I miei carmi
son prole
delle foreste,
altri dell'onde,
altri delle arene,
altri del Sole,
altri del vento Argeste.
Le mie parole
sono profonde
come la redici
terrene,
altre serene
come i firmamenti,
fervide come le vene
degli adolescenti,
ispide come i dumi,
confuse come i fumi
confusi,
nette come i cristalli
del monte,
tremule come le fronde
del pioppo,
tumide come la nerici
dei cavalli
a galoppo,
labili come i profumi
diffusi,
vergini come i calici
appena schiusi,
notturne come le rugiade
dei cieli,
funebri come gli asfodeli
dell'Ade,
pieghevoli come i salici
dello stagno,
tenui come i teli
che fra due steli
tesse il ragno.
Riassunto e commento:
La poesia è un canto la cui origine va cercata
nel mondo della natura ; dalle emozioni che il poeta ne trae sgorga la
melodia dei versi.
Il titolo significa “le radici del canto”, e
vuole indicare le origini della poesia del poeta. Quella di D’Annunzio è
una poesia che esprime la varietà del mondo. La parola è vista proprio
come forza creatrice, strumento di potere per il superuomo, che grazie
ad essa può creare il reale.
La struttura sintattica è molto semplice perchè fondata
sull’enumerazione; il lessico è semplice e l’intreccio di rime e
assonanze contribuisce a rendere il discorso fluido e lineare.
Non si parla di realismo perché questa è una poesia in cui il canto si
libera in pura mistica sensuale. Una poesia compiutamente decadente
perché fatta solo di sensazioni e di atmosfera, in totale assenza di
costruzione, di contenuti, di centri logici e dunque non si può parlare
di realismo e di descrizione della realtà quotidiana!
RETORICA
La metafora si trova qui: "I miei carmi son
prole". Infatti tutte le altre sono similitudini perchè c'è il COME,
invece questa è una metafora(non c'è il come).
Per descrivere la parola poetica il poeta
sceglie un procedimento per enumerazione, fondato su una serie di
aggettivi ciascuno dei quali è completato da un paragone.
Un'unica strofa di versi di varia metratura dal
ternario al novenario.