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"IL VELO DELLE GRAZIE”
VV 144-198UGO FOSCOLO
Mesci, odorosa Dea, rosee le fila;
145 e nel mezzo del velo ardita balli,
canti fra ’l coro delle sue speranze
Giovinezza:percote a spessi tocchi
antico un plettro il Tempo; e la danzante
discende un clivo onde nessun risale.
150 Le Grazie a’piedi suoi destano fiori,
a fiorir sue ghirlande: e quando il biondo
crin t’abbandoni e perderai ’l tuo nome,
vivran que’fiori,o Giovinezza, e intorno
l’urna funerea spireranno odore.
155 Or mesci,amabil Dea,nivee le fila;
e ad un lato del velo Espero sorga
dal lavor di tue dita; escono errando
fra l’ombre e i raggi fuor d’un mirteo bosco
due tortorelle mormorando ai baci;
160 mirale occulto un rosignuol, e ascolta
silenzïoso, e poi canta imenei:
fuggono quelle vereconde al bosco.
Mesci,madre dei fior, lauri alle fila;
e sul contrario lato erri co’ specchi
165 dell’alba il sogno; e mandi alle pupille
sopite del guerrier miseri i volti
della madre e del padre allor che all’are
recan lagrime e voti; e quei si desta,
e i prigionieri suoi guarda e sospira.
170 Mesci, o Flora gentile! oro alle fila;
e il destro lembo istorïato esulti
d’un festante convito: il Genio in volta
prime coroni agli esuli le tazze.
Or libera è la gioia, ilare il biasmo,
175 e candida è la lode.A parte siede
bello il silenzio arguto in viso e accenna
che non fuggano i motti oltre le soglie.
Mesci cerulee,Dea,mesci le fila;
e pinta il lembo estremo abbia una donna
180 che con l’ombre i silenzi unica veglia;
nutre una lampa su la culla, e teme
non i vagiti del suo primo infante
sien presagi di morte; e in quell’errore
non manda a tutto il cielo altro che pianti.
185 Beata! ancor non sa come agli infanti
provido è il sonno eterno, e que’vagiti
presagi son di dolorosa vita.
Come d’Erato al canto ebbe perfetti
Flora i trapunti,ghirlandò l’Aurora
190 gli aerei fluttuanti orli del velo
d’ignote rose a noi; sol la fragranza,
se vicino è un Iddio, scende alla terra.
E fra l’altre immortali ultima venne
rugiadosa la bionda Ebe,costretti
195 in mille nodi fra le perle i crini,
silenzïosa, e l’anfora converse:
e dell’altre la vaga opra fatale
rorò d’ambrosia; e fu quel velo eterno.
Spiegazione per versi
Unisci,dea profumata,i fili di colore rosa:e in mezzo al
velo, balli ardita, canti fra il coro delle sue speranze (le speranze della
Giovinezza) : il Tempo percuote con tocchi frequenti la sua antica cetra; e la
Giovinezza danzando discende a valle dalla quale nessuno può risalire.
Le Grazie fanno fiorire fiori ai piedi della Giovinezza per ornare le sue
ghirlande, - e quando i tuoi capelli biondi non avranno più il loro colore e non
potrai più chiamarti Giovinezza, l'allegria e le speranze della giovinezza
resteranno vive nella memoria oltre la morte.
Ora unisci, amabile Dea, i fili candidi; e ad un lato del velo Espero, la stella
della sera,sorga dal lavoro delle tue dita; 2 tortorelle che tubando
camminano fra le ombre e i raggi della luna fuori da un bosco di mirti:e guarda
un usignolo nascosto e ascolta silenzioso; e poi canta canti nunziali: fuggono
timide nel bosco.
Unisci, madre dei fiori, fili colore dell'alloro; e sul lato opposto sia
raffigurato un sogno che giunge alle prime luci dell'alba; e il sogno faccia
vedere al guerriero addormentato i volti afflitti del padre e della madre mentre
si recano sull'altare a pregare; e quello, il guerriero, si sveglia e il
sogno dei genitori in pena per la sua vita fa sorgere in lui un sentimento di
pietà verso i prigionieri.
Unisci, gentile Flora, fili di color dell'oro; e sul lato destro spicchi il
ricamo di un gioioso banchetto: il Genio dell'ospitalità camminando tra gli
ospiti incoroni di fiori per prime le tazze degli esuli ; ora la felicità è
libera di manifestarsi, il rimprovero è scherzoso e senza malignità, e le lodi
sono sincere. In disparte siede bello e attento il Silenzio, che ricorda come
ciò che viene detto non deve andar fuori da quella stanza. Intreccia azzurrine
(fila), o Dea, unisci i fili; e sul lembo estremo del velo sia ricamata l'icona
di una donna che da sola veglia nell'ombra e nel silenzio della notte; mantiene
accesa una lampada sulla culla e teme che i vagiti del suo primo figlio siano
presagi di morte; e in quell'errore (la madre si sbaglia) il bambino manda al
Cielo solo dei pianti. E' beata perchè non sa che ai bambini la
morte è provvidenziale, e quei vagiti sono presagi di una vita piena di dolore.