri, rosei, vellutati, profumati fiori... -E la violaciocca, fa certi lavoretti con la bocca... -Nell'ora s� fugace che v'� data... -E la medesima violetta, beghina d'ogni fiore? fa lunghe processioni di devozione al Signore, poi... all'ombra dell'erbetta, vedessi cosa mostra al ciclamino... povero lilli, � la pi� gran vergogna corrompere un bambino -misero pasto delle passioni. Levai la testa al cielo per trovare un respiro, mi sembr� dalle stelle pungermi malefici bisbigli, e il firmamento mi cadesse addosso come coltre di spilli. Prono mi gettai sulla terra bussando con tutto il corpo affranto: -Basta! Basta! Ho paura. Dio, abbi piet� dell'ultimo tuo figlio. Aprimi un nascondiglio fuori della natura! Comare Coletta "Saltella e balletta comare Coletta! Saltella e balletta!" Smagrita, ricurva, la piccola vecchia girando le strade saltella e balletta. Si ferma la gente a guardarla, di rado taluno le getta denaro; saltella pi� lesta la vecchia al tintinno, ringrazia provandosi ancora di reggere alla piroetta. Talvolta ella cade fra il lazzo e le risa: nessuno le porge la mano. "Saltella e balletta comare Coletta! Saltella e balletta!" � La tua parrucchina, comare Coletta, ti perde il capecchio! � E il bel mazzolino, comare Coletta, di fiori assai freschi! � Ancora non hanno lasciato cadere il vivo scarlatto. � Ricordan quei fiori, comare Coletta, gli antichi splendori? � Danzavi nel mezzo ai ripalchi, n'� vero, comare Coletta? Danzavi vestita di luci, cosparsa di gemme, E solo coperta di sguardi malefici, vero? � Ricordi le luci, le gemme? � Le vesti smaglianti? � Ricordi gli sguardi? � Ricordi il tuo sozzo peccato? � Vecchiaccia d'inferno, tu sei maledetta. "Saltella e balletta comare Coletta! Saltella e balletta!" Ricurva, sciancata, provandosi ancora di reggere alla piroetta, s'aggira per fame la vecchia fangosa; trascina la logora veste pendente a brandelli, le cade a pennecchi di capo il capecchio fra il lazzo e le risa, la rabbia le serra la bocca di rughe ormai fossa bavosa. E ancora un mazzetto di fiori scarlatti le ride sul petto. "Saltella e balletta comare Coletta! Saltella e balletta"PER COMMENTI A TUTTE LE POESIE CLICCA
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