|
NELLA MACCHIA
Errai
nell'oblio della valle
tra ciuffi di stipe fiorite,
tra quercie rigonfie di galle;
errai
nella macchia pi� sola,
per dove tra foglie marcite
spuntava l'azzurra v�ola;
errai per
i botri solinghi:
la cincia vedeva dai pini:
sbuffava i suoi piccoli ringhi
argentini.
Io siedo
invisibile e solo
tra monti e foreste: la sera
non freme d'un grido, d'un volo.
Io siedo
invisibile e fosco;
ma un cantico di capinera
si leva dal tacito bosco.
E il
cantico all'ombre segrete
per dove invisibile io siedo,
con voce di flauto ripete,
Io ti vedo!
Sin dall�inizio c�� una solitudine e una forte malinconia . �Errai nell�oblio della valle�: Errai � ripetuto pi� volte con un senso di angoscia sempre pi� alta. Il �canto di capinera� che si alza dalle silenziose piante, invece, sembra avere un aspetto che porta alla consolazione, visto che la poesia finisce con �Io ti vedo�.
La poesia � presentata come se fosse il diario lirico di un vagabondaggio campestre. Pascoli, come un viandante, immagina di appuntare nel testo i luoghi del suo passaggio e gli oggetti della sua osservazione: ciuffi di fiori, alberi malati, foglie marcite nel buio della boscaglia, una viola, un uccello. Ma lo sviluppo monotono del componimento si scioglie in maniera inattesa; la tormentata solitudine � ribaltata nel momento in cui il poeta si trova vicino ad una capinera: la dolcissima compagnia sonora infrange lo smarrimento del soggetto e gli fa percepire la bellezza materna della natura, che l�avvolge quasi in un abbraccio.