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TUTTI I TERMINI
FILOSOFICI
Dal
latino habitudo ,
traduzione del greco eqoV :
indica il meccanismo psicologico in base al quale l'uniforme ripetizione di
determinati atti o determinate esperienze rende pi� facile l'esecuzione degli
stessi comportamenti e pi� probabile l'aspettativa degli stessi avvenimenti. Il
concetto � diffuso nella filosofia moderna specialmente da Hume, che lo collega
alla sua concezione associazionistica della conoscenza. Accanto a questa valenza
psicologica, nel pensiero novecentesco la nozione di abitudine viene ripresa in
chiave metafisica nell'ambito dello spiritualismo. Bergson distingue tra la
memoria pura, che coincide con la durata reale della coscienza, e la
memoria-abitudine, che rappresenta invece la funzione biologica attraverso cui
alcuni contenuti della prima forma di memoria vengono riportati alla superficie
traducendosi in atti ripetitivi.
AFORISMA
Dal
greco aforismoV ,
"ci� che � delimitato": termine usato originariamente per indicare le brevi
formule, nelle quali erano compendiati i precetti estrapolati dagli scritti di
medicina attribuiti ad Ippocrate. Di qui il termine � stato esteso a significare
ogni proposizione che espone in forma concisa un insegnamento o una massima.
Agnosticismo
La convinzione che � impossibile sapere se Dio esiste, o di avere
qualsiasi altra conoscenza teologica.
ALIENAZIONE
Il
termine (che in ambito giuridico designa il cedere un possesso ad un'altra
persona) fa la sua comparsa sullo scenario filosofico nel seicento, con il
maturare delle filosofie politiche; in particolare, si parla di alienazione
quando un gruppo di uomini cede (aliena) parte dei propri diretti per costituire
una societ� civile. Il termine viene stravolto nel suo significato da Hegel:
"alienazione" significa smarrimento della propria essenza (spirituale) nella
materia; in particolare � il lavoro materiale che fa s�' che l'uomo smarrisca la
propria essenza spirituale nella materia, con la conseguenza che per Hegel il
lavoro � alienante. Con Marx la parola si colora di nuovi significati: �' l a
riduzione a oggetto del lavoratore salariato nell'ambito della societ�
capitalistica. Secondo i Manoscritti ,
l'operaio � alienato rispetto: 1. al prodotto della sua attivit�; 2. alla sua
stessa attivit� orientata a fini estranei; 3. alla sua essenza libera e
creativa; 4. al prossimo col quale entra in rapporti di conflitto. Per Marx
(ispirato, a differenza di Hegel, da un marcato materialismo) il lavoro in s�
non � alienante, ma � anzi l'attivit� in cui meglio si realizza l'uomo, che
riesce cos� ad estendere il proprio dominio alla natura; il lavoro diventa
alienante quando si presenta come sfruttamento (e questo avviene nel regime
capitalistico), quando cio� il frutto del lavoro viene brutalmente strappato
all'operaio.
ANIMA
Con
questo termine (in greco yuch)
si indica convenzionalmente il principio dell�attivit� cosciente dell�uomo e,
pi� in generale, il principio della vita di ogni vivente. PLATONE intende
l�anima come un principio di natura diversa dai corpi, affine al mondo delle
idee, preesistente al corpo e immortale. Stessa concezione hanno i padri della
Chiesa, in particolare AGOSTINO che la definisce una sostanza dotata di ragione
e destinata a reggere il corpo. L�anima � quindi indipendente dal corpo e non
muore con esso, ma continua a vivere nell�attesa di ricongiungersi ad esso dopo
la resurrezione. ARISTOTELE invece intende l�anima come enteleceia del
corpo, ossia come principio che lo specifica e lo determina, dandogli anche vita
e presiedendo alle sue funzioni. L�anima si distinguer� dunque in: vegetativa
(presiede alla generazione, nutrizione e crescita), sensitiva (presiede
all�attivit� sensitiva e al movimento) e intellettiva o razionale (presiede alla
conoscenza e alla scelta). Le tre anime pi� che separate sono distinte, ma se
ARISTOTELE risolve il problema del dualismo dell�uomo, ne pone un altro: in che
rapporto sta l�anima intellettiva con le altre? L�intelletto � il principio per
cui l�uomo conosce e riflette ed � per natura immortale e divino, ma non �
chiaro se sia individuale o no e in che rapporti stia con le parti sensibili.
Alcuni aristotelici sottolineano la strettissima unione tra corpo e anima e
negano perci� l�immortalit� dell�anima del singolo uomo (ALESSANDRO D�AFRODISIA,
AVERRO�), altri rivendicano l�immortalit� personale (AVICENNA). TOMMASO
D�AQUINO, nella sua sistemazione di tutta la dottrina aristotelica, definisce
l�anima l�unica forma sostanziale dell�uomo e l�unico principio del suo essere.
L�anima intellettiva � perfetta e pu� assolvere anche le funzioni di quella
sensitiva e vegetativa, che pertanto non esistono. L�anima, inoltre, � anche una
sostanza spirituale ed � sussistente, perci� immortale rispetto al corpo. Nel
RINASCIMENTO emergono due posizioni antagoniste: i PLATONICI sostengono la
spiritualit� e l�immortalit� dell�anima, gli ARISTOTELICI la negano. Nella
filosofia moderna abbiamo un rinnovato dualismo CARTESIO parla di corpo-res
extensa e anima-res cogitans, principi separati che agiscono e sussistono
indipendentemente l�una dall�altra. HUME critica questo dualismo parlando
dell�anima come un fascio di fatti o eventi psichici in perpetuo movimento o
flusso. Nel novecento si � spesso parlato dell�anima come di un principio
vitale, non puramente spirituale-razionale ma inconsapevole.
ANIMA DEL
MONDO
Nozione
che passa dalle antiche cosmologie mitiche orientali al pensiero greco,
attraverso il Timeo di Platone: secondo Platone, infatti, perfino l�universo,
nel suo insieme, ha un�anima. Gli STOICI parlano dell�anima del mondo come di
Dio, immanente al mondo, mentre per PLOTINO essa sta tra l�Intelletto e il mondo
materiale a cui da� ordine. Presente in alcuni autori del medioevo quest�idea
ebbe diffusione soprattutto nel pensiero magico del Rinascimento: Giordano BRUNO
la porr� al cuore del suo pensiero. Ultima eco avr� nella filosofia romantica
della natura (SCHELLING), come principio animatore e vivificatore del mondo.
ANTROPOMORFISMO
Attribuzione di sembianze fisiche umane, di caratteri personali, di
comportamenti morali a fenomeni naturali, ad animali e a divinit�. Concenzioni
antropologiche della divinit� sono testimoniate fin dalla remota antichit� da
reperti archeologici, a cui si affiancano successivamente opere letterarie, come
i poemi di Omero e di Esiodo. Contro la tendenza dell'antropomorfismo insorge
fin dai suoi inizi la filosofia: con Senofane, poi con i filosofi posteriori (ad
eccezione degli epicurei) e, in particolar modo, con il cristianesimo. In epoca
moderna, il problema dell'antropomorfismo nella religione � stato affrontato con
decisione e rigore da Spinoza, dagli illuministi e, nell'Ottocento, da
Feuerbach.
APOLLINEO-DIONISIACO
Nella
filosofia di Nietzsche, si tratta di impulsi dualistici che caratterizzano
radicalmente lo spirito della grecit� antica e poi attraversano con il loro
gioco dialettico l'intera cultura umana, l'apollineo � l'impulso solare della
forma armoniosa, il dionisiaco � l'impulso vitale e caotico dell'ebbrezza
creativa. Si manifestano inoltre quali impulsi alla base dell'esperienza
artistica. Apollo � il Dio della luminosa razionalit�, Dionisio � il Dio della
vitalit� passionale e istintiva.
APORIA
Termine
che significa "strada senza uscita" (dal greco a
+ poroV)
e in filosofia indica l�irrisolvibilit� di un problema per la presenza di
soluzioni parimenti sostenibili: molti dialoghi giovanili platonici offrono
conclusioni aporetiche. Nella filosofia moderna il termine indica una difficolt�
insolubile.
ARCHE'
Dal
greco arch ,
traducibile con "principio" inteso come la fonte (ci� da cui), la foce (ci�
verso cui) e il sostegno (la sostanza) della realt�; poich� nei filosofi
naturalisti la realt� si riduce a quella sensibile, l'arch� principio finisce
per identificarsi con la natura. Dal momento che l'arch� si configura come il
fondamento del tutto, che tutto abbraccia e tutto governa, viene a coincidere
con il divino.
ASSERTO-BASE
Asserto-base Nella filosofia di Popper, l'asserto-base � la proposizione
affermativa che deve risultare controllabile da soggetti diversi sulla base
dell'osservazione di oggetti rilevabili. Ogni teoria stabilisce una distinzione
fra gli asserti-base permessi a quelli non permessi, ma che divengono i
potenziali falsificatori della teoria stessa.
ASSIOMA
Dal
greco axioV "degno",
significa letteralmente "ci� che merita considerazione": termine usato da
Aristotele per indicare i princ�pi comuni alle varie scienze, dotati di evidenza
immediata e quindi non bisognosi di dimostrazione, ma punti di partenza per le
dimostrazioni. A partire dalle geometrie non-euclidee gli assiomi hanno cessato
di essere considerati verit� auto-evidenti e son passati a designare in generale
proposizioni o regole assunte come premesse. La scelta degli assiomi � ritenuta
convenzionale, determinata da ragioni di comodit�, opportunit� o semplicit�, ma
non � arbitraria, poich� deve rispettare criteri di non contradditoriet�, di
completezza e di indipendenza reciproca tra i vari assiomi.
ASSOLUTO
E',
specialmente nella filosofia hegeliana, l'unit� di soggettivo e oggettivo
mediata dal processo dialettico, � lo Spirito, o intero, che ritorna a s� nelle
forme dell'arte, della religione e della filosofia.
ATARASSIA
dal
greco ataraxia,
letteralmente "mancanza di turbamento". � un termine che, nella storia della
filosofia, troviamo citato da Epicuro accanto al termine aponia (mancanza
di dolore). La filosofia, come un farmaco, libera l�uomo dalla sofferenza e
rende sopportabile la vita, previa un ferreo controllo delle passioni e dei
piaceri. Infatti solo il calcolo dei piaceri pu� far si che l�uomo non sia
schiavo dei bisogni, solo cos� si raggiunge l�imperturbabilit� dell�anima e
l�assenza di ogni dolore. L�intero impianto filosofico di Epicuro (ma anche
degli Scettici, seppure per vie diverse) tende al conseguimento dell�atarassia.
ATEISMO
E' la
negazione dell'esistenza e di ogni forma di conoscenza di Dio. Per l'ateo (dal
greco a
+ qeoV )
non esiste alcun Dio: si possono citare come filosofi atei Nietzsche, Marx e
molti altri.
ATOMISMO
E' la
dottrina secondo cui la realt� � composta da atomi (dal greco atomon ,
"che non si pu� tagliare"), ovvero di particelle indivisibili che costituiscono
gli elementi ultimi in cui essa pu� venire suddivisa. Nell'antichit�, furono
atomiste le filosofie di Democrito e di Epicuro; ma Leibniz, nel Seicento, mise
alla berlina il concetto di atomo fisico, facendo notare come una particella,
per quanto piccola, sia pur sempre (almeno concettualmente) ulteriormente
divisibile. Russell introduce la nozione di atomo logico per indicare la teoria
secondo cui esistono atomi logici, ovvero proposizioni elementari (o atomiche)
alle quali si perviene attraverso l'analisi di proposizioni complesse (o
molecolari).
BASE
EMPIRICA
Tipico
concetto di Popper, � l'insieme di proposizioni derivabili all'interno di una
teoria scientifica che ne consentono il controllo sperimentale. In un'epoca
determinata c'� generalmente accordo tra i ricercatori sulla base empirica,
bench� questa possa sempre essere rivista conformemente a un nuovo accordo tra i
ricercatori.
CAPITALISMO
E',
marxianamente, la formazione economico-sociale contraddistinta dal rapporto
capitalista- salariato: la classe detentrice dei capitali mantiene la propriet�
privata dei mezzi i di produzione e utilizza a proprio profitto la forza lavoro
dei salariati. Chi detiene i mezzi di produzione � capitalista e ottiene il
proprio profitto sfruttando la forza-lavoro di chi � privo di tali mezzi e non
pu� far altro che farsi sfruttare o morir di fame.
COMUNISMO
"Non �
uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realt�
dovr� conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato
di cose presenti", dimettendo il regime del consumo e del possesso e superando
cos� l'ambito della propriet� privata: questo � ci� che intende Marx per
comunismo. Tuttavia � bene ricordare che gi� Platone, per dirne uno, aveva
ipotizzato una societ� caratterizzata dal comunismo integrale (comunismo ancora
pi� accentuato di quello marxiano) in cui cio� tutto � di tutti (donne
comprese).
CONTRADDIZIONE
E',
nella filosofia di Hegel, il momento negativo razionale della dialettica, quello
in cui viene in luce l'impossibilit� per ogni singola determinazione di
sussistere separatamente dalle altre. E' dalla contraddizione che scatta il
superamento dialettico.
CREAZIONE
In
senso filosofico generale � l'atto del porre in essere, del produrre materia,
del dare forma e ordine ad un qualcosa privo di identit�. L'azione dell'uomo si
configura pi� correttamente come produzione, cio� come potenza non creatrice ma
plasmatrice di ci� che � gi�. La creazione umana, intesa allora come la messa in
opera di un oggetto da parte di un agente individuale o collettivo, si
caratterizza per la contemporanea presenza di tre elementi: 1) l'unicit�
dell'oggetto che viene prodotto; 2) l'espressivit�, cio� la trasposizione di
interiorit� o spiritualit� in un'azione effettuale; 3) la rottura, pi� o meno
marcata, con le modalit� espressive tipiche di un'epoca. Questo concetto
generale di creazione pu� applicarsi a svariati domini spirituali, ma senz'altro
nell'arte trova la sua resa concreta pi� esplicita, come l'ambito privilegiato
dell'espressivit� dell'io che ricostruisce, un essere tratto non dalla natura ma
dalla propria interiorit�.
DEDUZIONE
Dal
latino deduco ,
"tiro gi�", indica il rapporto di derivazione di una conclusione dalle premesse
in un ragionamento. Aristotele l'identifica col sillogismo e, in quanto
ragionamento che va dall'universale al particolare, la distingue dall'induzione
(che invece va dal particolare all'universale). Nel pensiero moderno, essa
rimane alla base dell'atteggiamento razionalistico, anche se spesso non viene
pi� identificata col sillogismo, bens� col modello di procedura della
matematica. Nell'Ottocento la deduzione sillogistica fu bersagliata da John
Stuart Mill, che vide in essa un circolo vizioso, poich� la conclusione (Socrate
� mortale) � gi� contenuta nella premessa (tutti gli uomini sono mortali).
DEISMO
Credenza nell'esistenza di Dio fondata su basi esclusivamente razionali e
fiorita in et� illuministica, nel clima di rivalutazione delle facolt�
razionali. Rifiutando ogni forma di rivelazione, di autorit� divina, di culto e
di mistero, ammette solo quei principi religiosi e morali cui l'uomo pu�
giungere con la ragione e attraverso lo studio della natura: " il
Dio dei filosofi e degli scienziati "
definiva Pascal il Dio dei deisti, per distinguerlo dal Dio-persona ( " Dio
di Abramo, Isacco e Giacobbe ")
delle religioni rivelate. Il Dio dei deisti non � un Dio persona da pregare, �
pi� un "robot" che garantisce l'ordine fisico del mondo. Deista convinto fu, ad
esempio, Voltaire.
DIALETTICA
La
parola fu usata per la prima volta da Zenone di Elea e designa un dialogo in
movimento, un confronto di posizioni (dal greco dia
+ logoV ,
'dialogo che va da una parte all'altra' ). Con Hegel si riveste di nuovi
significati: da buon idealista, convinto che realt� e pensiero siano la stessa
cosa, � evidente che per Hegel le leggi che presiedono all'andamento del
pensiero e all'andamento della realt� siano le stesse. Fu Platone il primo ad
usare una dialettica della realt�, un richiamo reciproco di quelle che lui
chiamava 'idee'. Per Hegel � la stessa cosa: 'dialettica' � s� il modo in cui la
ragione opera, ma � anche il modo in cui funziona la realt�. Dunque � la legge
della ragione umana, la quale riproduce nel pensiero le opposizioni che si danno
nella realt�, e insieme il principio immanente di sviluppo della realt� stessa.
In senso specifico, � il momento della negazione della determinazione immediata,
cio� astratta e separata dello Spirito. Ma in senso ampio � il processo
logico-ontologico in cui la determinazione astratta viene dapprima posta (la
cosiddetta "tesi"), poi negata nella sua separatezza (la cosiddetta "antitesi")
e infine positivamente ricompressa in una unit� pi� profonda (la cosiddetta
"sintesi").
DISTOPIA
E� un
termine che solo apparentemente viene utilizzato come opposto, contrario, a
quello di "utopia"; infatti viengono usate, con la medesima funzione, anche le
espressioni "anti-utopia" o "contro-utopia". E� accreditato oramai il fatto che
la scelta semantica presuppone una scelta di ampio raggio: definire significa
prendere una precisa posizione metodologica e filosofica. Infatti, se vengono
scelti ed adoperati termini "contro-utopia" o "anti-utopia" si metter� in
evidenza il senso di opposizione e di esclusione tra i due concetti. Ma l�utopia
non esclude di fatto la distopia: ecco perch� � pi� corretto utilizzare
quest�ultimo termine. Infatti tra l�utopia e la distopia non c�� un rapporto di
contraddizione; tutt�altro. Innanzitutto la distopia e l�utopia, secondo
un�interpretazione letteraria di questi due fenomeni, appartengono entrambe ad
un particolare filone della fantascienza a sfondo sociale, che descrive tanto
luoghi immaginari dove regna il benessere e la felicit� (utopia), quanto
terribili ipotesi di mondi futuri invivibili (distopia). Ma l�utopia e la
distopia sono legate anche a livello filosofico; l�immagine della citt� nuova
vagheggiata dagli utopisti si unisce alla narrazione della societ� perversa
della distopia, componendosi del medesimo slancio. In altre parole alla base di
questi due atteggiamenti c�� la denuncia di una realt� avvertita come dolorosa e
oppresiva e la sollecitazione costruttiva a porvi rimedio attraverso l�esercizio
della ragionevolezza. Ovviamente ci sono delle differenze: l�utopia recide i
legami col passato e con il luogo presente, opera una cesura incolmabile tra la
storia reale e lo spazio riservato alla progettazione utopica; la distopia
invece intende collocarsi in continuit� con il processo storico amplificando e
rendendo tangibili quelle tendenze negative operanti nel presente che, se non
vengono smascherate e ostacolate, condurranno alle societ� perverse da essa
tratteggiate.
EDONISMO
E' una
dottrina che afferma che il bene � il piacere e che il piacere � il criterio
della scelta morale. Pu� essere attribuito, per certi aspetti, ai sofisti e in
modo pi� compiuto ai cireanici e agli epicurei. La dottrina viene ripresa da
autori neoepicurei della prima et� moderna, quali L. Valla, P. Gassendi, M.
Montaigne. Un presupposto psicologico edonista sta alla base di dottrine etiche
pi� complesse, come il convenzionalismo di T. Hobbers o certe forme di
utilitarismo in primo luogo quello di J. Bentham.
EPISTEMOLOGIA
Etimologicamente deriva dalle parole greche episthmh (scienza)
e logoV (discorso)
con cui si indica quella parte della Teoria Generale della Conoscenza che si
occupa della filosofia della scienza, cio� dei fondamenti, della natura, dei
limiti e della validit� del sapere scientifico, sia delle scienze esatte (logica
e matematica) che delle scienze empiriche (fisica, chimica, psicologia,
sociologia etc.) .
EPOCHE'
Termine
greco con cui si indica la sospensione dell'assenso. Di fronte ad una
sensazione, gli Stoici dicono che si pi� dare l'assenso, negarlo oppure
sospenderlo: da qui prendono le mosse gli Scettici. E' da loro usato per
designare la condizione di dubbio o incertezza, derivante dal "peso uguale delle
tesi" che si contrappongono in una discussione in opposizione all'atteggiamento
assertorio dei dogmatici. Nel pensiero contemporaneo il termine viene ripreso da
E. Husserl: l'epoch� o "riduzione" consiste nel "sospendere" o "mettere tra
parentesi" le credenze quotidiane per poter cogliere i modi essenziali del
reale. A differenza di quella scettica, l'epoch� fenomenologia non intende
mettere in dubbio il mondo esterno, semplicemente non vuole farne alcun uso in
sede di ricerca speculativa. Anche in Heidegger il termine ritorna, ma con un
nuovo significato: ogni "epoca" � diversa dalle altre perch� in ogni epoca
l'essere si manifesta diversamente, rimanendo in sospeso (epoch)
tra l'uscir fuori e il restar nascosto.
Esistenzialismo
L'esistenzialismo � un indirizzo del
pensiero
filosofico,diffuso tra XVIII ed il XX secolo ed affermato tra gli anni 20 ed i
50, che
si � espresso non solo nella filosofia, ma che ha trovato ampio e significativo
spazio anche nella letteratura,
nelle arti e
nel costume. Esso insiste sul valore specifico dell'esistenza individuale umana
e sul suo carattere precario, in opposizione all'idealismo
e al razionalismo.
In alcuni rappresentanti ha un'accentuazione religiosa, in altri ha carattere
umanistico e mondano. Nell'esistenzialismo
quindi prevale la riflessione sull'individualit�,
la solitudine dell'io di fronte al mondo, l'inutilit�, la precariet�, il
fallimento, l'assurdo dell'esistere.
ESPERIMENTO
Evento
ripetibile messo in atto da un osservatore allo scopo di controllare una teoria
o un'ipotesi scientifica. Nel pensiero antico medievale gli esperimenti sono
rarissimi. La sperimentazione inizia a svolgere una funzione importante nella
costruzione del sapere solo alla fine del sec XVI. Francesco Bacone nella sua
filosofia esalta il ruolo dell'esperimento nella produzione di conoscenza.
Decisiva � l'azione di Galilei, per il quale l'esperimento assume procedure
rigorose e predeterminate che permettono un controllo numerico di ipotesi
quantitative. Quando tutti i fattori di disturbo non possono essere eliminati
concretamente, Galilei ricorre a "ideali" pratiche di laboratorio immaginate, i
cui risultati sono ottenuti attraverso il ragionamento. Dalle ricerche
sperimentali di Newton sulla natura della luce in poi lo sperimentalismo diviene
un indirizzo di enorme rilievo, da molti identificato con il metodo scientifico
nel suo complesso. Nel positivismo l'esperimento diviene la sola fonte lecita di
conoscenza, in quanto fondamento oggettivo e indubitabile per la scienza: i
"fatti sperimentali" sono contrapposti alle ipotesi, alle teorizzazioni,
considerate incerte e soggettive. La critica del convenzionalismo ha tuttavia
dimostrato che in ogni esperimento intervengono inevitabilmente presupposti
ipotetici, convinzioni teoriche, e dunque � sbagliato considerare l'esperimento
come contrapposto alla teorizzazione.
ESPIAZIONE
L'effetto curativo della pena. Platone consider� l�espiazione come
il mezzo per guarire l'anima dalle sue proprie malattie; e ritenne che come
l'economia libera dalla povert� e la medicina dalla malattia, cos� la giustizia
libera dall'intemperanza e dall'ingiustizia (Gorgia, 478 a).
ESPLICITO
Espresso o chiaramente espresso. "Rendere esplicito" (o anche
talvolta "esplicitare") il significato di un termine o di una proposizione:
esprimerlo o riesprimerlo pi� chiaramente. Il termine opposto "implicito"
significa quindi ci� che non � espresso, ma soltanto suggerito; o non � espresso
chiaramente.
ESPONIBILE
Nella Logica medievale "exponibilia" erano proposizioni oscure a
causa del fatto che pur avendo la forma grammaticale di proposizioni semplici,
in realt� celano una composizione, la cui analisi (expositio) ne risolve
l'oscurit�. In Kant "esposizione" conserva un senso analogo ma pi� specifico, di
proposizione consistente di un'affermazione con una negazione celata che
l'esposizione rende evidente (Logica).
ESPOSIZIONE
1. L'analisi
di un concetto o il suo chiarimento. Kant chiama l' E. trascendentale "la
definizione di un concetto come principio dal quale si possa scorgere la
possibilit� di conoscenze sintetiche a
priori" (Critica R. Pura). In questo senso, l�esposizione trascendentale
del concetto di spazio mostrer� la possibilit� delle conoscenze a
priori che possono discendere da
tale concetto, cio� la possibilit� della geometria.
2. Nella
logica terministica medievale, � la prova di un sillogismo di terza figura
mediante un sillogismo della stessa figura nel quale un termine medio singolare
fa la funzione che nel primo era fatta da un termine medio comune. Per es., il
sillogismo "Qualche uomo � dotato di virt�, Ogni uomo � animale, Qualche animale
� dotato di virt�" pu� essere esposto cos�: "Socrate
� dotato di virt�, Socrate � animale, Qualche animale � dotato di virt�"
(Ockham, Summa Log.; Jungius, Log.)
ESSENZIALE
Questo aggettivo riveste, oltre ai due significati relativi ad
essenza, quello pi� comune e generico di " importante". Tale � il significato
del termine in espressioni come "carattere essenziale", "qualit� essenziale",
ecc., che il pi� delle volte non fanno riferimento ai significati specifici di
"essenza" ma intendono solo sottolineare l'importanza che un carattere, una
qualit�, ecc., possiede da un certo punto di vista.
ESSENZIALISMO
Popper ha chiamato "essenzialismo metodologico" "la corrente di
pensiero introdotta e difesa da Aristotele, la quale sostiene che la ricerca
scientifica deve penetrare sino all'essenza delle cose per poterle spiegare".
ETERNO
RITORNO
Concezione elaborata dagli Stoici e ripresa da Nietzsche: � l'idea che nega il
procedere del tempo in modo lineare verso un fine, per affermare invece la
pienezza di ogni suo attimo, che � in s� carico di senso: questa idea porta
l'uomo a "dire di s� alla vita" cos� com'�, in eterna ripetizione.
FALSIFICABILITA'
Nella
filosofia di Popper, � la caratteristica per cui le teorie sono valide solo fino
alla loro smentita, devono essere cio� falsificabili. "le teorie non sono mai
verificate empiricamente", giacch� non � possibile desumere asserzioni
universali dall'osservazione di singoli fatti, per essere provata
scientificamente, una teoria deve essere controllabile di principio, cio� deve
essere tale che si possano derivare da essa asserti, che si possono controllare
nei fatti, cio� che si possono dimostrare falsi.
FENOMENO
Dal
greco fainomai "appaio",
il fenomeno � un concetto tipico della filosofia kantiana: � infatti l'oggetto
dell'esperienza sensibile, concluso mediante le forme a priori della sensibilit�
(spazio e tempo) e dell'intelletto (le 12 categorie). L'uomo non pu� percepire
le cose come esse sono in s�, ma le percepisce come appaiono a lui, ovvero
fenomenicamente.
FILOSOFIA
letteralmente "amore per la conoscenza" (in greco filoV =
amore, sofia =
conoscenza). Inizialmente il termine � stato utilizzato come aggettivo: filosofoV =
amico della filosofia (vedi Eraclito e Pitagora). Solo in seguito designer� un
modo di pensare e non solo una qualit�. I Greci sono stati i primi autori di
filosofia, coloro che hanno "creato" il modo di pensare filosofico, i primi
impegnati in un�indagine critica e razionale sull�uomo e la natura che lo
circonda. Gli orientalisti per� sottolineano come nelle civilt� pre-greche ci
fossero gi� le pi� grandi filosofie religiose come la corrente dell�Induismo,
Buddismo, Taoismo, Confucianesimo. Per concludere, la filosofia greca si
concentra sulla conoscenza della natura e delle sue forze; la speculazione
orientale si concentra su problemi esistenziali e religiosi.
FORZE
PRODUTTIVE
Concetto tipicamente marxista, le forze produttive sono costituite dai
lavoratori che producono, il modo nel quale producono e i mezzi di cui si
servono. Nella societ� capitalistica i lavoratori sono i salariati, il modo di
produzione � industriale e i mezzi di produzione sono prevalentemente i nuovi
macchinari resi disponibili all'interno delle fabbriche.
GIUDIZIO
La
facolt� del giudizio �, nella filosofia kantiana, la forza che pensa il
particolare quale contenuto dell'universale e cos� facendo giudica. Il giudizio
pu� essere determinante, sussumendo il particolare sotto una legge a priori
(giudizio conoscitivo o morale), o riflettente, se dal particolare accede
all'universale (giudizio estetico o finalistico). In altri termini, il giudizio
determinante determina l'oggetto, mentre quello riflettente riflette ed esprime
giudizi di gusto sull'oggetto determinato in precedenza.
IDEA
Il termine deriva dal greco eidoV, traducibile
con forma, figura, aspetto.
A differenza del significato assunto in epoca moderna, ovvero di contenuto della
mente e risultato del pensiero (cos� � appunto da Cartesio in poi),
nell'antichit� era considerata (da Platone) un'entit� perfetta e immutabile, di
carattere divino, e con esistenza propria, quindi non era generata
dall'intelletto. Il concetto di idea � stato introdotto da Platone, secondo il
quale tutto ci� che appartiene al mondo delle cose sensibili � un tentativo di
imitazione delle idee, immutabili, eterne e perfette (corrispondenti al vero
essere). Queste infatti sarebbero "paradigma" di tutti gli oggetti o le azioni.
Le idee di Platone vivono in un mondo a parte, detto Mondo delle Idee o
Iperuranio e inoltre, nel dualismo gnoseologico platonico corrispondono all'episthmh, cio�
la conoscenza immutabile e perfetta. Le idee esistono secondo Platone
indipendentemente dall�essere pensate. Plotino, invece, far� un passo avanti:
esistono nella misura in cui sono pensate da Dio. Per noi moderni, invece, le
idee esistono se e quando le pensiamo noi.
IMPERATIVO
Dal
latino impero "comando",
�, nell'ambito della filosofia kantiana, un'espressione della necessit�
oggettiva di un'azione. L'imperativo categorico � il comando incondizionato
della legge morale che ha in se stesso il proprio fine. L'imperativo ipotetico �
un comando relativo ai mezzi da utilizzare per ottenere un determinato scopo.
INDUZIONE
E� il
risalire da casi singoli all�universale (� il contrario della deduzione). Una o
pi� affermazioni (dette premesse) ne implicano induttivamente un�altra (detta
conclusione) se la verit� delle prime rende pi� o meno probabile che
quest�ultima sia vera . L�inferenza da "nessun cane che io conosca � vizioso" a
"assolutamente nessun cane � vizioso" � un�inferenza induttiva perch� la verit�
della prima affermazione rende probabile che la seconda sia vera ma non lo
garantisce. A dubitare in qualche modo della validit� dell�induzione saranno
Bacone e, successivamente, Mill; nel �900, Popper le negher� ogni valore.
INTELLETTUALISMO ETICO
La filosofia di
Socrate si basava sui due cosiddetti "paradossi socratici", ovvero che il bene
era conoscenza (e il male ignoranza) e che chi conosceva il bene non poteva
commettere il male. Queste sue posizioni sono state definite intellettualismo
etico, ma � un termine che va rivalutato. Infatti Socrate non intendeva
proclamare la supremazia della ragione astratta e teorica sulle emozioni e sulla
volont�, ma semplicemente dire che la conoscenza ha un orientamento pratico ed
esistenziale, e ci� implica un�educazione ad agire correttamente. Socrate
intende che la filosofia � quasi uno stile di vita e che col ragionamento si pu�
giungere a trovare la giusta strada e soluzione.
IO PENSO
E',
nella filosofia di Kant, la funzione trascendentale in grado di unificare i dati
della sensibilit� e dell'intelletto. Ancor prima che sull'oggetto percepito
operino le 12 categorie, l'Io penso gi� ha operato riconducendo le varie
componenti dell'oggetto sotto quell'unico denominatore che mi permette di dire
che sono mie percezioni.
IPERURANIO
Termine
introdotto da Platone nel "Fedro", deriva dal greco uper (oltre), e ouranoV (cielo).
Nella filosofia platonica, designa il mitico luogo al di l� del cielo e delle
cose sensibili, dove si trovano le idee eterne e perfette. E' impossibile
descrivere in modo esatto e degno questo luogo, in quanto pu� essere raggiunto
solo dall'anima, che avendo la stessa natura divina delle idee, comprende la
loro perfezione. Questo posto � abitato solo dalla conoscenza vera e pura. E�
nell�iperuranio che risiedono le idee ed � l� che si spingono le anime
disincarnate dai corpi, salvo poi ricadere in altri corpi.
IPOTESI
In
epistemologia, indica la premessa non necessariamente vera di una dimostrazione.
Newton usa dapprima il termine ipotesi per designare sia i " principi", cio� gli
enunciati riguardo alle "vere cause" dei fenomeni ancora bisognosi di prova, sia
congetture assai dubitabili scambiate per verit� incontestabili. Il suo famoso
detto "hypotheses non fingo" (non invento ipotesi) vuole escludere, in quanto
prematura, l'introduzione di congetture sulle propriet� ultime che stanno alla
base della gravitazione. La rinuncia alle "ipotesi" non vuole quindi
rappresentare la scienza come accumulazione di fatti empirici senza formulazione
"ipotetica" di leggi generali, ma intende respingere tutte quelle costruzioni
arbitrarie, prive di rapporti con i fenomeni reali.
IRONIA
In
generale l'atteggiamento che consiste nel dare un'importanza assai minore del
giusto (o di quella che si ritiene tale) a se stessi o alla propria condizione o
situazione o a cose o persone che hanno stretto rapporto con se stessi. La
storia della filosofia conosce due forme fondamentali d'Ironia: 1� l'Ironia
socratica; 2� l'Ironia romantica. 1� L'Ironia socratica � la sottovalutazione
che Socrate fa di se stesso nei confronti degli avversari con cui discute.
Quando nella discussione sulla giustizia Socrate dichiara: "Io ritengo che
l'indagine � al di l� delle nostre possibilit� e che voi che siete bravi dovete
aver piet� di noi piuttosto che arrabbiarvi con noi", Trasimaco risponde:" Ecco
la solita I. di Socrate " . Aristotele non fa che enunciare genericamente questo
atteggiamento socratico quando vede nell'I. uno degli estremi nell'atteggiamento
di fronte alla verit�. Il veritiero � nel giusto mezzo; chi esagera la verit� �
il millantatore e chi invece tenta di diminuirla � l'ironico. L'I., dice
Aristotele, �, sotto questo aspetto, simulazione . Cicerone si rifaceva a questo
concetto affermando che "Socrate spesso nella disputa abbassava se stesso ed
alzava coloro che voleva confutare; e cos�, parlando diversamente da come
pensava, adoperava volentieri quella simulazione che i Greci chiamano I." . E a
questo concetto del termine faceva riferimento S. Tommaso che la esamina come un
forma (lecita) di menzogna . 2� L'Ironia romantica poggia sul presupposto
dell'attivit� creatrice dell'Io assoluto. Identificandosi con l'Io assoluto, il
filosofo o il poeta (che molto spesso coincidono, per i Romantici) � portato a
considerare ogni realt� pi� salda come un'ombra o un gioco dell'Io: � portato
cio� a sottovalutare l'importanza della realt�, a non prenderla sul serio.
Secondo Federico Schlegel, l'I. � la libert� assoluta di fronte a qualsiasi
realt� o fatto. "Trasferirsi arbitrariamente ora in questa ora in quella sfera
come in un altro mondo, non solo con l'intelletto e con l'immaginazione ma con
tutta l'anima; rinunciare liberamente ora a questa ora a quella parte del
proprio essere, e limitarsi completamente a un'altra; cercare e trovare il
proprio uno e tutto ora in questo, ora in quell'individuo e dimenticare
volutamente tutti gli altri: questo pu� solo uno spirito che contiene in s� come
una pluralit� di spiriti e tutto quanto un sistema di persone, e nel cui intimo
l'universo che, come si dice, � in germe in ogni mondo, s'� dispiegato ed �
pervenuto alla sua maturit�" .
LOGOS
Il
termine deriva dal greco legein ,
che significa "raccogliere", "contare" o anche "trascegliere" e in greco
classico "raccontare", "parlare". L�gos, indica il mondo dell'intelligenza o
della conoscenza intellettiva; �, infatti, sia l'intelligenza (nella sua valenza
intuitiva, cio� come intelletto, e nella sua valenza discorsiva, cio� come
ragione), sia l'oggetto dell'intelligenza (il concetto, il giudizio e il
ragionamento), sia l'espressione dell'oggetto dell'intelligenza (la parola o il
termine, la proposizione, l'argomentazione e, in generale, il discorso).
MAIEUTICA
In greco maieutikh tecnh significa arte
della levatrice. Socrate si
paragonava alla madre Fenarete, che operava come ostetrica, identificandosi con
colui che fa "partorire" la verit� agli uomini: ciascuno di noi � gravido della
verit� e Socrate si propone di farcela partorire. Sosteneva infatti che essa
fosse nascosta nell�animo di ognuno e che, attraverso domande e risposte
opportune, sarebbe venuta fuori. Socrate credeva di essere investito della
missione divina di aiutare l�uomo onesto a conoscere se stesso. Se infatti si �
a conoscenza di ci� che � bene, non si pu� commettere il male.
MATERIA-FORMA
Si
tratta di una coppia di concetti relativi, perch� la materia � il principio di
indeterminazione, il sostrato comune che viene organizzato e strutturato dal
principio di determinatezza, o forma. La forma non � una sostanza separata (come
le idee platoniche), ma � l'essenza intrinseca, la sostanza fondamentale delle
cose sensibili. La coppia materia-forma traduce, a livello fisico, la dottrina
metafisica della potenza e dell'atto.
METAFISICA
Dal
greco meta
ta fusika ,
"al di l� delle cose fisiche": il termine fu coniato nell'antichit� per indicare
i libri aristotelici che nel corpus delle sue opere venivano dopo quelli
concernenti la filosofia della natura (fisica) oppure le questioni riguardanti
ci� che va oltre quest'ambito. Nella filosofia moderna esso � usato nel senso
(anch'esso aristotelico) di "scienza prima", di disciplina filosofica
fondamentale che sta alla base di ogni altra ricerca. In questo senso la
metafisica pu� significare due cose: per un verso essa continua a indicare la
ricerca filosofica sui princ�pi costitutivi della realt� e dell'essere; per
altro verso pu� indicare la ricerca preliminare sulle possibilit� della
conoscenza e sulla struttura generale del sapere: quest'uso riceve la sua
formulazione pi� chiara in Kant, per il quale la metafisica � lo studio di quei
princ�pi (da Kant chiamate "forme") che, essendo intrinseci alla costituzione
stessa della mente umana, condizionano ogni forma di conoscenza. Con Hegel la
metafisica torna ad essere scienza della realt� e, poich� quest'ultima coincide
con la razionalit�, per lui metafisica e logica coincidono.
METEMPSICOSI
Credenza nella trasmigrazione dell'anima da un corpo all'altro in esistenze che
si succedono nel tempo. Il termine significa, letteralmente, "passaggio
dell'anima" (dal greco meta
+ yuch )
e designa una dottrina assai diffusa nell'antichit� greca e orientale. La
metempsicosi � elemento essenziale dell'Orfismo ed � oggetto dell'insegnamento
di Pitagora. Anche Empedocle ne parla nellePurificazioni ,
mentre in Platone se ne trovano ben due diverse interpretazioni come destino
dell'anima per eccessivo attaccamento alla vita corporea (nel Fedone )
e come prospettiva propria di tutte le anime che, terminato il ciclo millenario
della vita ultraterrena, devono tornare ad incarnarsi (nella Repubblica ,
mito di Er). In et� rinascimentale, sulle orme di Bruno e di Telesio, molti
pensatori reinterpretano la metempsicosi come principio della filosofia
naturale. L'induismo e il buddhismosi fondano su di essa.
MISERIA
DELLO STORICISMO
Titolo
di un'opera di Popper ed espressione chiave della sua filosofia, della storia;
lo storicismo nasconde una metafisica infondata, che presuppone in senso univoco
e oggettivo delle vicende storiche e implica una concezione deterministica e
totalitaria della realt� umana, come fosse governata da leggi fisse e
invariabili, mentre si danno soltanto tendenze storiche interpretabili
esclusivamente in base a ipotesi soggettive e variabili.
MONADE
Termine
greco (da monoV ,
"solo") indicante l'unit� da cui si originano i numeri e le cose. Talora fu
usato per designare il principio divino come unit� suprema. Leibniz lo usa per
indicare l'atomo di forza (giacch� quello materiale a suo avviso �
inconcepibile), ovvero la sostanza individuale che sta alla base della sua
metafisica pluralistica.
MORALE
Etimologicamente deriva dal latino "(philosophia) moralis" col quale Cicerone
tradusse il termine greco ta
etika.
Entrambi questi termini si riferiscono ai costumi, alle abitudini: in generale
ai comportamenti umani ed in particolare alle regole di condotta e alla loro
giustificazione. Cio� innanzitutto la Morale appare come il sistema delle regole
che l�uomo segue (o deve seguire) nella sua vita tanto personale quanto sociale.
Hegel distingue tra "morale" ed "etica": la morale (che trova in Kant il suo
campione) � qualcosa di interno, a livello di coscienza; l'etica, invece, (che
Hegel di gran lunga preferisce) � qualcosa di pi� esterno, che implica il
comportamento contestualizzato nella collettivit�.
NECESSITA'
Dal
latino necessitas ,
� la "modalit�" contrapposta alla possibilit�. Necessario � ci� che non pu� non
essere o ci� che non pu� essere (in questo senso coincide con l'impossibile).
Leibniz distingue tre generi di necessit�: 1)la necessit� geometrica (o logica)
stabilisce una connessione ineludibile tra antecedente e conseguente sulla base
del principio di non contraddizione: cos�, necessario � ci� che � vero in tutti
i mondi possibili; 2)la necessit� fisica costituisce l'ordine immutabile della
natura; 3)la necessit� morale discende dal dovere di scegliere il meglio (cio� �
ci� che fonda l'obbligazione morale). Anche Wolff e Kant riprendono, con poche
varianti, questa distinzione; per Hegel, invece, la necessit� caratterizza la
dialettica e, pertanto, investe tanto la realt� quanto il pensiero: tutto ci�
che � razionale � reale, e quindi necessario. Secondo Wittgenstein esiste
propriamente solo la necessit� logica, quale � esibita dalle tautologie e dalle
contraddizioni, che sono rispettivamente sempre vere e sempre false, a
differenza delle asserzioni empiriche (come quelle delle teorie fisiche) le
quali sono contingenti e possono essere vere o false. A partire da Carnap �
stata ripescata la nozione leibniziana di necessit� come verit� in tutti i mondi
possibili.
NICHILISMO
Il
"nichilismo europeo" �, nella filosofia di Nietzsche, la svalutazione di tutti i
valori operata dalla morale cristiana, che si � proposta e diffusa per secoli
come l'unica interpretazione del mondo, terminando con il privarlo di ogni fine
e di ogni valore vitali, riducendolo a nulla e decadenza. A questo nichilismo
passivo e decadente Nietzsche contrappone il nichilismo attivo che smaschera i
valori della tradizione e ne annuncia di nuovi. L'idea del nichilismo si afferma
per la prima volta con l'opera "Padri e figli" di Turgenev e trova in Nietzsche
la sua pi� completa trasposizione.
NOUMENO
Dal
greco noumenon "pensato",
� nella filosofia di Kant l'oggetto com'� nella sua integralit� e come tale
inconoscibile dall'intelletto umano, strutturalmente vincolato all'apparenza
fenomenica dell'oggetto nella rappresentazione intellettuale. L'uomo non pu�
conoscere le cose noumenicamente (ovvero come esse sono in s�) ma solo
fenomenicamente, ovvero come gli appaiono.
OLISMO
Nell'interpretazione di Popper, l'olismo (dal greco oloV "tutto")
� la concezione, da lui respinta nettamente, per la quale la realt�
storico-sociale viene intesa come un insieme che trascende la mera somma delle
sue componenti empirico-individuali. Per Quine il confronto con l'esperienza non
pu� assumere come unit� minima di significato la singola proposizione, ma
riguarda il linguaggio nel suo complesso: in ci� consiste l' olismo di Quine,
secondo cui le nostre conoscenze e le nostre credenze non sono pure somme di
proposizioni, ma sistemi pi� o meno organizzati.
ONTOLOGIA
Questo termine
letteralmente significa discorso
sull�essere (dal greco to
on = l�essere e logoV = discorso). � uno sviluppo della filosofia avvenuto grazie
a Parmenide ed esattamente lo studio dell�essere in quanto essere nei suoi
caratteri universali. L�essere �, secondo Parmenide, tutto ci� che esiste e che
quindi �. Al contrario il non-essere non �, cio� non esiste e non solo: �
impensabile e indicibile. L�essere ha caratteristiche precise: � uno,
immutabile, immobile, finito (nella mentalit� era come dire perfetto),
ingenerato (perch� il passato � considerato cio che non
�pi�), imperituto (in quanto il futuro � visto come ci� che non
� ancora) ed eterno. L�essere non
�. Platone per� - nel "Sofista" - corregge Parmenide, compiendone un
"parricidio": egli introduce il "non-essere" nel senso di "essere diversamente",
cosicch� sar� possibile dire "la penna non � il libro" non nel senso che la
penna � il non essere, ma nel senso che essa � diversa dal libro. Ancora
Aristotele, confuta Parmenide, aggirando le sue prescrizioni, attraverso la
coppia di nozioni "atto" e "potenza", il non essere come "non essere ancora".
Nel Novecento, � Heidegger a riaccostarsi al problema ontologico, caduto per
secoli nell�oblio: ponendo in esergo ad "Essere e Tempo" un�espressione del
Sofista platonico, egli nota come tutti siamo certi di sapere cosa significhi
"essente" ma di fatto non lo sappiamo. Siamo erroneamente convinti che i singoli
enti siano l�essere, quando in realt� essi sono solo enti (la differenza
ontologica: gli enti sono enti, e non l�essere).
ORGANISMO
Dal
greco organon ,
"strumento": designa il corpo vivente contrapposto a ci� che non ha vita
propria. Nella filosofia moderna si distinguono due concezioni dell'organismo:
la prima, divulgata da Cartesio, riconduce l'organismo ad una macchina e spiega
in termini di rigorosa causalit� meccanica il movimento, la crescita, la
riproduzione e, in generale, tutte le attivit� dell'organismo. La seconda
concezione, introdotta da Kant, ritiene invece che la nozione di organismo,
irriducibile alla categoria della causalit� meccanica (anche un organismo
semplicissimo come un verme non pu� essere spiegato con la causalit�, dice
Kant), possa essere compresa solo facendo riferimento al concetto di fine, cio�
intendendo l'organismo come un essere fornito di un principio e uno scopo
interno che presiede al suo sviluppo e alla sua riproduzione. Questa concezione
viene ripresa da Schelling e dai Romantici, estendendo tuttavia la concezione
organicistica dall'ambito naturale alla realt� intera, compresa la sfera
politica: per Hegel (e per i Fascisti), perfino lo Stato � una sorta di
organismo pulsante in cui i singoli individui, se non inquadrati nel tutto,
perdono di significato. Nella filosofia contemporanea il concetto di organismo o
la metafora bio-organica sono spesso utilizzati sia nell'ambito
dell'evoluzionismo, sia nelle interpretazioni vitalistiche della realt� in
generale (per Bergson la realt� ha carattere organico perch� � il risultato di
quello che lui chiama "slancio vitale") e di quella sociale in particolare
(Splenger assimila le diverse civilt� ad organismi biologici).
PANTEISMO
Dal
greco pan
+ qeoV ,
"tutto divino": termine coniato nell'ambito della discussione sul deismo per
indicare la concezione che identifica Dio e il mondo; per i panteisti Dio non �
un qualcosa di trascendente, ma �, al contrario, qualcosa che permea il mondo
dal di dentro. Sostenuto in modo pienamente esplicito solo in et� postmedioevale
(sebbene gi� Plotino avesse aperto spiragli in quella direzione) ha avuto come
rappresentanti pi� noti Giordano Bruno, Spinoza ( Deus
sive natura , "Dio ovvero la
natura"), gli idealisti (in particolare Hegel, mentre Fichte e soprattutto
Schelling se ne allontanarono per riapprodare a una visione teistica).
PENSIERO
DEBOLE
Si
tratta di un concetto emerso nella seconda met� del Novecento e reso celebre
dalla filosofia del pensatore torinese Gianni Vattimo, per il quale il passaggio
dal moderno al post-moderno si configura come un passaggio da un pensiero forte
ad un pensiero debole. Per pensiero forte (o metafisico) Vattimo intende un
pensiero che parla in nome della verit�, dell'unit� e della totalit�, ossia un
tipo di pensiero illusoriamente proteso a fornire "fondazioni" assolute del
conoscere e dell'agire. Per pensiero debole (o post-metafisico) intende un tipo
di pensiero che rifiuta le categorie forti e le fondazioni ultime: " la
debolezza del pensiero nei confronti del mondo, e dunque anche della societ� �
probabilmente solo un aspetto della impasse in cui il pensiero si � venuto a
trovare alla fine della sua avventura metafisica. Ci� che conta adesso �
ripensare il senso di quella avventura ed esplorare le vie per andare oltre:
appunto, attraverso la negazione [...] dei tratti metafisici del pensiero, prima
fra tutti la "forza" che esso ha sempre creduto di doversi attribuire in nome
del suo accesso privilegiato all'essere come fondamento " ("Il pensiero
debole"). Con la fine dei "pensieri forti" (il marxismo, il cattolicesimo della
Verit� assoluta, l'illuminismo) si dissolve la certezza che la verit� sia una e
che chi la possiede sia autorizzato ad imporla agli altri: nella mancanza di una
verit� unica e nel proliferare di tante verit�, si attua un processo
emancipativo che d� voce anche a chi � sempre stato tacciato (neri, donne,
omosessuali).
PERCEZIONE
ESTETICA
In
ambito estetico, la percezione s'intende radicata in criteri dotati di valore
proprio, determinato dalla cultura dell'epoca, e legati, come voleva Kant, alla
facolt� dell'immaginazione. Questa forma di percezione non riflette solo un
passato, ma tende essa stessa a diventare creazione di valori.
PESSIMISMO
E' la
credenza secondo cui nel mondo il male prevale sul bene. Esso risale alla
discussione conseguente al terremoto di Lisbona (1755) e alla polemica contro
l'ottimismo leibniziano (Leibniz diceva che " viviamo
nel migliore dei mondi possibili "):
il principale esponente del pessimismo nell'era dell'illuminismo fu Voltaire,
che alla concezione leibniziana, contrappose quella secondo cui " viviamo
nel peggiore dei mondi possibili ".
Nell'Ottocento il pessimismo fu strenuamente difeso da Schopenhauer, in
contrapposizione all'esasperato ottimismo di Hegel (secondo cui tutto ci� che
avviene � giusto che avvenga, perch� espressione di una razionalit� profonda).
Schopenhauer sostiene che il mondo � governato da una volont� irrazionale e
fortemente negativa (si � parlato di pandemonismo schopenhaueriano); anche
Leopardi si fa latore di posizioni anti-ottimistiche, facendo per� notare che il
male non � insito nel mondo, ma nella condizione umana. Nella filosofia
novecentesca, alcuni pensatori hanno rifiutato tanto il pessimismo quanto
l'ottimismo, sostituendoli col il "migliorismo", secondo cui il miglioramento
del mondo � una possibilit� che dipende dall'impegno dei singoli uomini.
PHUSIS
Dal
greco fusiV ,comunemente
tradotto con "natura" nel pensiero antico designa la totalit� delle cose nella
loro originaria generazione. I presocratici creano il concetto filosofico di
ph�sis e per questo sono detti anche "fisici". Per essi la ph�sis � il principio
vitale della totalit�, delle cose che si generano e crescono. Con gli eleati
l'orizzonte della ph�sis subisce una determinazione di tipo ontologico: il
principio � l'essere. Con Eraclito, Anassagora e Diogene di Apollonia la
problematica della ph�sis si apre alle questioni connesse ai temi del l�gos,
dell'intelligenza e della legalit� del reale. Platone parla di ph�sis
riferendosi alle idee, cio� all'essere intellegibile e metaempirico. Aristotele,
fissando la distinzione tra "filosofia prima" e "filosofia seconda", definisce
la differenza tra l'ambito metafisico e quello fisico: la ph�sis non designa pi�
la totalit� del reale, ma l'ambito circoscritto della natura sensibile. Per gli
stoici la ph�sis � anche l�gos secondo una triplice valenza; � principio
fisico-teologico, fondamento dell'etica e principio di crescita. Per Plotino la
ph�sis rientra nella produzione del mondo fisico da parte dell'Anima: deriva
dalla contemplazione produttiva dell'Anima ed � essa stessa contemplazione.
PLUSVALORE
Concetto tipicamente marxiano (espresso nel "Capitale"): all'interno del ciclo
economico del capitalismo, in cui la produzione � finalizzata essenzialmente
all'accumulazione di denaro, il valore delle merci prodotte dal lavoratore �
superiore a quello che gli viene corrisposto in salario. Questa differenza di
cui si appropria il capitalista come profitto costituisce il plusvalore.
L'operaio infatti produce 10x, ma in busta paga si trova solo 5x, sicch� il
capitalista ruba all'operaio 5x, ovvero l'operaio lavora di pi� di quel che gli
viene effettivamente retribuito: tale lavoro in pi� � il pluslavoro e genera per
il capitalista un plusvalore.
POTENZA-ATTO
E' una
coppia di concetti correlativi, perch� la potenza � l'essere nella sua
condizione imperfetta, cio� come possibilit� non ancora realizzata che tende
all'atto come il suo fine specifico. L'atto � la forma perfetta di un ente che
ha realizzato pienamente la propria potenza.
PREDESTINAZIONE
in
teologia si indica la possibilit� che Dio abbia destinato alcuni uomini al
Paradiso gi� dalla fondazione del mondo o prima della loro nascita (quindi
indipendentemente dal loro comportamento). � un concetto ampiamente utilizzato
dal Calvinismo, lontano dalla mentalit� cattolica che si fonda sul libero
arbitrio (la salvezza eterna � concessa solo a color che l�hanno meritata in
seguito al loro corretto comportamento). Quest�ultima concezione religiosa ha
creato spesso dibattiti che hanno giocato sulle contraddizioni che scaturiscono
dalle attribuzioni che il cattolicesimo da a Dio: onnipotente, (e quindi pu�
decidere a suo piacimento in merito alla salvezza o alla dannazione di un uomo,
a prescindere dalla sua condotta effettiva, conferendo la grazia?) infinitamente
buono (cio� non pu� desiderare il male, quindi non poteva creare un uomo capace
di fare del male - si limita la sua onnipotenza), onnisciente (che sa tutto,
quindi a priori sapeva gi� che cosa accadr� nel mondo nel momento stesso che
l�ha creato). Il Calvinismo ha risolto (almeno in parte) queste controversie
ammettendo che una vita giusta non necessariamente garantisce il Paradiso e che
Dio, secondo il suo insindacabile giudizio, � libero di concedere la grazia
eterna. Questa concezione ha spinto gli uomini a ricercare nel loro operato
quotidiano (successo lavorativo, capacit� di vivere rettamente) i segni della
loro predestinazione, favorendo l�iniziativa professionale. (Si veda per es.
"L�etica protestante e lo spirito del capitalismo" di Weber).
PROGRAMMA DI
RICERCA METAFISICA
Nell'ultima filosofia di Popper, programma che indica "la direzione in cui si
possono trovare teorie della scienza adeguatamente esplicative e rende possibile
una valutazione della profondit� di una teoria".
PROLETARIATO
E' la
classe dei lavoratori, tipica del modo di produzione capitalistico; i proletari
non posseggono i mezzi di produzione �, ma soltanto la propria forza lavoro, che
il capitalista compera pagandola con il salario. Si chiama proletariato perch�
la ricchezza dei suoi membri (i proletari) si basa esclusivamente (oltre che
sulla propria forza lavoro) sul fatto di avere una prole da mandare a lavorare
in fabbrica.
RAGIONE
Da Kant
in poi, la ragione coglie l'infinito, l'intelletto coglie il finito: la
contrapposizione tra intelletto e ragione si configura allora come
contrapposizione tra finito e infinito. Se il puntare all'infinito della ragione
per Kant � del tutto illegittimo (poich� implica un salto metafisico illegittimo
agli occhi di Kant) , esso diventa legittimo per i Romantici e, soprattutto, per
Hegel: riconoscendo legittimo (a differenza di Kant) il puntare all'infinito, la
ragione sar� decisamente superiore rispetto all'intelletto, il quale non si
spinge oltre il finito.
RAPPORTI DI
PRODUZIONE
E',
nella filosofia marxiana, l'insieme dei rapporti che costituiscono la struttura
economica della societ� e "corrispondono a un determinato grado di sviluppo
delle loro forze produttive materiali". I rapporti di produzione determinano
anche le rappresentazioni che gli uomini inseriti necessariamente in quei
rapporti, si fanno della realt�. Nella societ� medioevale le forze produttive si
diedero come organizzazione sociale (ovvero come rapporto di produzione) il
servilismo; tuttavia le forze di produzione migliorano a dismisura e finiscono
per trovarsi ingabbiate dai rapporti di produzione: ne consegue che occorre
abbatterli per crearne di nuovi. A questo � servita la Rivoluzione francese.
RETORICA
Il termine
significa "arte del corretto uso della parola", e ci� si pu� capire dalla radice
greca -re che corrisponde in italiano al nostro dire.
La retorica era un�arte, e coloro che volevano ottenere successo nell�ambito
politico dovevano esserne padroni. Essa infatti consisteva nell�abilit� di
trattare un qualunque argomento (specialmente di carattere politico e
umanistico) in modo da convincere chi ascoltava che la propria idea era giusta.
Quindi, al fine di giungere a questo punto, per esser bravi oratori era
necessario conoscere a fondo il lessico, la sintassi, la grammatica, ma anche la
fonetica e la mimica, che pur avendo un ruolo minore avevano la loro importanza.
La retorica, ad esempio, era essenziale ad Atene dove, a causa di varie
problematiche, molti cittadini venivano portati in tribunale. Qui, non avendo la
possibilit� di essere rappresentati, dovevano sapere esporre le proprie ragioni
nel modo pi� convincente possibile e magari (usando un�espressione sofista) "rendere
forte il discorso debole". Ad Atene si assiste ad una straordinaria
diffusione di scuole dell�arte oratoria, tra le quali � bene ricordare
quella del grande maestro Isocrate. Quest�ultimo credeva vi fosse una speciale
relazione tra pensiero e parola e che "il parlare bene � per noi la prova pi�
sicura del pensare bene".
RISENTIMENTO
Nella
filosofia di Nietzsche, � lo stato d'animo dell'uomo che impotente a creare
nuovi valori e ad affermarsi sulle sofferenze della vita "dice di no" alla vita
stessa asservendosi alla "morale degli schiavi", odiando ci� che non pu� essere
o non pu� avere e limitandosi, utilitaristicamente a difendere la qualit� del
"gregge".
SILLOGISMO
Dal
greco sunlogismoV ,
"concatenazione di ragionamenti", con Aristotele designa la forma perfetta di
deduzione, " un discorso in cui,
poste talune cose, altre ne seguono di necessit� ".
Esso � composto di 3 proposizioni categoriche (costituite cio� di soggetto e
predicato) e precisamente di due premesse e una conclusione. In ciascuna delle
due premesse compare uno stesso termine (detto "medio") il quale consente di
connettere gli altri due termini nella conclusione: "tutti gli animali sono
mortali, l'uomo � un animale, dunque l'uomo � mortale" ; il termine medio �
"animale", che mi consente di allacciare tra loro le due premesse per avere la
conclusione. Nella prima premessa il termine medio funge da soggetto, nella
seconda da predicato. Se le premesse sono vere anche la conclusione �
necessariamente vera. Propriet� del sillogismo � infatti la trasmissione della
verit� dalle premesse alla conclusione. Se il "medio" fosse solo predicato o
solo soggetto in tutte e due le premesse non potremmo trarre conclusioni cos�
semplici : se per esempio avessimo queste due premesse "tutti i vegetali sono
verdi " e "tutte le rane sono verdi" finiremmo per dire "tutte le rane sono
vegetali" : il medio (rane) � soggetto in tutte e due le proposizioni . In
questo caso teoricamente non lo si pu� neanche chiamare termine medio.
SOCIETA'
APERTA
I due
modelli alternativi di convivenza umana, secondo Popper, sono la societ� aperta
e la societ� chiusa; la prima � una societ� di tipo liberale e democratico, in
cui sono "aperte" le direzioni di ricerca intellettuale e sociale, la seconda �
una societ� di tipo autoritario e totalitario, governata da una legge o un
potere assoluto: societ� chiuse sono quelle delineate da Platone, Hegel e Marx,
nemici del liberalismo e della societ� aperta, pluralistica e libera.
SOGGETTO
Dal latino subiectum che traduce il greco upokeimenon,
ossia "ci� che soggiace".Per Aristotele il soggetto �
anzitutto la materia come presupposto della forma e quindi ipostasi,substantia.
Ma soggetto � anche l�individuo come punto di supporto dei suoi attributi o
accidenti. Questa struttura ontologica trova un corrispettivo nella struttura
logica del giudizio laddove il soggetto � ci� di cui si predica qualcosa, non
potendo egli stesso mai diventare predicato di qualcos�altro. Dunque il soggetto
� ci� che permane alla base di ogni possibile predicazione.La filosofia scolastica fece propria questa impostazione
aristotelica, intendendo per� l� "essere soggettivo" come ci� che designa
l�esistenza reale, mentre l� "essere oggettivo" nomina l�esistenza delle cose
nella mente. Queste premesse preparano la rivoluzione soggettivistica della
modernit� che si inaugura con Cartesio. Questi, da un lato resta fedele all�uso
scolastico del termine soggetto come sostanza, dall�altro apre la via al tema
moderno del valore delle rappresentazioni.
Il "cogito", come sostanza pensante, concepisce se stesso e il mondo attraverso
quegli attributi che sono leidee, il cui grado di evidenza e il cui
valore di verit� diventano fondamentali.Attraverso Hobbes, Locke, Leibniz e Hume il termine soggetto si
identificher� sempre pi� con l�attivit� senziente e pensante dell�io, e questo
processo culminer� in Kant, per il quale il soggetto � l� "io penso" o coscienza trascendentale,
mentre l�oggetto � la realt� in s� delle cose e del mondo.Nel successivo sviluppo idealistico da Fichte a Hegel, da Croce
fino a Husserl, la realt� oggettiva viene in vario modo ricondotta o assimilata
ad attivit� del soggetto o spirito, sicch� l�identificazione tra soggetto e
coscienza pensante diviene il caposaldo della filosofia, sia idealistica e
spiritualistica che dell�empirismo positivistico, che al soggetto trascendentale
oppone il soggetto empirico della psicologia e delle scienze umane.
SOVRASTRUTTURA
Tipica
della filosofia marxista: � costituita dai rapporti giuridici delle dottrine
politiche- ma anche dalla dottrine filosofiche, etiche, religiose, estetiche -
che si sviluppano in una struttura economica, di cui esprimono i rapporti di
produzione e le corrispondenti forme della coscienza sociale.
SPIRITO
E', in
Hegel, l'assoluto, presente nelle varie manifestazioni storiche della vita. Non
� un ente a s� stante, trascendente, ma il principio della razionalit� delle
cose o, in altri termini, il graduale auto-comprendersi della realt� di cui fa
parte e costituisce la coscienza.
STRUTTURA
Concetto marxiano, la struttura � costituita insieme dalle forze produttive e
dai rapporti di produzione da cui dipende la sovrastruttura ideale. E' il
fattore determinante della trasformazione storica. Struttura � tutto ci� che
riguarda l'economia; e la storia � appunto economia, sono i rapporti economici a
fare la storia, per cui l'economia � struttura.
SUPERUOMO
Superuomo o oltreuomo �, nella filosofia di Nietzsche, l'uomo che, accettato il
gioco di forze dell'essere, si fa capace di costruire un'esistenza colma di vita
e di senso, attimo per attimo. E' figura della nuova moralit� e
dell'"affermazione della vita" che stanno "oltre" il nichilismo passivo, in
fedelt� alla terra e allo spirito dionisiaco. Il superuomo sar� un essere
libero, che agir� per realizzare se stesso. E' un essere che ama la vita, che
non si vergogna dei propri sensi e vuole la gioia e la felicit�. E' un essere
"fedele alla terra", alla propria natura corporea e materiale, ai propri istinti
e bisogni. La "fedelt� alla terra" � fedelt� alla vita e al vivere con pienezza,
� esaltazione della salute e sanit� del corpo, � altres� affermazione di una
volont� creatrice che istituisce valori nuovi (ecco il vero significato della
volont� di potenza). Non pi� "tu devi", ma "io voglio". Il superuomo � inoltre
un essere socievole, rappresentato da Zarathustra che balla. Egli ha abbandonato
ogni fede, ogni desiderio di certezza, per reggersi "sulle corde leggere di
tutte le possibilit�". La sua massima �: "Diventa ci� che sei". La libert� del
superuomo � una ricchezza di possibilit� diverse, da qui appunto la rinuncia ad
ogni certezza assoluta e da qui anche la profondit� tipica del superuomo,
l'impossibilit� di definire e giudicare la vita interiore, dalla quale non si
attinge altro che la maschera ("Tutto ci� che � profondo, ama mascherarsi"). Il
superuomo � il filosofo dell'avvenire; � un uomo senza patria n� m�ta per poter
insegnare ad amare la ricchezza e la transitoriet� del mondo. Con la sua
"diversit� di sguardo", egli cerca di rendere pi� degno il pensiero della vita,
di dare al mondo un altro valore, un'altra verit�: la verit� non � qualcosa da
riconoscere ma da creare. Con la libert� che nasce dall'abbandono delle vecchie
illusioni e certezze, egli osa "spostare le pietre di confine" e aprire alla
ricerca nuovi orizzonti.
SUPERAMENTO
Nella
filosofia hegeliana, � un'operazione tipica della ragione che riconosciuta la
dialetticit� intrinseca del pensiero e della realt�, non annulla le loro
opposizioni costitutive, ma mentre le "toglie", le "mantiene" in una superiore
unit�. Come i camosci, per salire dalle pareti rocciose a strapiombo, rimbalzano
da una parete all'altra salendo a zig zag, cos� rimbalzando da una parte
all'altra con affermazioni e negazioni non si resta ad un livello stazionario,
non si torna di volta in volta al punto di partenza, bens� si sale un poco alla
volta. E la posizione di Platone risulta pi� matura rispetto a quella dei
Presocratici grazie alle critiche mosse dai Sofisti: � una sorta di processo
circolare, ma a spirale poich� non si torna mai al punto di partenza, bens� ad
ogni spira il livello � salito di un p�. Questo gioco per cui si sale un p� alla
volta � ben espresso dall'uso hegeliano di una parola tedesca: Aufhebung , che
potremmo tradurre con 'superamento', ma che pu� essere tradotto ancora pi�
adeguatamente dal 'tollere' latino, nella sua duplice accezione di 'togliere' e
di 'sollevare'. Infatti, il superamento � il processo per cui, nello sviluppo
dialettico della realt�, ogni cosa viene tolta e conservata, ovvero tolta e
sollevata (cio� riproposta ad un livello pi� alto).
TEISMO
In
generale, indica ogni dottrina religiosa o filosofica che ammette un Dio unico
personale e trascendente e in quanto tale, si contrappone all' ateismo (che nega
l'esistenza di Dio) e al deismo (che ammette un Dio dimostrabile dalla ragione).
E' tipico delle tre grandi religioni monoteistiche: ebraismo, cristianesimo,
Islam. Filosofo teista fu, ad esempio, Pascal.
TEODICEA
Termine
coniato da Leibniz come titolo di una sua opera, relativa alla dimostrazione
della giustizia divina e al problema della conciliazione di tale giustizia con
l'esistenza del male nel mondo. Da allora il termine � adoperato per designare
questi problemi, indipendentemente dall'opera leibniziana.
TEORIA
SCIENTIFICA
Con la
nascita della scienza moderna il termine teoria, che nell'antichit� era sinonimo
di contemplazione (dal greco qeaomai "contemplo"),
assume il significato di ipotesi, deduzione ed esperimento. Per la dottrina
"convenzionalistica" di P. Duhem una teoria scientifica consiste in un'insieme
di ipotesi e ha il suo unico criterio di verit� nell'accordo con l'esperienza,
ossia nella conferma delle ipotesi, che a loro volta condizionano l'osservazione
dei fenomeni. Secondo Popper il convenzionalismo di Duhem ha " contribuito
a chiarificare le relazioni tra teoria ed esperimento ".
Popper sostituisce al principio di verificazione dei neopositivisti il criterio
di falsicabilit� , ossia un
criterio di demarcazione tra asserti scientifici e asserti non-scientifici: una
teoria � scientifica solo se � falsicabile, cio� solo se pu� essere confutata
dall'esperienza.
TRASCENDENTALE
Nella
filosofia kantiana, � ci� che riguarda le condizioni di conoscibilit� a priori
degli oggetti e dunque � condizione di possibilit� dell'esperienza e della
conoscenza. Trascendentali sono le 12 categorie: esse esulano dall'esperienza,
ma sono applicabili legittimamente esclusivamente all'esperienza; ecco perch�
sono trascendentali e non trascendenti.
UTOPIA
Dal
greco ou+topoV ,
"non-luogo" e, al contempo, da eu+topoV "luogo
felice": � il titolo di una celebre opera di Tommaso Moro; Utopia � un'isola
immaginaria in cui regna (a differenza che nella realt�) la giustizia e il bene.
Da allora il termine designa qualsiasi progetto politico, sociale o pedagogico
che si prefigga la realizzazione di condizioni ideali, elaborate concettualmente
o anche soltanto immaginate, che ancora non trovano (o non potranno mai trovare)
riscontro empirico nella realt�. La Repubblica di Platone � un ottimo esempio di
utopia; cos� anche La Citt� del Sole di Tommaso Campanella e La Nuova Atlantide
di Bacone; lo stesso comunismo di Marx � stato pi� volte inteso come utopia
VERIFICAZIONE
E' un
processo di definizione della verit� o falsit� di una determinata proposizione.
Il processo di verificazione implica solitamente il reperimento di una "prova"
che sancisca il contenuto della proposizione. Tale prova pu� essere di tipo
empirico (ricorso ai fatti dell'esperienza esterna o interna), di tipo intuitivo
(ricorso all'evidenza immediata) o di tipo dimostrativo (ricorso
all'argomentazione rigorosamente fondata). E' col neopositivismo che il
principio di verificazione si � affermato in campo filosofico: tale principio
secondo i neopositivisti consente di distinguere gli enunciati di carattere
scientifico dalle proposizioni vaghe e quindi prive di significato conoscitivo.
ABITUDINE