LAMENTO PER IL SUD
Quasimodo
Oh, il Sud � stanco di trascinare morti
E questa sera carica d'inverno
L'opera
parla della Sicilia ma diventa anche un lamento perch� il poeta Quasimodo �
costretto all'emigrazione verso Milano. Il paesaggio
che vede a Milano � diverso da quello siciliano dove ha vissuto la sua
fanciullezza, infatti la luna � rossa per la caligine che ne attenua lo
splendore, il vento � forte e freddo, il terreno � coperto di neve, le donne
hanno tutte la pelle pallida.
La luna rossa, il vento, il tuo colore
di donna del Nord, la distesa di neve...
Il mio cuore � ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare, la grave
conchiglia soffiata dai pastori siciliani,
le cantilene dei carri lungo le strade
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru
nell'aria dei verdi altipiani
per le terre e i fiumi della Lombardia.
Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria.
Pi� nessuno mi porter� nel Sud.
in riva alle paludi di malaria,
� stanco di solitudine, stanco di catene,
� stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi,
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.
Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,
costringono i cavalli sotto coltri di stelle,
mangiano fiori d'acacia lungo le piste
nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.
Pi� nessuno mi porter� nel Sud.
� ancora nostra, e qui ripeto a te
il mio assurdo contrappunto
di dolcezze e di furori,
un lamento d'amore senza amore.
Lui sente che ormai la sua vita � legata a Milano da cui non pu� fuggire, pensa
a Milano in cui l�acqua dei fiumi � grigia per il riflesso delle nuvole e della
nebbia, ma comunque sente fortemente nostalgia per la sua terra, di cui ha
addirittura dimenticato il mare, le usanze del popolo, il suono della conchiglia
in cui suonano i pastori, le cantilene della gente che torna dai campi dopo aver
lavorato, ha dimenticato anche la sua isola e il volo degli uccelli.
Quasimodo pensa che non torner� pi� nella sua terra natia, che � stanca di veder
morire il suo popolo di malaria ed � stanca di essere dimenticata e di essere
sottomessa agli altri popoli; per questo tornano sui monti, costringendo i
cavalli a dormire all�aperto, a mangiare fiori bianchi lungo i vari sentieri. Il
poeta perci� sa che nella sua terra non torner� mai pi�, ma �
malinconico, gli manca fortemente la propria terra, ha il cuore pieno di
tensione ; ma ormai si � abituato a vivere al Nord, col freddo e la nebbia, non
torner� pi� al sud tra il sole caldo e gli altopiani.
Per questo nel suo cuore si mischiano dolcezza e rabbia, amore e angoscia: la
dolcezza e l�amore per il dolce ricordo della sua terra natia; la rabbia e
l�angoscia per la consapevolezza di non tornare pi� in quella terra da lui tanto
amata e tormentata dalla malaria.
La poesia diventa quindi un inno alla bellezza della Sicilia, ma � soprattutto
un lamento, un lamento per le circostanze che lo hanno allontanato dalla sua
isola, e per le condizioni in cui si trova questa, abbandonata da tutti nella
solitudine. Negli ultimi versi il poeta esprime tutta la sua rabbia
sottolineando la disuguaglianza sociale tra il nord e il sud , per cui un
meridionale ha prospettive di vita peggiori e spesso � costretto ad andare via.