PARINI: LA SALUBRIETA’ DELL’ARIA

PARINI: LA SALUBRIETA’ DELL’ARIA

 

 

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LA SALUBRIETA’ DELL’ARIA

 

Oh beato terreno
Del vago Eupili mio,
Ecco al fin nel tuo seno
M’accogli; e del natìo
5Aere mi circondi;
E il petto avido inondi.

Già nel polmon capace
Urta sè stesso e scende
Quest’etere vivace,
10Che gli egri spirti accende,
E le forze rintegra,
E l’animo rallegra.

Però ch’austro scortese
Quì suoi vapor non mena:
15E guarda il bel paese
Alta di monti schiena,
Cui sormontar non vale
Borea con rigid’ ale.

Nè quì giaccion paludi,
20Che dall’impuro letto
Mandino a i capi ignudi
Nuvol di morbi infetto:
E il meriggio a’ bei colli
Asciuga i dorsi molli.

25Pera colui che primo
A le triste ozïose
Acque e al fetido limo
La mia cittade espose;
E per lucro ebbe a vile
30La salute civile.

Certo colui del fiume
Di Stige ora s’impaccia
Tra l’orribil bitume,
Onde alzando la faccia
35Bestemmia il fango e l’acque,
Che radunar gli piacque.

Mira dipinti in viso
Di mortali pallori
Entro al mal nato riso
40I languenti cultori;
E trema o cittadino,
Che a te il soffri vicino.

Io de’ miei colli ameni
Nel bel clima innocente
45Passerò i dì sereni
Tra la beata gente,
Che di fatiche onusta
È vegeta e robusta.

Quì con la mente sgombra,
50Di pure linfe asterso,
Sotto ad una fresc’ ombra
Celebrerò col verso
I villan vispi e sciolti
Sparsi per li ricolti;

55E i membri non mai stanchi
Dietro al crescente pane;
E i baldanzosi fianchi
De le ardite villane;
E il bel volto giocondo
60Fra il bruno e il rubicondo,

Dicendo: Oh fortunate
Genti, che in dolci tempre
Quest’aura respirate
Rotta e purgata sempre
65Da venti fuggitivi
E da limpidi rivi.

Ben larga ancor natura
Fu a la città superba
Di cielo e d’aria pura:
70Ma chi i bei doni or serba
Fra il lusso e l’avarizia
E la stolta pigrizia?

Ahi non bastò che intorno
Putridi stagni avesse;
75Anzi a turbarne il giorno
Sotto a le mura stesse
Trasse gli scelerati
Rivi a marcir su i prati

E la comun salute
80Sagrificossi al pasto
D’ambizïose mute,
Che poi con crudo fasto
Calchin per l’ampie strade
Il popolo che cade.

85A voi il timo e il croco
E la menta selvaggia
L’aere per ogni loco
De’ varj atomi irraggia,
Che con soavi e cari
90Sensi pungon le nari.

Ma al piè de’ gran palagi
Là il fimo alto fermenta;
E di sali malvagi
Ammorba l’aria lenta,
95Che a stagnar si rimase
Tra le sublimi case.

Quivi i lari plebei
Da le spregiate crete
D’umor fracidi e rei
100Versan fonti indiscrete;
Onde il vapor s’aggira;
E col fiato s’inspira.

Spenti animai, ridotti
Per le frequenti vie,
105De gli aliti corrotti
Empion l’estivo die:
Spettacolo deforme
Del cittadin su l’orme!

Nè a pena cadde il sole
110Che vaganti latrine
Con spalancate gole
Lustran ogni confine
De la città, che desta
Beve l’aura molesta.

115Gridan le leggi è vero;
E Temi bieco guata:
Ma sol di sè pensiero
Ha l’inerzia privata.
Stolto! E mirar non vuoi
120Ne’ comun danni i tuoi?

Ma dove ahi corro e vago
Lontano da le belle
Colline e dal bel lago
E dalle villanelle,
125A cui sì vivo e schietto
Aere ondeggiar fa il petto?

Va per negletta via
Ognor l’util cercando
La calda fantasìa,
130Che sol felice è quando
L’utile unir può al vanto
Di lusinghevol canto.

 

L’ode riflette una bella tematica, quella del contrasto tra campagna e città, tra il mondo sano, idillico con i i veri colori della natura , e quello pieno di contraddizioni  della civiltà urbana moderna. Il contrasto viene risolto tutto a favore della campagna e della natura in un modo tutto originale.

 

Parini parla bene della campagna , di cui ama di gran lunga il paesaggio, ma anche perchè è  legato da profondi ricordi e sentimenti.

Qui l’aria e le acque non sono inquinate e l’agricoltura razionale e non speculativa. Gli abitanti, inoltre, sono semplici contadini, che sono felici anche  nella povertà senza lamentarsi del loro modo di vivere; la loro salute è buona, anche grazie al lavoro nei campi che li ha irrobustiti e resi praticamente immuni alle malattie.
Dal versante opposto, Parini prende in considerazione la città (Milano), della quale egli sembra cogliere  aspetti negativi. La città è vista come un posto sporco con   rifiuti umani rovesciati sulla strada e dall’uomo e dagli animali abbandonati . Parini sottolinea anche il fatto che l’uomo, preso da interessi  economici( riferendosi ai nobili), trascura i danni  alla salute .La celebrazione della salubrità dell’aria di campagna non è fine a se stessa ma costituisce un messaggio di impegno illuministico.

 

 

 

 















 



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