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Trattato politico, anche se non sistematico, in cui l�Autore considera i generi dei principati e i modi in cui essi si acquistano e si conservano, portando alcuni esempi, tra cui spiccano quelli di Francesco Sforza e soprattutto del Borgia. In quest�ultimo, in particolare, egli nota notevoli qualit� politiche ed inesausta ambizione, ben superiore alla semplice ricerca dell�utile personale, strenua anche nella malattia e fino alla morte. L�Autore procede poi nel rigoroso sviluppo del suo ragionamento sorretto sempre da una tensione che d� tono di fatalit� ai soggetti trattati, cos� che le massime che si ricavano dalla descrizione delle azioni non seguono un rigido criterio deduttivo, ma appaiono piuttosto ispirate da esperienza personale, cui l�Autore d� prova mediante esempi tratti parallelamente dalla storia antica e contemporanea, che le confermano. La parte pi� famosa, tuttavia, riguarda la figura stessa del Principe, che deve possedere o fingere di possedere determinate qualit�; un desiderio di andare alla verit� effettuale delle cose, lasciando i regni che non sono mai esistiti. In particolare, il Principe dovr� essere uomo e bestia e come bestia, leone o volpe, a seconda delle occasioni.
Per l�autore Machiavelli la natura umana � una natura malvagia che presenta alcuni fattori, quali le passioni, la virt� e la fortuna. Il frequente ricorso ad exempla virtutis tratti dalla storia antica e dalla sua esperienza nella politica moderna dimostrano che nella sua concezione della storia non vi � alcuna netta frattura tra il mondo degli antichi e quello dei moderni; Machiavelli trae cos� dalla lezione della storia delle leggi generali, le quali non vanno per� intese come norme infallibili, valide in ogni contesto e situazione, ma come semplici tendenze orientanti l'azione del Principe che devono sempre confrontarsi con la realt�. Non vi � alcuna esperienza tr�dita dal passato che non possa essere smentita da una nuova esperienza presente; tale mancanza di scientificit� spiega la mancata sottomissione di Machiavelli alla auctoritas degli antichi: reverenza ma non ossequio nei suoi confronti; gli esempi storici sono utilizzati per un'argomentazione non scientifica ma retorica.
La pace � fondata sulla guerra esattamente come l'amicizia � fondata sull'uguaglianza, quindi in ambito internazionale l'unica uguaglianza possibile � l'uguale potenza bellica degli Stati.
La forza della sopravvivenza di qualsiasi Stato (democratico, repubblicano o aristocratico) � legata alla forza dell'esercizio del suo potere, e quindi deve detenere il monopolio legittimo della violenza, per assicurare sicurezza interna e per prevenire una 'potenziale' guerra esterna (in riferimento ad una delle lettere proposte al Consiglio Maggiore di Firenze (1503), con la speranza di Machiavelli di convincere il Senato fiorentino l'introduzione di una nuova imposta per rafforzare l'esercito, necessario per la sopravvivenza della Repubblica Fiorentina).
La virt� del singolo e la fortuna si implicano a vicenda: le doti del politico restano puramente potenziali se egli non trova l'occasione adatta per affermarle, e viceversa l'occasione resta pura potenzialit� se un politico virtuoso non sa approfittarne. L'occasione, tuttavia, � intesa da Machiavelli in modo peculiare: essa � quella parte della fortuna che si pu� prevedere e calcolare grazie alla virt�. Mentre un esempio di fortuna pu� essere che due Stati siano alleati (� un dato di fatto, un evento), un esempio di occasione � il fatto che bisogna allearsi con qualche altro Stato o comunque organizzarsi per essere pronti ad un loro eventuale attacco.
La virt� umana si pu� poi imporre alla fortuna attraverso la capacit� di previsione, il calcolo accorto. Nei momenti di calma l'abile politico deve prevedere i futuri rovesci e predisporre i necessari ripari, come si costruiscono gli argini per contenere i fiumi in piena.
CONCEZIONE DI LIBERTA�
La libert� non � la libert� dell�individualismo moderno ma � una situazione che riguarda gli equilibri di forze nello stato, tali per cui si deve determinare il predominio di uno solo. Quella di Machiavelli � la libert� che si ha allorch� i diversi gruppi o ceti che compongono lo stato sono tutti coinvolti nella gestione della decisione politica; non � la libert� intesa in senso moderno, cio� la libert� del singolo dal potere dello stato, ma � pi� vicina all�idea di libert� antica che si ha quando s�interviene alle decisioni politiche. La libert� di Machiavelli ammette il conflitto: il conflitto non � in s� una causa di debolezza ma d� dinamicit� al complesso politico, lo mantiene vitale; questa vitalit� produce progresso in quanto lascia aperti spazi di libert� che consistono nella prerogativa di ciascuno d�intervenire alle decisioni politiche configgendo con le altri parti. In questo il pensiero di Machiavelli � diverso dall�idea classica di ordine politico come "soluzione dei conflitti". Gli antichi vedevano difatti nel conflitto un elemento d�instabilit� della comunit� politica.
Lo stile � quello tipico di Machiavelli, cio� molto concreto in quanto deve essere in grado di fornire un modello immediatamente applicabile, non sono presenti particolari ornamentazioni retoriche, piuttosto fa massiccio uso di paragoni e similitudini e metafore tutte basate sulla concretezza, per esempio le metafore arboree spesso presenti.
Il lessico non � aulico ma quasi un sermo cotidianus. Tutto il testo � caratterizzato da un lessico connotativo e una forte espressivit�, esclusi la Dedica e l'ultimo capitolo che hanno un registro diverso dalla parte centrale, infatti in entrambi prevale il carattere enfatico e specialmente la perorazione finale fuoriesce dalla realt� effettuale che caratterizza l'opera.
La sintassi � molto articolata con prevalenza della ipotassi; la subordinazione � presente soprattutto nel processo dilemmatico, che � una delle caratteristiche di quest'opera, Machiavelli presenta due situazioni: la prima viene svolta rapidamente per poi discutere ampiamente la seconda, questa tecnica fornisce un carattere di scientificit� all'opera e suggerisce l'ipotesi giusta secondo l'autore (esempio: nel Capitolo I Machiavelli propone la trattazione De' principati ereditarii e De' principati misti: la prima viene sviluppata in poche righe nel Capitolo II mentre la seconda viene ampiamente argomentata nel Capitolo III).
I titoli dei capitoli sono tutti in Latino (con corrispondente traduzione in Italiano probabilmente fatta dallo stesso Machiavelli), perch� nell'ambiente umanista-rinascimentale si usava scrivere o almeno titolare le opere in Latino in quanto conferiscono dignit� e prestigio al testo.
Machiavelli nel Principe teorizza, come ideale un principato assoluto; il suo modello � la Repubblica Romana, con la PARTECIPAZIONE del popolo.
Il dibattito su questa questione � tuttora aperto, tra le ipotesi c'� anche quella dell'opportunismo: Machiavelli avrebbe desiderato riottenere un posto politico di rilevanza e sarebbe stato quindi disposto anche ad accettare la dimensione monarchica, oppure, il suo principe, potrebbe essere un modello universale di capo di stato, di qualunque forma esso sia.
La critica moderna ha per� ultimamente ipotizzato che la volont� di scrivere il Principe, e quindi di parlare di monarchia, sia stata mossa dall'aggravarsi della situazione in Italia. Difatti alla fine del 400 ed inizio del 500 l'Italia si trovava in un periodo di continue lotte interne. Machiavelli, attraverso il suo trattato, avrebbe voluto quindi incitare i principati italiani a prendere le redini del paese, ormai sommerso da queste continue guerre, credendo che l'unico modo per riacquistare valore, in quel preciso periodo, fosse proprio un governo di tipo monarchico. � dunque questo il motivo che ha suscitato numerose critiche per lo pi� fuorvianti.