FILOSOFI : SAN TOMMASO

 
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  SAN TOMMASO D'AQUINO

                            

Nato a Roccasecca (1225-26), oblato al monastero di Montecassino, studi� a Napoli.
Fu importantissimo pensatore del medioevo.
Entr� nell'ordine domenicano nel 1244,pur essendo contraria la famigli aristocratica.

Da Napoli si rec� a Parigi per proseguirvi i suoi studi fino al 1248 sotto la guida di Alberto Magno, che poi accompagn� nel suo ritorno a Colonia (1248-1252). Nel 1252, chiamato a Parigi, vi inizi� il suo insegnamento come baccalaureus biblicus e poi sententiarius. Erano gli anni della polemica contro i regolari, che si chiuse con l' intervento del papa Alessandro VI, a cui sia Bonaventura che Tommaso dovettero l'insediamento nelle rispettive cattedre parigine di teologia (1256-57).

A questo primo periodo di insegnamento risalgono il Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo (1254-56) e ad alcuni libri della Bibbia; un intervento nella disputa fra secolari e regolari, il Contra impugnantes Dei cultum et religionem; le Quaestiones de veritate, il suo primo trattato filosofico, il De ente et essentia; di poco posteriori sono i commenti al De Trinitate e al De hebdomadibus di Boezio (1255-61). Tra il 1257 e il 1273 l�Aquinate produsse la maggior parte delle sue opere.

Fatto ritorno nella provincia romana dell'ordine domenicano insegn� nello studio della Curia Papale sotto il pontificato di Urbano IV (1261-1264). Trascorse gli anni italiani tra Roma, Viterbo e Orvieto, le citt� in cui risiedeva la corte papale, luoghi ricchissimi di fermenti intellettuali, dove si trovarono riuniti filosofi, scienziati, traduttori, tra i quali Guglielmo di Moerbeke, il domenicano fiammingo celebre per aver ritradotto Aristotele dal greco e numerosi commenti tardoantichi alle opere dello Stagirita e per essergli stato prezioso collaboratore.

In Italia Tommaso inizi� a commentare Aristotele (la Metafisica, la Fisica e l'Etica Nicomachea); scrisse il commento al De divinis nominibus dello pseudo-Dionigi, le Quaestiones disputatae de potentia e le Quaestiones disputatae de spiritualibus creaturis, in cui espose la dottrina delle sostanze separate (angelologia). Qui scrisse anche la Summa contra Gentiles, su richiesta del generale dell'ordine domenicano Roberto di Pe�afort.

Dagli anni italiani fino alla morte egli lavor� inoltre all�opera centrale della sua ricerca filosofica, la Summa theologiae, rimasta incompiuto.

Il ritorno a Parigi, nel 1269, port� Tommaso nel cuore del dibattito universitario sugli argomenti pi� controversi della filosofia aristotelica, ovvero la dottrina dell'unicit� dell'intelletto possibile e quella dell'eternit� del mondo.

Del 1270 sono infatti i due trattati monografici, De unitate intellectus contra averroistas e De aeternitate mundi; numerosi commenti alle opere aristoteliche (De anima, Analitici, Politica - incompiuto e terminato da Pietro d' Alvernia; De sensu et sensato; De memoria et reminiscentia), il commento al Liber de causis e un commento, perduto, al Timeo di Platone occupano il periodo parigino, fino al ritorno a Napoli avvenuto nel 1272.

Qui insegn� teologia fino al 1273. Non sappiamo che cosa successe durante la messa mattutina celebrata il 6 dicembre 1273, data che segna la cessazione definitiva dell�intensa attivit� di scrittore di Tommaso.

Alle insistenze di Reginaldo da Piperno perch� riprendesse a scrivere, l�Aquinate rispose: "Reginaldo, non posso, perch� tutto ci� che ho scritto � come paglia per me." Convocato a Lione per partecipare alla commissione preparatoria del secondo concilio ecumenico, mor� il 7 marzo 1274, a Fossanova, durante il viaggio.


RAGIONE E FEDE


Per conoscere Dio, che supera la comprensione della ragione, non basta la sola ricerca filosofica, ma occorre che Dio stesso intervenga e si riveli in un linguaggio accessibile all�uomo. La Rivelazione � e dunque la fede cristiana � non annulla n� rende inutile la ragione. Inoltre le verit� scoperte dalla ragione non possono venire in contrasto con le verit� rivelate giacch� entrambe procedono da Dio, che � luce e verit� somma. Qualora apparisse un contrasto, � solo perch� si tratta di conclusioni false o non necessarie o non si � indagato a sufficienza. La ragione pu� essere d�aiuto alla fede in tre modi : 1) dimostrando i preamboli della fede cio� quelle verit� la cui dimostrazione � necessaria alla fede stessa (non si pu� credere in Dio se non si sa se esiste, se � uno o molti ecc., il che pu� essere fatto dalla ragione); 2) chiarire mediante similitudini le verit� della fede, ad es. illustrando in un linguaggio accettabile i misteri della Trinit� e dell�Incarnazione; 3) controbattere alle obiezioni che si possono fare alla fede dimostrando che sono false.


ESSENZA ED ESISTENZA, ANALOGICITA� E PARTECIPAZIONE


Nel De ente et essentia Tommaso stabilisce il principio che, riformando la metafisica aristotelica, la rende "adatta" al cristianesimo : la distinzione reale tra essenza ed esistenza. Per Aristotele, potenza e atto corrispondevano a materia e forma. Secondo Tommaso invece l�essenza e l�esistenza stanno tra loro rispettivamente nel rapporto di potenza e atto. L�essenza (chiamata anche quiddit� o natura) comprende sia la materia che la forma perch� comprende tutto ci� che � espresso nella definizione della cosa. Per es. l�essenza dell�uomo, definito "animal rationale", comprende sia la materia (animal) che la forma (rationale). Dall�essenza si deve distinguere l�esistenza perch� si pu� comprendere che cosa sia un uomo o l�unicorno o l�araba fenice ma non � ancora detto che quegli esseri esistono nella realt�. Dunque l�essenza e l�esistenza sono distinte e stanno tra loro nel rapporto di potenza e atto. L�essenza � in potenza rispetto all�esistenza, mentre l�esistenza � l�atto dell�essenza. Ecco ora il punto fondamentale : l�unione dell�essenza con l�esistenza, ovvero il passaggio dalla potenza all�atto, ovvero l�individuo reale richiede per Tommaso l�intervento diretto e creativo di Dio. E� solo Dio che pu� creare le cose facendole esistere; � solo Dio che pu� realizzare il passaggio dalla potenza all�atto, ossia dalla essenza all�esistenza, e dare cos� origine alle varie creature, siano angeli o uomini o animali o piante ecc. Vi sono perci� tre modi in cui l�essenza � nei vari esseri. In primo luogo, in Dio l�essenza � uguale all�esistenza. Solo in Dio essenza ed esistenza si identificano. In altre parole, l�essenza di Dio � di esistere : Egli esiste necessariamente, � eterno, � l�unico essere necessario cio� non pu� non esistere, mentre tutti gli altri esseri dipendono da lui. Negli angeli, che sono puri spiriti e quindi dotati di sola forma e non di materia, l�essenza � diversa dall�esistenza in quanto il loro essere � creato e finito e si identifica con la sola forma. Infine, negli uomini, negli animali ecc., cio� nelle creature composte di materia e di forma, l�essenza � comunque sempre distinta dall�esistenza ed esistono grazie all�intervento creativo di Dio. in sintesi, potremmo dire che Dio � l�essere, mentre le creature hanno l�essere. Dunque il termine "essere" non � lo stesso quando � riferito a Dio o alle creature. Tra l�essere di Dio e quello delle creature non vi � n� identit� n� assoluta opposizione bens� analogia. Le creature, in quanto esistenti, sono simili a Dio ma Dio non � simile a loro : ecco il principio della analogicit� dell�essere (analogo = simile ma di proporzioni diverse). In pi�, le creature hanno l�essere perch� viene dato loro da Dio, il quale partecipa (=dona) loro l�esistenza. Cos� le creature hanno l�essere per partecipazione, mentre Dio � l�essere per essenza. La distinzione fra l�essere creato e l�essere eterno di Dio porta con s� due importanti conseguenze. In primo luogo permette a Tommaso di salvaguardare l�assoluta trascendenza (superiorit�, diversit�, alterit�, soprannaturalit�) di Dio nei confronti del creato e delle creature e di evitare ogni forma di panteismo (che identifica Dio col mondo). In secondo luogo, l�analogicit� dell�essere rende impossibile un�unica scienza dell�essere : accanto alla filosofia vi � adesso la scienza che riguarda l�essere necessario e cio� la teologia, la quale � superiore in dignit� a tutte le altre scienze, le quali, nei suoi confronti, diventano "ancelle della teologia". Questo concezione porter�, fra l�altro, ad una graduale svalutazione dello studio della natura, che verr� a fatica ripreso solo pi� tardi, nel Rinascimento e oltre.


LE PROVE DELL�ESISTENZA DI DIO O LE "CINQUE VIE"


Anche se Dio � il primo nell�ordine degli esseri, non � per� primo nell�ordine delle conoscenze umane, le quali iniziano dai sensi, mentre Dio � invisibile. E� dunque indispensabile dimostrare che Dio esiste pur essendo invisibile, partendo allora dagli effetti, dalle creature, dal mondo visibile e mostrando come essi non siano spiegabili se non rifacendosi a Dio. Le prove dell�esistenza di Dio devono essere perci� a posteriori cio� a partire dalla nostra esperienza del mondo e non a priori ( che parte dal concetto di Dio per dedurne l�esistenza, come l�argomento ontologico di S. Anselmo, che Tommaso rifiuta per motivi che vedremo pi� avanti). Tommaso elabora cos� "cinque vie" per giungere a dimostrare che Dio esiste. La prima via � quella del moto, ed � desunta da Aristotele. Essa parte dal principio che tutto ci� che si muove � mosso da altro. Ora, se tutto ci� che � mosso a sua volta si muove, bisogna che anch�esso sia mosso da un�altra cosa e questa da un�altra ancora. Ma non � possibile andare all�infinito altrimenti non vi sarebbe un primo motore e neppure gli altri muoverebbero : infatti il processo all�infinito sposta solo il problema e non trova la ragione ultima del mutamento (in altri termini, il processo all�infinito spiegherebbe la trasmissione del moto ma non la prima origine e causa del moto). E� dunque necessario arrivare ad un primo motore non mosso da altro, e "tutti riconoscono che esso � Dio". Da notare che questo moto non � soltanto meccanico e fisico ma metafisico : dovunque c�� moto e quindi divenire che non basta a se stesso, c�� imperfezione che non ha in s� la sua spiegazione e richiede quindi l�intervento di Dio. La seconda via � quella causale. Nel mondo vi � un ordine tra le cause efficienti (causa efficiente � ci� che da origine a qualcosa) ma � impossibile che una cosa sia causa efficiente di se stessa, perch� altrimenti sarebbe prima di se stessa, il che � assurdo. Anche in questo caso � impossibile un processo all�infinito, dunque bisogna ammettere una prima causa efficiente "che tutti chiamano Dio". Rispetto alla prima via, qui si tratta della causalit� efficiente, da cui dipende non solo il divenire ma l�essere delle cose. Dunque Dio non � solo il principio del divenire ma anche la causa, l�origine suprema di tutto ci� che esiste, che � da Lui conservato e creato,pur senza eliminare l�azione delle cause secondarie. La terza via � basata sul rapporto tra il possibile e il necessario. Vi sono cose che possono essere e non essere : infatti alcune nascono e finiscono, il che vuol dire appunto che sono possibili, possono essere e non essere. Ora, � impossibile che tutte le cose di tal natura siano sempre state, perch� ci� che pu� non essere un tempo non esisteva. Se dunque tutte le cose possono non essere, in un dato momento non ci fu nulla nella realt�. Per�, se questo fosse vero, anche ora non esisterebbe nulla, perch� ci� che non esiste non comincia ad esistere se non per qualcosa che gi� esiste. Dunque non � vero che tutti gli esseri sono possibili ma bisogna ammettere che nella realt� vi sia anche un essere necessario, "e questo tutti dicono Dio". La quarta via � quella dei gradi di perfezione. Si trova nelle cose il pi� e il meno di ogni perfezione, cio� di bene, vero, bello ecc. Vi sar� dunque anche il grado massimo di tali perfezioni e "questo chiamiamo Dio". In altri termini, se gli enti hanno gradi diversi di perfezione, vuol dire che questi gradi non derivano dalle loro essenze, e dunque significa che li hanno ricevuti da un essere che d� senza ricevere, perch� � la fonte di ogni perfezione, e cio� Dio. La quinta via � quella desunta dal governo delle cose. I corpi fisici (pianeti, stelle ecc.) operano per un fine, come appare dal fatto che operano quasi sempre allo stesso modo per conseguire la perfezione; donde appare che non a caso, ma per una predisposizione, raggiungono il loro fine. Ora, ci� che � privo di intelligenza non tende al fine se non perch� � diretto da un essere conoscitivo e intelligente, come la freccia viene scoccata dall�arciere. Vi � dunque un essere sommamente intelligente da cui tutte le cose naturali sono ordinate ad un fine, "e questo essere chiamiamo Dio".


LA TRINITA�, L�INCARNAZIONE E LA CREAZIONE DAL NULLA

Le verit� fondamentali del cristianesimo � Trinit� e Incarnazione � non sono dimostrabili con la semplice ragione per� la ragione pu� cercare di chiarire in misura sufficiente il loro contenuto, mostrando che quello che rivela la fede non � impossibile. Per quanto riguarda il dogma della Trinit�, la difficolt� � capire come l�unit� della sostanza divina si possa conciliare con la trinit� delle persone. Tommaso si serve a questo riguardo del concetto di relazione. Le persone divine sono costituite dalla loro relazione di origine : il Padre dalla paternit�, cio� dalla relazione col Figlio; il Figlio dalla filiazione o generazione, cio� dal rapporto col Padre; lo Spirito dall�amore, cio� dalla relazione reciproca tra Padre e Figlio. Queste relazioni non sono accidentali in Dio (non vi pu� essere nulla di accidentale in Dio) ma reali : sussistono realmente nella essenza divina. Proprio l�essenza divina, dunque, nella sua unit�, implicando le relazioni, implica la diversit� delle tre Persone. Nell�Incarnazione, la difficolt� sta nel comprendere la presenza, nell�unica Persona di Cristo, delle due nature, divina ed umana. Ora, l�essenza o natura divina � identica con l�essere di Dio : Cristo ha natura divina ed � appunto Dio, sussiste come Dio, come persona divina. Egli � quindi una sola persona, quella divina. Data per� la separabilit� di essenza ed esistenza, Cristo, in quanto Dio, ha potuto benissimo assumere la natura umana (cio� l�anima razionale ed il corpo) senza essere "persona" umana. Si ricordi, a questo riguardo, il significato dei termini "persona" e "natura". La "persona" indica una realt� distinta, che sussiste di per s�; la "natura" o "sostanza" o "essenza" indica ci� che � in comune ad individui della stessa specie, che quindi non esiste in s� ma solo nelle "persone" a cui � comune. Riguardo poi il problema della creazione dal nulla, Tommaso ritiene che non si possa dimostrare n� l�inizio nel tempo n� l�eternit� del mondo e perci� lascia via libera per credere alla creazione nel tempo. L�essere del mondo viene da Dio : il fiat divino ha dato origine alle cose ma non si inserisce in una successione temporale. E� un atto creativo che chiama le cose all�essere o, meglio ancora, fa che l�essere sia.

 


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