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Statunitense Jerome Seymour Bruner (1915)
Per rendere migliori i
programmi della scuola Bruner si pone problemi di ordine pedagogico e considera
due necessità peculiari:
- realizzare una strategia didattica capace di andare al di là
dell’esperienza immediata (Dewey);
- mettere a fuoco una metodologia capace di andare al di là dell’evoluzione spontanea
dello sviluppo mentale (Piaget).
Pensiero di Dewey e critiche di Bruner:
In sintesi:
la posizione di Dewey può essere ricondotta al principio della continuità
dell’educazione con la vita sociale e al principio del suo adeguamento allo
sviluppo psicologico del soggetto.
Ma Bruner vede questo giudizio inadeguato alla società contemporanea:
Critiche A PIAGET:
Tesi di Bruner: il problema dell’apprendimento va posto in termini di una ricerca che unisca la struttura psicologica del soggetto e la struttura scientifica dell’oggetto che deve essere appreso, tenendo presente che i 3 sistemi di rappresentazione non vanno assolutamente considerati come stadi ma piuttosto come caratteristiche salienti nel corso dello sviluppo; tutto può essere insegnato a tutti in qualsiasi età purché il contenuto sia tradotto in forme di rappresentazione adatte; è possibile accelerare i processi di apprendimento, quindi non è mai troppo presto per introdurre l’alunno nel mondo del sapere
La proposta didattica di Bruner è di orientamento
strutturalista, in quanto cerca di far convergere il momento psicologico e il
momento culturale.
Con il rispetto dovuto alle modalità soggettive dell’acquisizione e della
trasformazione della conoscenza, il motivo centrale della didattica è la nozione
di struttura, ovvero un’idea generale o un insieme di principi fondanti una
determinata disciplina.
L’accento, dopo una lunga stagione pedagogica di orientamento puerocentrico, si
sposta sui contenuti del sapere, verso un’idea di educazione che persegue come
scopo l’ideale della perfezione e dell’eccellenza.
Non si tratta di una ricaduta nel nozionismo o in una pedagogia dell’autorità.
Bruner riconosce l’importanza dell’esperienza immediata, del vissuto
dell’alunno, ma il problema metodologico è quello di trovare strategie per
superarlo nei tempi più brevi possibili e nelle forme più efficaci e produttive
per la crescita dell’alunno.
Il possesso di una struttura, di un’idea davvero fondamentale, è condizione
generatrice di ulteriori scoperte, di più ampie generalizzazioni.
Accanto alle acquisizioni delle scienza sono necessarie quelle della metafora,
del simbolo e del mito, che hanno uguale potere di insegnamento.
Caduta del Mito --> crisi della società contemporanea
Secondo Bruner non
esistono stadi di sviluppo ben delineati, ma una serie di strategie che servono
ad interpretare ciò che si verifica nell’ambiente e che portano il bambino verso
una padronanza del mondo esterno sempre più adeguata.
Bruner distingue 3 modalità della rappresentazione:
Queste tre forme caratterizzano comportamenti distinti di diverse fasi evolutive
(bambino, fanciullo, preadolescente), ma continuano a coesistere nel corso dello
sviluppo, interagiscono in vario modo e sono largamente influenzate dalla
cultura.
Bruner dà molta importanza al linguaggio inteso come mezzo per interiorizzare le
esperienze e all’insegnamento; infatti sostiene che si possa insegnare al
bambino qualsiasi cosa basta tener conto delle sue capacità attuali di elaborare
il messaggio.
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