La mia malinconia1
è tanta e tale,
ch’i’ non discredo che, s’egli ’l sapesse
un che mi fosse nemico mortale,
che di me di pietade non piangesse2.
Quella, per cu’ m’avven, poco ne cale;
che mi potrebbe, sed ella volesse,
guarir ’n un punto di tutto ’l mie male,
sed ella pur: – I’ t’odio – mi dicesse3.
Ma quest’è la risposta c’ho da lei:
ched ella non mi vol né mal né bene,
e ched i’ vad’a far li fatti mei;
ch’ella non cura s’i’ ho gioi’ o pene,
men ch’una paglia che le va tra’ piei4:
mal grado n’abbi Amor, ch’a le’ mi diène5. |
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La mia tristezza è così
grande e così forte, che io credo che, se la conoscesse un mio nemico
mortale, piangerebbe per pietà di me. A lei, per la quale mi viene la
tristezza, non importa; se lei volesse, potrebbe guarirmi all'istante da
tutti i miei mali, se mi dicesse anche solo "ti odio"
Ma questa è la risposta che ho da lei: che non mi vuole né male né bene,
e che io vada farmi i fatti miei; che a lei non importa se ho gioie o
dolori, più che di una pagliuzza che le vada fra i piedi.
Ne abbia dispiacere Amore, che a lei mi ha dato. |
La poesia è un sonetto con rime alternate sia nelle quartine che nelle
terzine. Lo schema è ABAB, ABAB; CDC, DCD.Le quartine sono occupate dal
discorso lirico del poeta-amante insoddisfatto, che si vale come di
consueto dell’iperbole per descrivere l’infelicità della propria
condizione, tale addirittura da muovere a pietà il suo peggior nemico. A
ogni quartina corrisponde un periodo; nelle terzine, invece, viene
riferita in discorso indiretto la risposta della donna.
Spiegazione
Il poeta Angiolieri riprenda un tema della
tradizione cortese-stilnovistica La sofferenza di Cecco è originata
dall’ indifferenza della donna. Per il poeta essere oggetto di
un sentimento negativo come l’odio sarebbe comunque preferibile a non
essere oggetto di alcun sentimento .Questo è uno di quei tratti
“disperati” che possono aver fondato il mito ottocentesco di un Cecco
Angiolieri.. Rilevante risulta il significato della parola-chiave
«malinconia». «Malinconia» è termine usato in medicina medievale;
significa letteralmente “umor nero”, inteso proprio come secrezione
della bile. |