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Racconto di KAFKA
UN
VECCHIO FOGLIO
Si direbbe che ci sia stata molta negligenza nelle misure prese per la difesa
della nostra patria. Noi finora non ce ne siamo preoccupati granch� e abbiamo
badato al nostro lavoro; ma gli avvenimenti degli ultimi tempi sono tali da
impensierirci.
Io ho una bottega di calzolaio sulla piazza davanti al palazzo imperiale. Appena
apro il mio negozio o sul far del giorno, vedo che tutti gli sbocchi delle vie
che conducono alla piazza sono gi� occupati da gente in armi. Non si tratta per�
dei nostri soldati, ma evidentemente di nomadi scesi dal Nord. Non riesco a
capacitarmi come siano potuti avanzare fino alla capitale, che � tanto lontana
dalla frontiera. Sta di fatto che sono qui e che ogni mattina il loro numero
aumenta.
Conformemente ai loro gusti si accampano a cielo aperto, poich� aborrono le
case. Passano il tempo ad affilare le spade, ad aguzzare le frecce' a fare
esercizi a cavallo. Questa piazza tranquilla, sempre tenuta pulita fino allo
scrupolo, l'hanno ridotta una vera stalla. Noi tentiamo s� qualche volta di
uscire dalle nostre botteghe per sgombrare almeno il sudiciume pi� indecente, ma
i nostri tentativi via via si diradano, giacch� si dimostrano inutili e per di
pi� ci espongono al rischio di finire sotto le zampe dei cavalli imbizzarriti o
di essere feriti dalle frustate.
Parlare con i nomadi � impossibile. Essi non conoscono la nostra lingua, e si
pu� a mala pena dire che ne abbiano una propria. Tra loro s'intendono alla
maniera delle cornacchie. Di continuo si ode questo gracidare di cornacchie. Al
nostro modo di vita, alle nostre istituzioni guardano con altrettanta ottusit�
quanta indifferenza; conseguentemente si mostrano restii anche ad ogni forma di
linguaggio per gesti: puoi slogarti le mascelle e scardinarti le mani dai polsi,
macch�, non ti capiscono e non ti capiranno mai. Sovente fanno smorfie, roteando
il bianco degli occhi e cacciando bava dalla bocca, ma non � che con questo
vogliano dire qualcosa e nemmeno spaventare; lo fanno perch� � la loro natura.
Quello che gli serve, se lo prendono. Non si pu� dire che ricorrano alla
violenza: basta che mettano la mano su una cosa, e ciascuno si fa da parte e
gliel'abbandona.
Anche delle mie provviste hanno fatto man bassa. Io per� non posso lamentarmi,
se guardo per esempio quello che succede al beccaio dirimpetto; non fa in tempo
a portare la merce in negozio, che i nomadi gliel'hanno gi� arraffata e
s'inghiottono ogni cosa. Anche i loro cavalli sono carnivori; spesso si vede un
cavaliere sdraiarsi a fianco del cavallo e divorare con lui, ciascuno a
un'estremit�, lo stesso pezzo di carne. Il beccaio � impaurito e non osa
interrompere i rifornimenti. Noi comprendiamo la situazione e facciamo collette
in suo aiuto. Se i nomadi non potessero avere la carne, chiss� che cosa gli
salterebbe in testa di combinare; e chiss� d'altra parte che cosa gli salter� in
testa anche se avranno carne ogni giorno.
Qualche tempo fa il beccaio pens� che poteva almeno risparmiarsi la fatica del
macellare, e una mattina port� un bue vivo. Non l'avesse mai fatto. Dovetti
starmene chiuso un'ora buona in fondo al mio laboratorio, steso carponi sul
pavimento, con tutti i miei vestiti, coperte e cuscini ammucchiati addosso, per
non sentire i muggiti del bue, assalito da ogni parte dai nomadi che gli
strappavano coi denti brandelli di carne calda. Gi� da un pezzo era tornato il
silenzio quando mi arrischiai ad uscire: giacevano stanchi intorno ai resti del
bue come bevitori intorno ad un otre.
Proprio quella volta mi sembr� di scorgere ad una finestra del palazzo
l'imperatore in persona; di solito egli non viene mai negli appartamenti
esterni, abita sempre in fondo al pi� interno dei giardini; ma quel giorno,
almeno cos� mi parve, stava a una finestra e a capo chino guardava il movimento
che riempiva la piazza davanti al suo castello.
�Che succeder�?� ci domandiamo tutti; �quanto a lungo dovremo sopportare questo
aggravio, questo tormento? E' stato il palazzo imperiale ad attirare i nomadi,
ma adesso non sa come fare a ricacciarli. Il portone rimane chiuso e la guardia,
che prima montava e smontava con gran pompa, se ne sta dietro le finestre
protette da inferriate. A noi artigiani e bottegai � affidata la salvezza della
patria; ma noi non siamo pari a un simile compito, n� mai abbiamo preteso di
esserlo. C'� un malinteso, e per causa sua finiremo in rovina.�