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Nunzio |
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Donna del paradiso,
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5 |
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che la gente l'allide ! |
Madonna |
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Como esser porrìa |
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10 |
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Cristo, la speme mia, |
Nunzio |
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Madonna, egli è
traduto, |
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15 |
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fatto n'ha gran mercato. |
Madonna |
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Succurri, Magdalena, |
Nunzio |
20 |
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Succurri, Donna, aiuta ! |
Madonna |
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O Pilato, non fare |
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25 |
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lo figlio mio tormentare, |
Popolo |
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Crucifige, crucifige !
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30 |
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secondo nostra lege, |
Madonna |
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Priego che
m'entendàti, |
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35 |
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de quel ch'avete pensato. |
Nunzio |
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Tragon fuor li ladroni |
Popolo |
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De spine se coroni ! |
Madonna |
40 |
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O figlio, figlio,
figlio ! |
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45 |
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figlio, co' non respondi ? |
Nunzio |
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Madonna, ecco la
cruce, |
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50 |
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ove la vera luce |
Madonna |
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O croce, que farai ? |
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55 |
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ché non ha en sé peccato ? |
Nunzio |
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Succurri, piena de doglia, |
Madonna |
60 |
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Se glie tollete 'l vestire, |
Nunzio |
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Donna, la man gli è presa |
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65 |
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e nella croce è stesa, |
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70 |
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e lo dolor s'accende, |
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75 |
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tutto l'han desnodato. |
Madonna |
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Ed io comencio el corrotto. |
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80 |
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Meglio averìen fatto |
Cristo |
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Mamma, o' sei venuta ? |
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85 |
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mortal me dài feruta, |
Madonna |
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Figlio, che m'agio
anvito, |
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90 |
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figlio, chi t'ha ferito ? |
Cristo |
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Mamma, perché te lagni
? |
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95 |
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ch'al mondo agio acquistato. |
Madonna |
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Figlio, questo non dire, |
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100 |
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Ch'una agiam sepultura, |
Cristo |
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Mamma col core affetto, |
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105 |
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entro a le man te metto |
Cristo |
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Joanne, esta mia mate |
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110 |
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aggine pietate |
Madonna |
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Figlio, l'alma t'è
uscita, |
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115 |
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figlio attossicato ! |
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120 |
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Figlio bianco e
biondo, |
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125 |
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figlio de la dolente, |
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130 |
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sentito aggio 'l
coltello |
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135 |
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mate e figlio a un cruciato. |
La lauda mette in evidenza gli ultimi, drammatici momenti della vita di Cristo e
si caratterizza per il fatto che l’attenzione, anziché sulla sofferenza di Gesù,
è focalizzata su quella della Madonna. Attingendo ai Vangeli, ad alcuni testi
latini che avevano già messo in primo piano la sofferenza della Vergine1, a
rappresentazioni sacre diffuse nel XII secolo in Italia settentrionale2 e
centrale3, Jacopone mette in scena una sorta di Passione della Vergine.
L’impostazione teatrale di questo testo — con tutta evidenza differente da
quelli fin qui antologizzati — si inserisce nella tradizione della lauda
perugina, che si orientava, piuttosto che verso l’ascetismo o il misticismo,
nella direzione di una divulgazione del Vangelo e di una umanizzazione dei temi
religiosi. La lauda perugina era affidata alla recitazione di alcuni solisti e
di un coro, e costituisce un passo importante verso quello spettacolo che nel
Quattrocento avrebbe preso il nome di “sacra rappresentazione”. Le
caratteristiche tematiche della lauda perugina contribuiscono a spiegare uno dei
dati più significativi di questa lauda: il fatto cioè che la passione della
Vergine risulti, in gran parte, una passione profondamente umana; che Maria
appaia, più che come «donna de Paradiso», anzitutto come una madre disperata;
che si mostri spesso ignara delle implicazioni teologiche della sofferenza del
figlio4.
L’incomunicabilità tra Maria ed i vari interlocutori (vv. 4-83).
Le prime venti strofe che seguono alla ripresa (e cioè i vv. 4-83) hanno
funzione prettamente diegetica. La narrazione è affidata in gran parte al
Nunzio, che esorta Maria a correre ai piedi della croce e interviene
successivamente (vv. 64-75) a descrivere i particolari della crocifissione in
maniera fortemente realistica.
A fronte di questo racconto stanno le invocazioni della Madonna, che —
inutilmente — cerca di chiamare in causa vari interlocutori. Dapprima viene
invocato l’aiuto della Maddalena (vv. 16-19), che però tace; all’invocazione
rivolta a Pilato (vv. 24-27) risponde implicitamente, in modo ostile, la folla,
il cui Crucifige sancisce la scelta in favore di Barabba. Nessun effetto ottiene
neanche l’invocazione al Popolo (vv. 32-35). Allora Maria invoca ripetutamente
il figlio, con significativi riferimenti alla fisicità del legame (v. 47, vv.
60-63). Infine, in mancanza di una risposta, Maria chiama come sua
interlocutrice la croce, ribadendo la propria umanissima ma inascoltata protesta
sull’innocenza di Gesù (v. 55). Si è detto prima che la Passione di Cristo
diviene qui Passione della Vergine; ma si potrebbe osservare che, prima ancora
che alla Passione, il personaggio di Maria rimanda al dogma della Incarnazione:
la Madonna è madre e in nome di questo legame invoca su di sé tutte le
sofferenze del figlio (significativo in tal senso il lamento dei vv. 76-83).
La crocifissione viene descritta in tre strofe (vv. 64-75), collocate
esattamente al centro del componimento: la lauda potrebbe pertanto essere
suddivisa in un primo blocco di quindici strofe (che contengono il dialogo, o
meglio il mancato dialogo tra Maria e gli altri personaggi) e in altre quindici
strofe che contengono il lamento funebre (che comincia con i già citati vv.
76-83 e riprende da v. 112 alla fine) inframmezzato dall’unico vero dialogo del
componimento: quello tra la madre e il figlio.5
Il dialogo tra la Madre ed il Figlio (vv. 84-111).
A tale dialogo sono dedicate sette strofe. Si tratta, anche stavolta, di un
dialogo segnato da una forte incomunicabilità. La voce di Cristo che scende
dall’alto della croce appartiene a una dimensione soprannaturale, molto diversa
da quella di Maria. Dapprima egli rimprovera affettuosamente la madre per
essersi recata in quel luogo; poi le ricorda il suo dovere di rimanere a fianco
degli apostoli; infine, di fronte al disperato «voglio teco morire» del v. 97,
la affida all’apostolo Giovanni. Non è certo casuale che Cristo pronunci
esattamente tre battute, come non era casuale il fatto che il racconto della
crocifissione fosse anch’esso contenuto in tre strofe (vv. 64-75): si tratta di
riferimenti impliciti alla Trinità e quindi alla natura divina di Gesù. Maria
invece rimane umanissima perfino quando chiama in causa il mistero della
Trinità: la triplice invocazione del v. 89 («figlio, pat’e mmarito»),
trasferisce infatti lo Spirito Santo in una dimensione quotidiana e familiare
(tanto che il verso può tranquillamente interpretarsi come l’affermazione che,
per una madre, il proprio figlio è tutto).
Il piano soprannaturale su cui si muove Cristo e quello umano di Maria si
intersecano tuttavia nell’uso di una parola, il vocativo «mamma», ripetuto per
tre volte da Cristo; una parola che rimanda etimologicamente, come si è notato
nel commento, a quella stessa fisicità dell’allattamento già richiamata da Maria
al v. 47.