A LUNGO TENNI STRETTO IL MIO ANGELO
A lungo tenni stretto il mio Angelo,
e lui infine s'intristì fra le mie braccia
divenne piccolo, ed io grande:
finchè fui io la compassione,
e lui soltanto una preghiera tremante.
Solo allora gli ridiedi i suoi cieli,
svanendo, mi lasciò le cose sue più intime;
lui apprese il volo, io imparai la vita
e lentamente l'un l'altro ci riconoscemmo.
Rainer Maria Rilke
Solitudine
La solitudine è come la pioggia.
Si alza dal mare verso sera;
dalle pianure lontane, distanti,
sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
E proprio dal cielo ricade sulla città.
Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
e i corpi, che nulla hanno trovato,
delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
e persone che si odiano a vicenda
sono costrette a dormire insieme in un letto unico:
è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.
IL CIGNO
L'aspra fatica d'avanzare a stento,
come stretti da ceppi, entro la vita
in divenire - somiglia all'informe
muover del cigno a nuoto in su l'avvìo:
e l'agonia - questo mancar del fondo
ove poggiamo quotidianamente -
al suo trepido scendere nell'acque
che l'accolgon benigne e si ritraggono
sotto di lui, quasi mancando in giòlito,
mentre il cigno silente s'abbandona
securo sempre più, sempre più placido, -
e in sua regalità sui flutti incede.
VIENE ADAGIO LA SERA
DI RAINER MARIA RILKE
Viene adagio la sera, camminando
tra gli alberi lontani nella neve
e silenziosa preme le sue guance
fredde alle finestre, per spiare.
E nelle case cresce il buio.
I vecchi sulle sedie pensano,
le madri sono come regine,
i bambini lasciano da parte i giochi
e le ragazze non filano più.
La sera fuori tende l'orecchio
nella casa, e dentro ascoltano
il silenzio della sera.