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LA TESSITRICE DI PASCOLI
Mi son seduto su la panchetta
come una volta... quanti anni fa?
Ella, come una volta, s�� stretta
su la panchetta.
E non il suono d�una parola;
solo un sorriso tutto piet�.
La bianca mano lascia la spola.
Piango, e le dico: Come ho potuto,
dolce mio bene, partir da te?
Piange, e mi dice d�un cenno muto:
Come hai potuto?
Con un sospiro quindi la cassa
tira del muto pettine a s�.
Muta la spola passa e ripassa.
Piango, e le chiedo: Perch� non suona
dunque l�arguto pettine pi�?
Ella mi fissa timida e buona:
Perch� non suona?
E piange, e piange - Mio dolce amore,
non t�hanno detto? non lo sai tu?
Io non son viva che nel tuo cuore.
Morta! S�, morta! Se tesso, tesso
per te soltanto; come non so:
in questa tela, sotto il cipresso,
accanto alfine ti dormir�.
Il poeta si siede su una panchetta (del telaio), come una volta ....quanti anni fa?(immagina di incontrare una fanciulla di cui fu innamorato ma che era morta a vent'anni)
Ella: la tessitrice, come allora gli fa posto (s�� stretta) sulla panchetta.
Lei non parla ma ha un sorriso di dolce commiserazione sia per s�, sia per il poeta (tutto piet�) e la sua mano bianca non regge la spola.
Il poeta rivolge alla fanciulla alcune domande ed alla sua voce si contrappone quella "immaginaria" della tessitrice che suona come un�eco silenziosa: "Come ho potuto, dolce mio bene, partire da te?". La tessitrice risponde piangendo con un cenno silenzioso (muto: l�uso di questo aggettivo � fondamentale e viene ripetuto nei versi seguenti. La tessitrice non parla perch� non pu� ormai pi� farlo: il colloquio del poeta � un monologo angosciato) che esprime un triste rimprovero: Come hai potuto? (come di chi sa che il destino si � ormai compiuto, n� sarebbe potuto essere diverso)
Con un sospiro la tessitrice continua a tessere (Con un sospiro.....a s�: descrive il gesto usuale della tessitrice; cassa: � una parte del telaio che contiene il pettine, fra i denti del quale passano i fili dell�ordito). La spola passa e ripassa ma non se ne ode il rumore.
Ma a questa immagine non si accompagnano i suoni e il poeta si chiede perch� non si ode l'usuale ritmico rumore del telaio (arguto: sonoro/rumoroso).
Nelle ultime due strofe la giovane cerca di "svegliare" il poeta, informandolo del fatto che lei � viva solo nel suo ricordo, ma in realt� � morta (Io non sono viva che nel tuo cuore).La fanciulla vive soltanto nell'affetto de poeta, che � ben povera cosa, e presto quando anch'egli cesser� di vivere ella sar� estinta per sempre.E tesse, tesse soltanto grazie a lui (Se tesso, tesso per te soltanto) e lo rassicura dicendo che, quando anche egli morir�, dormiranno insieme sotto il cipresso, nella tela che stava tessendo (in questa tela: la tela nunziale, divenuta ora il lenzuolo funebre).
Tema: La lirica � inserita nella sezione finale dei "Canti di Castelvecchio", intitolata "Il ritorno a San Mauro". Rappresenta una sorta di ritorno alla fanciullezza e alla giovinezza, infrante dall�esperienza sconvolgente della morte. Ritornando dopo molti anni a San Mauro, il poeta rivisita una fanciulla tessitrice e come una volta si siede accanto a lei sulla panchetta dove ella � intenta a filare. Il breve colloquio che ha luogo tra i due ci fa preso capire che il dialogo in realt� � un monologo: il poeta parla e la fanciulla risponde ma di un cenno muto. Anche i suoi gesti sono senza rumore ed il telaio non stride. L�apparizione di lei assume gli stessi caratteri dell�apparizione dei morti nei sogni. In realt� la tessitrice � morta da tanti anni e vive soltanto nel cuore del poeta. La giovane tessitrice tesse il funebre sudario, nel quale dormir� con lui un sonno eterno. La rimembranza d�amore culmina quindi in una fantasia desolata di morte: la vita appare un brillare effimero.
La giovane tessitrice evocata in questa lirica rappresenta il simbolo dell�amore perduto e, allo stesso tempo, della morte, promessa come un riposo e un rifugio.