FILOSOFI :SCHOPENHAUER

FILOSOFI : SCHOPENHAUER

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Schopenhauer

La sua famiglia era di origine olandese, il padre ricco commerciante di Danzica (ove Arthur nacque il 22 febbraio 1788).

Morto il padre per suicidio  eredit� una fortuna cospicua, che gli permise di vivere di rendita, studiando: prima al ginnasio (di Gotha, e poi di Weimar), poi all'universit� di Gottinga (1809/11), dove conobbe G.E.Schulze, che lo introdusse a Kante a Platone, e Berlino (1811/13), dove segu� Schleiermacher, Fichte e il filologo F.A.Wolf.

Per la guerra, raggiunse a Weimar la madre, che (romanziera) vi teneva un salotto letterario, cui veniva anche Goethe, e si laure� a Jena nello stesso 1813.

Ruppe ben presto con la madre, Johanna Henriette, che aveva accolto in casa un amante, nel 1814.

Si trasfer� cos� a Dresda e qui pubblic� Die Welt als Wille und Vorstellung, suo capolavoro, scritto nel 1818 e pubblicato nel 1819.

Poi si trasfer� a Francoforte, dove rimase fino alla morte, sopraggiunta nel 1860. Di tale periodo sono La volont� della natura (1836), I due problemi fondamentali dell�etica (1841) e il brillante e popolare Parerga et paralipomena (1851). Tali opere gli guadagnarono riconoscimenti pubblici e maggior successo delle opere precedenti.

 

La critica all'idealismo

Schopenhauer critica in generale "i tre grandi ciarlatani" idealisti, e in particolare Hegel, "sicario della verit�", la cui filosofia � mercenaria, al servizio dello Stato:

"Hegel, insediato dall'alto, dalle forze al potere, fu un ciarlatano di mente ottusa, insipido, nauseabondo, illetterato, che raggiunse il colmo dell'audacia scodellando i pi� pazzi e mistificanti non sensi"

il suo pensiero � "una buffonata filosofica".

i riferimenti del suo pensiero

Furono Kant, da cui prese la distinzione tra fenomeno e noumeno, interpretandola per� in modo difforme dallo stesso Kant, attribuendo al fenomeno una valenza di illosoriet� a quello sconosciuta (dato che al contrario per il filosofo di Koenigsberg proprio del fenomeno e anzi solo del fenomeno si pi� dare conoscenza rigorosamente scientifica e valida), Platone (da cui trasse la concezione delle idee, anche qui per� intese in modo originale, "forme eterne sottratte alla caducit� dolorosa del nostro mondo" (Abbagnano) come strato ontologico intermedio tra il centro della realt�, che � cieca Volont� e l'apparenza fenomenica pi� superficiale), e la filosofia indiana, da cui appunto trae la decisiva convinzione del carattere ingannevole del mondo sensibile, che altri filosofi occidentali avevano s� in precedenza definito imperfetto, e al limite prossimo al nulla (Parmenide, Platone, Plotino), ma mai giudicato deformante inganno.

 

1a) il mondo come rappresentazione

Noi non conosciamo le cose in s� stesse ("vediamo non il sole n� la terra"), ma in quanto sono rapportate al soggetto, dipendenti dal soggetto, "interne" ad esso (conosciamo "l'occhio che vede il sole, la mano che sente il contatto con la terra"), e il soggetto filtra la realt� con le tre categorie (una sorta di a-priori, che il soggetto pone mediante l'intelletto, analogamente a Kant, con la differenza che per Sch. le categorie hanno una matrice fisiologica, piuttosto che trascendentale)

 

(spazio e tempo (che rendono molteplice l'oggetto)

la causalit� (che lo rende un "cosmo conoscitivo"), poste come per Kant, dall'intelletto la causalit� a sua volta, in quanto principio di ragion sufficiente, assume quattro forme, ossia

 causa fiendi (cio� del divenire; regola i rapporti causali);

causa cognoscendi (regola i rapporti tra i giudizi);

causa essendi (regola i rapporti tra le parti del tempo e dello spazio);

causa agendi (regola i rapporti tra le azioni); 

 

Essa � perci� fenomeno, nel senso di apparenza, in parentela stretta col sogno, analogamente a Pindaro , Sofocle, Shakespeare , Calder�n, o, con espressione di derivazione indiana, "velo di Maya".

 

" � Maya, il velo ingannatore, che avvolge gli occhi dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non pu� dirsi n� che esista, n� che non esista; perch� ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra che egli prende per un serpente ma c'� il modo per giungere alla realt� in s� stessa:

 

1b) e come volont�

esistenza della Volont�

Ne posso essere certo in quanto

a)ho accesso diretto alla mia volont�, che sperimento essere la mia pi� intima essenza, facente tutt'uno con il moto del mio corpo .

 

b)Per analogia estendo questo a tutto il reale:

 

osservando nei fenomeni naturali "l'impeto violento e irresistibile con cui le acque si precipitano negli abissi, ... l'ansia con cui il ferro vola verso la calamita, la violenza con cui i poli elettrici tendono a riunirsi ...riconosciamo quell'identica essenza che in noi persegue i suoi fini al lume della conoscenza, ma che qui non ha che impulsi ciechi, sordi, unilaterali e invariabili" .

 

La Volont� � inconscia.

 "Essendo al di l� del fenomeno, la Volont� presenta caratteri contrapposti a quelli del mondo della rappresentazione, in quanto si sottrae alle forme proprie di quest'ultimo: lo spazio, il tempo e la causalit�. Innanzitutto la Volont� primordiale � inconscia, poich� la consapevolezza e l'intelletto costituiscono soltanto delle sue possibili manifestazioni secondarie. Di conseguenza, il termine Volont�, preso in senso metafisico-schopenhaueriano, non si identifica con quello di volont� cosciente, ma con il concetto pi� generale di energia o di impulso (e in questo senso si comprende perch� Schopenhauer attribuisca la volont� anche alla materia inorganica e ai vegetali)."

...unica...

In secondo luogo, la Volont� risulta unica, poich� .esistendo al di fuori dello spazio e del tempo, che dividono gli enti, si sottrae costituzionalmente a ci� che egli chiama "principio di individuazione". Infatti la Volont� non � qui pi� di quanto non sia l�, pi� oggi di quanto non sia stata ieri o sar� domani. Essa, dice Schopenhauer, "� in una quercia come in un milione di querce".

...eterna...

Essendo oltre la forma del tempo, la Volont� � anche eterna e indistruttibile, ossia un Principio senza inizio n� fine. Per questo, Schopenhauer scrive che "alla Volont� � assicurata la vita" e paragona il perdurare dell'universo nel tempo ad un "meriggio eterno senza tramonto refrigerante", oppure all'"arcobaleno sulla cascata", non toccato dal fluire delle acque .

...assurda e cieca.

Essendo al di l� della categoria di causa, e quindi di ci� che Schopenhauer denomina "principio di ragione", la Volont� si configura anche come una Forza libera e cieca, ossia come un'Energia incausata, senza un perch� e senza uno scopo. Infatti noi possiamo cercare la "ragione" di questa o quella manifestazione fenomenica della Volont�, ma non della Volont� in se stessa, esattamente come possiamo chiedere ad un uomo perch� voglia questo o quello, ma non perch� voglia in generale. Tant'� che a quest'ultima domanda l'individuo non potrebbe rispondere che "voglio perch� voglio", ossia, traducendo la frase in termini filosofici, " perch� c'� in me una volont� irresistibile che mi spinge a volere". Infatti, la Volont� primordiale non ha una m�ta oltre se stessa: la vita vuole la vita, la volont� vuole la volont�, ed ogni motivazione o scopo cade entro l'orizzonte del vivere e del volere .

consegnenze etiche

Vi � in Schopenhauer un rifiuto di ogni ottimismo:

cosmico (quello delle religioni, con la loro idea di Provvidenza)

"Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa d� fine l'appagamento; tuttavia per un desiderio che venga appagato, ne rimangono almeno dieci insoddisfatti; inoltre la brama dura a lungo, le esigenze vanno all'infinito; l'appagamento � breve e misurato con mano avara. Anzi, la stessa soddisfazione finale � solo apparente: il desiderio appagato d� tosto luogo a un desiderio nuovo: quello � un errore riconosciuto, questo un errore non ancora conosciuto. Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, pu� dare appagamento durevole... bens� rassomiglia soltanto all'elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento" .

La realt� � una '"arena di esseri tormentati e angosciati, i quali esistono solo a patto di divorarsi l'un laltro, dove perci� ogni animale carnivoro � il sepolcro vivente di mille altri e la propria autoconservazione � una catena di morti strazianti"

"Se si conducesse il pi� ostinato ottimista attraverso gli ospedali, i lazzaretti, le camere di martirio chirurgiche, attraverso le prigioni, le stanze di tortura, i recinti degli schiavi, i campi di battaglia e i tribunali, aprendogli poi tutti i sinistri covi della miseria, dove ci si appiatta per nascondersi agli sguardi della fredda curiosit�, e da ultimo facendogli ficcar l'occhio nella torre della fame di Ugolino, certamente finirebbe anch'egli con l'intendere di qual sorte sia questo meilleur des mondes possibles. Donde ha preso Dante la materia del suo Inferno, se non da questo mondo reale? E nondimeno n'� venuto un inferno bell'e buono. Quando invece gli tocc� di descrivere il cielo e le sue gioie, si trov� davanti a una difficolt� insuperabile: appunto perch� il nostro mondo non offre materiale per un'impresa siffatta" .

 

Schopenhauer rifiuta il suicidio come via alla liberazione per questo motivo :

 1) perch� "il suicidio, lungi dall'essere negazione della volont�, � invece un atto di forte affermazione della volont� stessa" in quanto il suicida "vuole la vita ed � solo malcontento delle condizioni che gli sono toccate" , per cui anzich� negare veramente la volont� egli nega piuttosto la vita.

 

Essa ha come momenti principali

a)l'arte: "mentre la conoscenza, e quindi la scienza, � continuamente irretita nelle forme dello spazio e del tempo, ed asservita ai bisogni della volont�, l'arte, secondo Schopenhauer, � conoscenza libera e disinteressata, che si rivolge alle idee, ossia alle forme pure o ai modelli eterni delle cose."

"Mentre per l'uomo comune, il proprio patrimonio conoscitivo � la lanterna che illumina la strada, per l'uomo geniale � il sole che rivela il mondo".

b) la compassione, che rompe la catena di egoismi che mette ogni individuo contro l'altro, causando inutile e assurda sofferenza.

�L�amore autentico � sempre compassione; e ogni amore che non sia compassione � egoismo�

c) l'ascesi

essa nasce dall'"orrore" dell'uomo "per l'essere di cui � manifestazione il suo proprio fenomeno, per la volont� di vivere, per il nocciolo e l'essenza di un mondo riconosciuto pieno di dolore" (ivi, paragrafo 68), � l'esperienza per la quale l'individuo, cessando di volere la vita ed il volere stesso, si propone di estirpare il proprio desiderio di esistere, di godere e di volere: "Con la parola ascesi s�intende il deliberato infrangimento della volont�, mediante l'astensione dal piacevole e la ricerca dello spiacevole, l'espiazione e la macerazione spontaneamente scelta, per la continuata mortificazione della volont�". Comporta la perfetta castit�, la rinuncia ai piaceri, l'umilt�, il digiuno, la povert�, il sacrificio e l'automacerazione

 

Fino ad arivare alla noluntas

 

"il deliberato infrangimento della volont�,... per la continuata mortificazione della volont�"

"Quel che rimane dopo la soppressione completa della volont� - dice Schopenhauer - � certamente il nulla per tutti coloro che sono ancora pieni della volont�. Ma per gli altri, in cui la volont� si � distolta da se stessa e rinnegata, questo nostro universo tanto reale, con tutti i suoi soli e le sue vie lattee �, esso, il nulla" .

 

 


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