Napoleone in Manzoni nel
5 MAGGIO Con la quinta strofa si ha l'esaltazione della potenza di
Napoleone che si concluderà nel verso 54. Qui la strofa si anima e con rapidi
tratti è descritta l'immagine di condottiero di Napoleone (è da notare
l'alternarsi in tutta l'ode di toni descrittivi ed epici a toni più riflessivi)
che si contrappone a quella del corpo immemore presente nella prima strofa.
Rapidamente però il tono rallenta e diventa nuovamente contemplativo con la
domanda "Fu vera gloria?", in cui Manzoni rispondendo vuol mettere in risalto,
più che le grandezze terrene del condottiero, la statura morale dell'uomo: con
la propria conversione, infatti, Napoleone ha dato un'ulteriore prova della
grandezza di Dio che servendosi di lui ha stampato "la più vasta orma sulla
terra". Le ultime tre strofe, continuano con la descrizione del raggiungimento
del disegno di gloria di Napoleone (settima e ottava strofa) e della sua
grandezza umana (nona strofa). Particolare rilievo si deve dare ad alcuni
termini in antitesi tra loro che rendono bene l'instabilità del potere e della
gloria umana che caratterizzano l'ottava strofa: gloria-periglio; fuga-vittoria;
reggia-esiglio; polvere-altar. Con "Ei si nomò" (v.49), cioè con
l'enfatizzazione dell'uso antonomastico del pronome si conclude così la prima
parte dell'ode. Napoleone è come un naufrago che prima a lungo ha nuotato
nel mare tempestoso della vita cercando terre remote, cioè cercando un
significato della vita che le desse un senso. Ma questo suo sforzo è risultato
vano, poiché solo Dio può rendere concreta la sete d'eternità è d'infinito
presente nell'uomo e non le effimere glorie terrene. Anche l'ultima speranza di
lasciare ai posteri la memoria di sé risulta vana. "Il cumulo di memorie" invece
di lasciare la memoria eterna della propria epopea, diventano per Napoleone, un
peso insopportabile, "la stanca man" che cade "sull'eterne pagine" assume il
significato dell'estrema sconfitta umana. La figura di questa sconfitta è
magistralmente descritta dall'immagine presente nel verso 75: "chinati i rai
fulminei" (gli occhi, rai, una volta balenanti sono ora chini al suolo).
La strofa quattordicesima descrive le ultime immagini che scorrono nella mente
di Napoleone prima di morire. Sono immagini nostalgiche di un passato di gloria
e di battaglie, che non ritorneranno più.